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SPETTACOLO

Berlinale al via con 'Ave Cesare' dei Coen

E Merkel riceve Clooney e moglie

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George e Amal Clooney da una parte e la pettinatura stravagante di Tilda Swinton dall'altra hanno attirato i flash dei fotografi sul red carpet all'inaugurazione della Berlinale, che ha aperto le porte con 'Ave Cesare' dei fratelli Joel ed Ethan Coen. Produzione statunitense, il film è stato proiettato fuori concorso, ma hanno solcato il red carpet molti dell'équipe dei registi, da Clooney a Swinton, oltre a Josh Brolin, Channing Tatum e Alden Ehrenreich. Non c'erano invece Scarlett Johansson e Frances McDormand, anche loro presenti nella pellicola, che parla della Hollywood degli anni '50. 

Sul red carpet anche Meryl Streep, che presiede la giuria. Starà a lei sabato 20 febbraio consegnare l'Orso d'oro. Tra i presenti anche l'attivista e artista cinese Ai Weiwei, che si trova a Berlino per promuovere un progetto cinematografico sui rifugiati. L'immigrazione è il tema di questa Berlinale, per decisione del suo direttore Dieter Kosslick.

E oggi la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha ricevuto nella sede del governo Clooney e la moglie, Amal Alamuddin, per discutere sulla politica dei rifugiati e sull'impegno dell'attore nel Comitato internazionale di soccorso. Una foto dell'incontro è stata pubblicata su twitter dal portavoce della cancelliera, Steffen Seibert.  

La crisi dei rifugiati domina l'agenda politica della Germania, paese che nel 2015 ha accolto 1,1 milioni di richiedenti asilo. Ieri, dal red carpet, Clooney ha elogiato la politica di Merkel, messa in discussione invece da gran parte del governo. "Sono assolutamente d'accordo con lei", ha dichiarato l'attore che si è detto consapevole del problema di dover affrontare un flusso così massiccio di migranti.

Comincia la corsa all'orso d'oro
Gli enigmi del film 'Midnight Special' di Jeff Nichols e la Primavera tunisina della pellicola 'Inhebbek Hedi' di Mohamed Ben Attia hanno dato il via alla competizione della Berlinale. La storia raccontata dall'esordiente regista tunisino in 'Inhebbek Hedi' (cioè 'Ti amo Hedi') è quella di un giovane venditore di auto, sottoposto ai piani della madre, del suo capo e della fidanzata che è stata scelta per lui, ma che alla fine scopre poco prima di sposarsi che un altro mondo è possibile. Conosce una donna non molto più bella di quella che gli è stata assegnata, ma molto più libera. Quella di Hedi, questo il nome del timido venditore d'auto, è una piccola o grande rivoluzione, l'equivalente individuale dell'impresa collettiva della Primavera araba, partita in Tunisia da un giovane, il venditore ambulante Mohamed Bouazizi che si diede fuoco alla fine del 2010 a Sidi Bouzid.

Se allo scoppio della Primavera sono seguiti tempi convulsi in Tunisia e nel mondo arabo, così è anche sul piano personale. "La ricerca della felicità è un tema decisivo. IN privato come nella comunità", spiega il regista. Con questo film, una co-produzione di Tunisia, Francia e Belgio, la Tunisia torna alla Berlinale dopo 20 anni di assenza. Dividendo la giornata con il film di Nichols, una specie di 'E.T.' di ultima generazione. Nella sua pellicola il grande generatore di misteri è un bambino di otto anni con apparenti poteri paranormali, che il padre salva da una setta estremista che lo ha adottato perché vede in lui il redentore di un imminente giudizio finale.