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ITALIA

Lo avrebbe detto agli inquirenti secondo quanto riporta il Corriere della Sera

Caso Yara, la moglie di Bossetti: "Mio marito non è un assassino"

La prossima settimana dovrebbero cominciare dall'auto e dal furgone di Bossetti le analisi dei Ris di Parma. All'esame degli inquirenti le celle telefoniche. La procura: "Possibile il giudizio immediato"

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Massimo Bossetti
“Gli credo, mio marito non è un assassino. Non è un pedofilo”. È quanto avrebbe detto agli inquirenti Marita Comi, moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio. Lo riporta il Corriere della Sera. La donna – che non ricorda dove fosse il marito la sera del 26 novembre 2010 – avrebbe ribadito, secondo quanto scrive il quotidiano, di non aver notato nulla di strano in lui, nessun atteggiamento diverso dal solito. E sul buco nero riguardo a quella sera avrebbe sottolineato: “Che non ricordi non significa niente”.
 
I Ris cominceranno le analisi dai veicoli di Bossetti

Cominceranno probabilmente dai veicoli di Massimo Giuseppe Bossetti (un furgone e un'automobile) i rilievi dei militari del Ris di Parma perché più difficilmente modificabili rispetto ad altri oggetti acquisiti nell'ambito dell'inchiesta: indumenti, arnesi da lavoro e altro materiale, tra cui i computer. Le operazioni – che si dovrebbero iniziare la settimana prossima - implicano che sia avvisato il difensore di Bossetti affinché possa nominare propri consulenti.
 
Analisi celle telefoniche
Gli investigatori intanto sono al lavoro per incrociare le celle telefoniche agganciate da Yara Gambirasio con quelle di Massimo Giuseppe Bossetti e poter quindi stabilire il numero di contatti "'virtuali" tra la vittima e il presunto assassino della tredicenne. Le analisi tecniche si concentrano su un arco temporale piuttosto ampio - "da qualche mese prima" della scomparsa della giovane ginnasta - per poter stabilire con assoluta certezza quante volte i cellulari abbiano agganciato la stessa cella e dunque dedurre se e in quali occasioni la vittima e il presunto carnefice siano stati contemporaneamente presenti nello stesso luogo.
 
Ester Arzuffi intercettata dopo essere stata identificata come la madre di  “Ignoto 1”
Ester Azzuffi, madre di Massimo Giuseppe Bossetti,  è stata intercettata subito dopo che gli investigatori l'avevano identificata come madre dell'Ignoto 1, il 13 giugno. Questo, probabilmente, perché gli investigatori volevano capire, dalle sue conversazioni, se avesse confidato al figlio che il vero padre era Giuseppe Guerinoni, l’autista di autobus morto nel 1999, e volevano verificare se Massimo Giuseppe avesse la consapevolezza di essere 'ignoto 1', la persona della quale da tempo parlavano gli organi di stampa.
 
Bossetti ha sostenuto di aver appreso di essere figlio illegittimo solo nell'interrogatorio davanti al gip. Una volta individuata la madre, il 13 giugno, la domenica successiva gli investigatori avevano prelevato il Dna a Bossetti, fingendo un controllo casuale con l'etilometro. Lunedì scorso, svolta la comparazione del suo Dna con quello di 'ignoto 1', e una volta che era emersa la corrispondenza tra i due Dna, era stato eseguito il fermo.
 
Possibile giudizio immediato

Intanto sul fronte giudiziario, ieri il  procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, ospite su Radio 24, ha dichiarato: "Credo che si possa tranquillamente andare a giudizio immediato".  Ma ha precisato: "La decisione di richiederlo  spetta al pm Ruggeri, ma ritengo di sì, che si possa fare il giudizio immediato. Dopo tanti anni, se si riesce ad arrivare a un giudizio dibattimentale il più rapido possibile significa anche dare un giusto conto del funzionamento della macchina della giustizia".