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Cinema

Festival di Berlino, Rosi: il dramma dei migranti è un secondo Olocausto

Il regista presenta in concorso 'Fuocoammare': "Non è un film politico ma la politica fa poco"

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Il regista Rosi con il cast del film
Applausi stamane, a fine proiezione e poi all'incontro stampa, per 'Fuocoammare' di Gianfranco Rosi, unico film italiano in corsa in questa 66a edizione del Festival di Berlino. Il documentario, girato dal regista durante tutto un anno nell'isola di Lampedusa, racconta la realtà degli isolani anche di fronte al fenomeno dell'immigrazione.

"La tragedia dei migranti è seconda solo a quella dell'Olocausto, ma quello che è successo nei campi di concentramento l'abbiamo scoperto solo dopo, mentre quello che succede ora è sotto gli occhi di tutti", ha detto Rosi.

E ancora il regista che con 'Sacro Gra' vinse il Leone d'oro a Venezia nel 2013: "Noi abbiamo un occhio pigro verso l'immigrazione, solo perché non vogliamo vedere. Il mio - ha aggiunto - non è un film politico, ma va detto che la politica fa davvero poco verso questo problema se non alzare continuamente muri".

All'inizio del documentario che sarà distribuito da 01 dal 18 febbraio "mi sono ritrovato in un'isola senza sbarchi - ha detto Rosi - e così più che fare un docufilm sull'immigrazione stavo filmando uno stato d'animo. Poi grazie alla conoscenza di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, tutto è cambiato. Mi ha dato una pennetta Usb in cui c'era tanto materiale. Si può dire che è stato lui a convincermi di andare avanti".

A cambiare le cose sul destino di questo documentario che potrebbe aspirare a tutto diritto, per tema e qualità, a un Orso, "è stata l'estate - ha detto Rosi -. Tutto è cambiato perché sono arrivati i primi sbarchi e io nel frattempo mi ero conquistato la fiducia degli ufficiali delle navi militari che operano il soccorso".

Ma al centro di 'Fuocoammare' c'è sicuramente l'atteggiamento umanitario dei lampedusani: "Gli isolani sono da premio Nobel - dice Pietro Bartolo, medico addetto ai primi soccorsi -, marinai che accolgono con piacere e naturalezza tutto ciò che viene dal mare. Quando nel 2011 c'è stata la primavera araba e sono arrivati ben settemila migranti si era creata una situazione paradossale: settemila persone accolte contro cinquemila abitanti dell'isola".

E ancora Bartolo: "Non mi piace parlare di certe cose, ma sono stato testimone di fatti terribili. Però bisogna parlarne perché spero che così cambi la sensibilità delle persone e si pensi davvero a cosa fare".

"Quando, dopo un difficile intervento sono riuscito a far nascere una bambina del Senegal, poi chiamata Gift, mi sono ritrovato, subito dopo il parto, una cinquantina di isolane che avevano portato tutto il possibile per questa neomamma", dice ancora il medico. "Ma ho visto anche cose orribili, come le unghie di oltre venticinque migranti, sulle porte di legno della stiva di una nave. Avevano fatto di tutto per uscire, ma non ci sono riusciti".