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ITALIA

Napoli

Compravendita senatori, attesa la sentenza per Berlusconi

Per l'ex Cav - che ha optato per ritirare l'istanza di insindacabilità presentata alla Camera - i pm chiedono 5 anni; 4 anni e 4 mesi per Lavitola

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Per i magistrati della Procura si trattò di un "colossale investimento economico" per far cadere il governo Prodi che si reggeva, a Palazzo Madama, su numeri assai risicati. Per la difesa, non ci fu invece alcun reato: i tre milioni consegnati all'allora senatore Sergio De Gregorio, parte dei quali al suo movimento Italiani nel Mondo - sostengono i legali - rientrano nell'ambito del finanziamento alla politica.

Sono queste, in estrema sintesi, le due tesi contrapposte sulle quali sono chiamati a pronunciarsi i giudici della prima sezione del Tribunale di Napoli che oggi emetteranno la sentenza nei confronti dell'ex premier Silvio Berlusconi e dell'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola. Il terzo imputato, Sergio De Gregorio, che con le sue dichiarazioni diede avvio all'inchiesta, è uscito di scena dopo aver patteggiato la pena a 1 anno e 8 mesi di reclusione. Per il Cavaliere, che ha ritirato l'istanza di insindacabilità presentata presso la Giunta delle autorizzazioni della Camera dei Deputati, i pm hanno chiesto la condanna a cinque anni di reclusione, mentre 4 anni e 4 mesi è la richiesta avanzata nei confronti di Lavitola.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti - i pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Fabrizio Vanorio e Alessandro Milita - Berlusconi avrebbe erogato tra il 2006 e il 2008 a De Gregorio, che era stato eletto nella lista dell'Italia dei Valori, tre milioni di euro, di cui uno sotto forma di finanziamento al movimento Italiani nel Mondo e due in contanti, suddivisi in varie tranche. La consegna sarebbe avvenuta attraverso l'intermediazione di Lavitola, che era all'epoca in rapporti di amicizia sia con il Cavaliere, sia con De Gregorio (Lavitola sarà poi condannato per tentativo di estorsione ai danni di Berlusconi per una lettera di minacce rinvenuta quando era latitante in Sud America).

Gli interventi per far allontanare De Gregorio dallo schieramento di centrosinistra rientrerebbero, secondo l'accusa, in un più vasto piano: l' "Operazione Libertà", ovvero il tentativo da parte del Cavaliere di convincere alcuni senatori a passare al centrodestra e determinare la caduta del governo Prodi. Una tesi respinta dai difensori di Berlusconi - gli avvocati Michele Cerabona e Niccolò Ghedini - e dai legali di Forza Italia, gli avvocati Franco Coppi e Bruno Larosa. La difesa si è concentrata sul fatto che De Gregorio era da sempre vicino alle posizioni di Berlusconi e  che i voti espressi dai parlamentari sono insindacabili in
base a quanto stabilito dalla Costituzione.