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MONDO

Cisgiordania, bomba contro auto israeliana: 5 feriti. Primo video Isis in ebraico

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Cinque israeliani, tutti appartenenti alla stessa famiglia, sono rimasti feriti dopo che una bomba incendiaria è stata lanciata contro la loro auto in Cisgiordania, nel corso di scontri tra palestinesi e forze di sicurezza israeliane.

Si tratta di una coppia e delle loro figlie di 4 e 11 anni, colpite dalla bomba nei pressi dell'insediamento ebraico di Bet El in Cisgiordania.

La bambina di 4 anni, secondo i media, ha riportato le ferite più serie con bruciature sul 35% del corpo.

Con un messaggio per la prima volta in ebraico, l'Isis ha minacciato gli israeliani che le violenze delle ultime settimane sono l'inizio di un conflitto ben più vasto. "La guerra vera non è ancora iniziata", avverte un miliziano incappucciato: "Stiamo arrivando". 

"Questo è un messaggio importante per gli ebrei che hanno occupato la terra dei musulmani", esordisce il miliziano dell'Isis, che compare armato di tutto punto e che si esprime in un ebraico fluente. "La guerra vera e propria non è ancora iniziata. Quello che state provando adesso - rileva - è solo un gioco da ragazzi rispetto a quanto vi attende nel prossimo futuro. Per ora fate quello che volete. Ma sappiate che vi faremo pagare il conto, dieci volte per quanto avete fatto".

Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha intanto chiesto colloqui diretti tra il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. "E' il momento che i leader israeliano e palestinese si incontrino faccia a faccia per allentare le tensioni dopo gli attacchi a Gerusalemme e in Cisgiordania. Suggerisco con forza e chiedo loro di sedersi insieme", ha detto il segretario generale, secondo il quale "non c'è alternativa ai colloqui diretti".

I rappresentanti del quartetto per il Medio Oriente, riuniti oggi a Vienna, sottolineano
"l'urgente necessità di riportare la calma" tra Israele e Palestina e ribadiscono "l'appello ad esercitare la massima moderazione e ad evitare azioni provocatorie".

Il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, il segretario di stato usa John Kerry, l'alto rappresentante per gli affari esteri dell'Ue Federica Mogherini, e il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon (che ha partecipato in videoconferenza) riconoscono che "le misure di sicurezza da sole non possono fermare il ciclo di violenze". e per questo "chiedono l'adozione di misure importanti al fine di ripristinare la fiducia e nella speranza arrivare ad una soluzione negoziata dei due stati".