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ITALIA

L'incidente al largo delle coste del Kerala il 15 febbraio 2012

Caso marò, 3 anni di odissea per Latorre e Girone

I due fucilieri  di Marina erano in missione di protezione sulla nave mercantile Enrica Lexie. Convinti di trovarsi sotto attacco pirata, spararono contro l'imbarcazione St. Antony uccidendo i 2 membri dell'equipaggio, rivelatisi poi dei pescatori. Girone è nell'ambasciata italiana a New Delhi, mentre Latorre è in Italia per curarsi dopo l'ictus di agosto. Dopo 3 anni la Corte Suprema indiana deve ancora emettere un capo d'accusa 

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I due maò Latorre e Girone
Roma
Mai e poi mai lo avrebbero immaginato. Per tre anni in balia della giustizia indiana. Una giustizia che non decide, a furia di continui rinvii. Ancora nessun capo d'accusa, infatti, per i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a tre anni da quell'incidente, al largo delle coste indiane del Kerala, che fu l'inizio del loro incubo. Era il 15 febbraio 2012: i due fucilieri della Marina militare erano in missione di protezione sulla nave mercantile Enrica Lexie. Convinti di trovarsi sotto attacco pirata, spararono in direzione del peschereccio St. Antony uccidendo i due membri dell'equipaggio che si rivelarono poi dei semplici pescatori.  

Girone ora si trova nell'ambasciata italiana a New Delhi, mentre Latorre, colpito da un ictus il 31 agosto 2014, è tornato in Italia per curarsi, dove si trova attualmente.

I due furono arrestati quattro giorni dopo l'incidente, il l 19 febbraio 2012, con l'accusa di omicidio. Furono liberati poi il 30 maggio quando l'Alta Corte del Kerala concesse ai due la libertà su cauzione di dieci milioni di rupie (143.000 euro) stabilendo l'obbligo di firma quotidiano che impediva loro di allontanarsi dalla zona di competenza del commissariato locale. Ai due fucilieri venne anche ritirato il passaporto.

Solo a dicembre 2012, qualche giorno prima di Natale, il governo italiano riuscì a ottenere dall'Alta Corte del Kerala un permesso di due settimane che consentì loro di trascorrere le festività in Italia con l'obbligo di tornare in India alla scadenza del permesso. A garantire il loro ritorno, il ministro degli Esteri italiano e l'Ambasciatore italiano in India. Girone e Latorre tornarono in Italia il 22 dicembre, accolti all'aeroporto di Ciampino dal presidente del Senato, Renato Schifani e ricevuti al Quirinale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Durante la loro permanenza in Italia furono interrogati dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo.

Finite le feste, il 3 gennaio 2013, alla scadenza del permesso, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornarono in India per rientrare ancora in Italia alla fine di febbraio quando ai due fucilieri venne dato un permesso di quattro settimane in occasione delle elezioni politiche. A accoglierli a Roma c'era l'allora premier Mario Monti. La posizione iniziale del governo italiano - ad annunciarla lo stesso ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata - era quella di non rimandarli più in India. Immediato l'atto di ritorsione da parte degli indiani: il governo di Nuova Delhi limitò la libertà personale dell'ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini, impedendogli di lasciare il Paese. I due marò rientrarono in India e a loro fu concesso di risiedere presso l'ambasciata italiana. L'obbligo di firma, inoltre, da giornaliero diventò settimanale. Il ministro degli Esteri Terzi diede le dimissioni in polemica con le decisioni del governo di cui pur era rappresentante.

I fucilieri arrivarono in India accompagnati dal sottosegretario Staffan de Mistura e presero alloggio nell'Ambasciata italiana di Nuova Delhi. Il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid assicurò che la pena di morte non sarebbe stata applicata nel caso dei due marò.

Dopo il governo Monti, al ministero degli Esteri, si sono succeduti altri tre ministri: Emma Bonino, Federica Mogherini e, da ultimo, Paolo Gentiloni. Anche due governi: quello Letta e l'attuale presieduto da Renzi. Il caso è ancora gestito dall'India. Massimiliano Latorre, essendo stato colpito da un malore, è tornato in Italia per una convalescenza di circa quattro mesi e dovrebbe tornare in India a breve, mentre Salvatore Girone è ancora in India.

Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha più volte ripetuto che "i nostri militari non possono essere giudicati in India, perchè questo metterebbe a repentaglio tutto lo status dei militari italiani che partecipano a missioni. Per questo noi vogliamo internazionalizzare questa vicenda". Una posizione condivisa dall'allora ministro degli Esteri, Federica Mogherini che sul caso marò ha annunciato di aver mandato un ulteriore nota verbale a New Delhi, annunciando l'avvio di un arbitrato internazionale. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, al momento dell'insediamento ha telefonato a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, affermando che il dossier relativo ai due marò per la Farnesina è prioritario.