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Coronavirus

"Alla luce della maggiore disponibilità dei vaccini a mRna"

Cavaleri (Ema): "Riservare J&J solo a over 60, un'opzione vietare anche AstraZeneca"

Sugli Open day di AstraZeneca "ci saremmo augurati un approccio più cauto rispetto alla disponibilità di altri vaccini" dice in un'intervista a La Stampa il presidente della task force sui vaccini   A settembre "arriverà CureVac" e "nello stesso periodo Novavax"

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Il vaccino anti Covid Johnson & Johnson è un siero "ad adenovirus ed e' preferibile riservarlo agli over 60". Così, in un'intervista a La Stampa, il presidente della task force sui vaccini dell'European medicines agency (Ema), Marco Cavaleri. Dopo lo stop di venerdì alla somministrazione del vaccino AstraZeneca agli under 60, Cavaleri invita alla cautela anche sul monodose J&J: "Ha dato meno problemi di AstraZeneca, anche se è stato usato poco. Con una dose risulta utile per alcune categorie difficili da raggiungere, ma resta ad adenovirus". E l'ipotesi è che con questo tipo di sieri possa scatenarsi "una reazione immunitaria che porta alla trombosi. E' successo soprattutto a donne giovani, ma non solo".

Cavaleri non condanna il vaccino AstraZeneca per il quale - ricorda - "gli incidenti sono stati rarissimi e dopo la prima dose". Tuttavia, rispondendo a una domanda, afferma che "vietare AstraZeneca anche agli over 60 è un'opzione che molti Paesi, come Francia e Germania, considerano alla luce della maggiore disponibilità dei vaccini a mRna". Se così fosse il siero del colosso farmaceutico anglosvedese sarebbe escluso del tutto dalla campagna di vaccinazione.   

Insomma, ora che ci sono meno contagi e più vaccini è meglio usare altro. Diverso era il contesto a fine marzo: "All'epoca avevamo visto una probabile rarissima associazione tra AstraZeneca e le trombosi, ma la nostra posizione era ed è che in un contesto pandemico il rapporto rischi-benefici resta favorevole per tutte le età", commenta Cavaleri.

Quanto agli Open day di AstraZeneca, "ci saremmo augurati un approccio più cauto rispetto alla disponibilità di altri vaccini", sottolinea Cavaleri, che sul caso di Camilla Canepa, la 18 enne morta a Genova una decina di giorni dopo la prima dose di AstraZeneca, dice: "Già per l'età sarebbe stato meglio usare un vaccino a mRna, poi anche se non si conoscono i fattori di rischio la sua situazione di salute avrebbe dovuto suggerire prudenza".

Anche se proprio su questo la procura che indaga sulla morte della giovane dovrà chiarire vari aspetti, poiché la famiglia della ragazza, attraverso il suo legale, ha dichiarato che la ragazza non aveva alcuna malattia ereditaria. 

Sul mix di vaccini Cavaleri sottolinea che "ha già funzionato in passato, non ci aspettiamo problemi di sicurezza, anche se non ci sono grandi studi a riguardo e servirà un attento monitoraggio". Le pericarditi dopo i vaccini a mRna "sembrano rare e leggere, si presentano dopo una settimana dalla seconda dose, ma stiamo dialogando con Usa e Israele per saperne di più. Entro inizio luglio avremo maggiori dati".

Sul vaccino russo Sputnik "abbiamo concluso le ispezioni ai siti e siamo in attesa di informazioni mancanti. Si tratta di un vaccino ad adenovirus, di cui non sappiamo quale sarà il futuro, anche se come Ema ci baseremo solo sul rapporto rischi-benefici per l'approvazione", spiega Cavaleri, ma arriverà prima Curevac, "a settembre, sarà a mRna e sopperirà alle carenze di AstraZeneca. Nello stesso periodo arriverà Novavax, un vaccino tradizionale che pure sarà utile".

"L'idea è che sia l'immunità dei guariti sia quella dei vaccinati duri almeno un anno, anche se per gli anziani potrebbe essere minore. Si partirà con un richiamo per le categorie fragili e poi si vedrà se sarà necessario per tutti, anche in base alle varianti", rimarca Cavaleri, quella indiana "sembra essere sotto controllo, ma potrebbe generare mutazioni preoccupanti.La popolazione vaccinata metterà pressione sul virus, che cercherà di sfuggire. Senza contare che nonostante gli sforzi della comunità internazionale la vaccinazione nel resto del mondo procede lentamente e per anni ci sarà il rischio di varianti di ritorno. Esiste infine l'ipotesi che il virus continui a circolare anche nei vaccinati. Per questo le aziende farmaceutiche lavorano a vaccini aggiornabili velocemente e l'Ema a regole più snelle di approvazione". Il vaccino in pillola o in cerotto, invece, arriverà "non prima del 2023". Quanto infine alla possibilità che la sede dell'Ema arrivi in Italia, "non so come finirà il ricorso di Milano, ma non penso. E da milanese mi dispiace molto", conclude