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MONDO

Si è risvegliato il 23 aprile

Cile, nuova gigantesca colonna di fumo dal vulcano Calbuco: è la terza eruzione in una settimana

Uno dei vulcani più pericolosi del paese riprende l'attività. Evacuate migliaia di persone, allerta anche nelle regioni argentine di confine

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Puerto Montt (Cile)
Il Calbuco torna a ruggire: nel giro di pochi giorni il vulcano cileno ha eruttato per la terza volta, imponendo il terzo allarme rosso e la terza evacuazione per la popolazione che vive nella zona. Una colonna di fumo molto scura, visibile da grande distanza, si è sprigionata dal cratere. In allerta anche le autorità argentine nell’area di confine non lontana dal gigante andino.

Migliaia di persone allontanate 
Intorno al vulcano è stato disposto un perimetro di sicurezza di 20 chilometri e migliaia di persone sono state costrette ad allontanarsi. "Tutto sta procedendo in ordine", ha dichiarato Gervoy Paredes, sindaco di Puerto Montt, località vicina al Calbuco, secondo il quale "questa eruzione era stata anticipata dagli esperti”. “Dovremo abituarci a convivere con questo fenomeno, lavorare con la popolazione e trasmettere tranquillità", ha aggiunto.

In attività dal 23 aprile 
Il Calbuco ("Acqua azzurra" nella lingua dei mapuches) ha un'altitudine di duemila metri e si trova mille chilometri a sud di Santiago, tra Puerto Montt e Puerto Varas, nella cosiddetta regione dei laghi: è considerato il terzo più pericoloso tra i 90 vulcani che costellano il territorio cileno. Lo scorso 23 aprile è tornato in attività, per prima volta dal 1972, con due eruzioni dopo le quali il Servizio nazionale di geologia e miniere aveva definito "molto probabile" un terzo episodio.

Colonna di fumo alta 4 chilometri 
Dal Calbuco si è alzata una colonna alta quattro chilometri, che si dirige verso sudest e il confine con l'Argentina, secondo le prime informazioni della stampa locale,. Gli esperti sottolineano che questa eruzione sembra minore della prima, ma l'evoluzione della sua attività resta imprevedibile.

Allerta anche in Argentina 
Corrispondenti locali della Radio Biobio informano che la maggior parte delle strade della zona sono state chiuse al traffico da unità delle forze armate, che stanno coordinando con le autorità locali l'evacuazione in autobus degli abitanti, che saranno accolti in una decina di rifugi che erano già stati organizzati la settimana scorsa. Dall'altra parte della cordigliera delle Ande le autorità argentine sono anch'esse in allerta. La situazione dei venti nella regione permette di prevedere nuove cadute di ceneri in località come El Bolson, a circa 120 km dalla nota località turistica di Bariloche, molto colpita dalle eruzioni della settimana scorsa.