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MONDO

Dopo il referendum

La Corte spagnola blocca la seduta del Parlamento catalano per impedire l'indipendenza

La sessione di lunedì avrebbe dovuto ratificare l'esito del referendum e proclamare la secessione. Ma i separatisti convocano una nuova riunione per lo stesso giorno. Madrid assicura: non invieremo l'esercito in Catalogna. Intanto la seconda banca catalana, il Banco de Sabadell, sposta le sede sociale ad Alicante

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Il Tribunale costituzionale spagnolo ha deciso di sospendere la convocazione del Parlamento catalano prevista per lunedì prossimo. Accogliendo un ricorso del Partito socialista catalano, la Corte costituzionale ha deciso di sospendere in via cautelativa la convocazione del Parlamento, che avrebbe dovuto ratificare l'esito del referendum e, quindi, proclamare l'indipendenza della Catalogna.

L'appello di Rajoy: evitiamo mali maggiori
Una decisione arrivata pochi minuti dopo l'appello del premier spagnolo Mariano Rajoy, rivolto al presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont, di rinunciare "nel più breve tempo possibile" al progetto di proclamare unilateralmente l'indipendenza della Catalogna. "È la soluzione migliore" che consente di "evitare mali peggiori", ha dichiarato Rajoy all'agenzia EFE.
 
Parlamento Catalogna convocato lunedì ma non si nomina indipendenza
La Conferenza dei capigruppo del Parlamento catalano ha però accolto una richiesta di convocazione dell'Assemblea sempre per lunedì, senza citare nell'ordine del giorno la dichiarazione unilaterale di indipendenza o altre questioni legate al referendum, scrive La Vanguardia. Il testo, firmato dal portavoce del Catalunya Sí Que Es Pot (CSQEP), sinistra federalista, si limita a chiedere che il leader Carles Puigdemont riferisca in Parlamento per "analizzare la situazione politica della Catalogna dopo la giornata dell'1
ottobre".

Madrid: non invieremo l'esercito 
Intanto il governo centrale rassicura: niente invio di truppe contro i separatisti. "Madrid non invierà l'esercito in Catalogna. Questa è una notizia che fa parte delle 'fake news' diffuse dal governo catalano e dai suoi seguaci", ha detto al Tg1 il ministro degli Esteri spagnolo, Alfonso Dasti.

Il Banco de Sabadell lascia la Catalogna
La seconda banca catalana, Banco de Sabadell, ha deciso di lasciare la Catalogna e di spostare la sua sede sociale ad Alicante, nel sudest della Spagna), ha annunciato un portavoce all'Afp. La procedura, che riguarda solo la sede sociale e non il personale, comincerà venerdì e sarà "molto rapida", non più di qualche giorno, ha detto il portavoce al termine del consiglio di amministrazione straordinario della banca, la quinta della Spagna.

Moscovici: Catalogna indipendente non sarebbe membro Ue
"Una Catalogna indipendente non sarebbe membro dell'Unione europea. L'Unione europea conosce un solo Stato membro: la Spagna". Lo ha affermato il commissario Ue all'Economia, Pierre Moscovici. Per l'alto responsabile Ue, il braccio di ferro tra Barcellona e Madrid è "una vicenda dolorosa che va trattata dagli spagnoli. Risolverla non spetta né a Parigi né a Bruxelles né ad altri".

Strappo fa paura, si cerca un mediatore 
La spinta all'autodeterminazione della Catalogna deve fare i conti con la paura delle grandi banche e delle aziende, molte delle quali sarebbero pronte a lasciare la regione autonoma in caso di secessione. Per superare il muro contro muro si cerca un mediatore che promuova il dialogo tra il governo di Madrid e la Generalitat e da più parti si evoca un intervento del Vaticano.

Anche CaixaBank pensa al trasloco
Di fronte al rischio che il divorzio dalla Spagna faccia precipitare la situazione economica della Catalogna, anche CaixaBank, la prima banca della Catalogna e la terza spagnola, sta pensando di trasferire la sede nelle Baleari, anche se al momento non è stata presa alcuna decisione: potrebbe anche lasciare il quartier generale nella capitale catalana ma spostare la sede legale per proteggere gli interessi dei correntisti. 

Sabato manifestazioni a favore dialogo
Il movimento popolare 'Parlem?' (parliamo) ha convocato per sabato, attraverso i social network, delle manifestazioni davanti ai municipi a favore del dialogo in Spagna, chiedendo ai partecipanti di vestirsi di bianco, portare cartelli e dipingersi le mani dello stesso colore, evitando le bandiere. Su Facebook, Twitter e Whatsapp, il movimento sta lanciando appelli per convocare le manifestazioni, con un manifesto in cui sottolinea che "è ora la Spagna sia un Paese migliore dei suoi governanti", che "hanno seminato odio" e "ci dividono".

"Intervenire come società"
Il testo prosegue: "Se non interveniamo come società, la Spagna si trasformerà in un Paese difficile in cui vivere. Quindi dobbiamo fare un passo avanti, tutta la cittadinanza, e uscire sabato prossimo con abiti bianchi e cartelli bianchi, per mostrare che non vogliamo ci usino", e che la situazione "non viene risolta da loro, ma dalla gente, dal dialogo e dalla convivenza". Negli appelli viene anche chiesto che i manifestanti evitino "le bandiere nazionali di qualsiasi luogo, dei partiti e dei sindacati".

Domenica in piazza i catalani contrari all'indipendenza
Mentre per sabato sono convocate in tutta la Spagna manifestazioni a favore del dialogo, domenica a mezzogiorno si terrà la manifestazione di Societat Civil Catalana, contraria all'indipendenza, che a Barcellona sfilerà con lo slogan 'Basta! Recuperiamo il senno!". Il Partito popolare catalano ha aderito e il suo leader, Xavier García Albiol, ha chiesto una partecipazione massiccia a "difesa della democrazia". Sempre domenica, l'associazione Espanya i Catalans ha convocato alle 10 una manifestazione di fronte alla sede della Guardia civil di Travessera de Gracia, a Barcellona, in "omaggio ai corpi e alle forze di sicurezza dello Stato", che a mezzogiorno si unirà al corteo di Societat Civil.