ECONOMIA
L'assemblea
Confesercenti: 7.700 reati al giorno, 6.300 impuniti. E la crisi morde
Con la crisi, dice il presidente dell'associazione, è aumentato anche il numero dei reati. Poi lamenta la perdita di attività commerciali nei centri urbani, che avanza inesorabile. E risponde alla Coldiretti

"Non aiutano a dare sicurezza i 7.700 reati ogni giorno denunciati in Italia, sapendo che 6.300 di questi rimarranno impuniti. E non dormono sonni tranquilli i negozianti: anche oggi in Italia 308 esercizi commerciali subiranno furti e rapine''. L'allarme arriva dal presidente della Confesercenti, Massimo Vivoli, che all'assemblea dell'associazione chiede ''elevata priorità'' per le misure atte a ridurre il grado di insicurezza fisica dei cittadini. ''L'obiettivo di sicurezza delle città deve diventare centrale all'interno dei programmi di utilizzo dei fondi europei, per le smart cities''.
La crisi economica, dice Vivoli, non ha infatti portato solo calo di redditi e consumi. Durante la crisi, il numero di reati denunciati da cittadini e imprese in Italia è cresciuto sensibilmente, con un parziale recupero solo nel corso del 2014. Complessivamente - segnala una ricerca Cer-Eures - dal 2008 al 2014, i reati sono aumentati del 3,8%, oltre quota 2,8 milioni. L'aumento più marcato è al Centro (+8,9%) e Nord Est (+7,1%). I reati di cui sono stati scoperti gli autori sono meno di 2 su 10 (18,8%), in leggera crescita sul 2010 (+0,2%). Notevole appare nel periodo l'aumento dei reati ai danni delle imprese del commercio e del turismo. Le denunce per furti e rapine sono cresciute del 12,6%, a un ritmo tre volte più veloce degli altri reati. Si registra un vero e proprio boom della contraffazione, +40,3%, incremento trainato dal Nord Est (+147,2%). Si aggiungono le oltre 12mila persone arrestate o denunciate per abusivismo e le oltre 28mila sanzionate amministrativamente.
Un altro dato preoccupante è che la perdita di attività commerciali nei centri urbani avanza inesorabile: ''Nel 2016 si stimano in Italia oltre 650 mila locali commerciali sfitti'', spiega Vivoli, "il ripristino del senso di sicurezza, per un imprenditore, è anche costituito dalle condizioni di erogazione del credito. Oggi ci troviamo di fronte ad una vera emergenza per le piccole imprese e i Confidi. E' scandaloso che alle imprese con meno di 20 addetti venga destinato solo il 19% del credito disponibile, quando le stesse imprese generano ben oltre il 50% del PIL del Paese''. In quattro anni, dal 2011 al 2015, il taglio sulle disponibilità di credito si è abbattuto sulle imprese e sui Confidi come un maglio, portando a una perdita di 190 miliardi di euro in prestiti. ''E' come se fossero stati sottratti 31.000 euro a ognuna delle oltre 6 milioni di imprese che operano in Italia".
A margine dell'assemblea, Confesercenti risponde a Coldiretti sul boom del cibo da strada: ''E' vero che il commercio ambulante, durante la crisi, ha dimostrato una vitalità maggiore di quello in sede fissa e degli altri comparti del terziario. Ma il boom è quanto meno sospetto: secondo le nostre stime, infatti, nel commercio ambulante in Italia operano almeno 100 mila imprese del tutto irregolari". il dato è stato individuato attraverso l'incrocio delle banche dati pubbliche di INPS, Agenzia delle Entrate e Camere di Commercio, e presentato alla Camera dei Deputati da Anva Confesercenti. ''Si tratta - prosegue l'associazione - di imprese che non versano un euro per fisco e contributi, e che per la maggior parte sono a titolarità non Ue. Imprese che alimentano la filiera della contraffazione e che fanno concorrenza sleale ai tanti operatori del commercio in aree pubbliche che sono in regola con il fisco e con le normative''.
La crisi economica, dice Vivoli, non ha infatti portato solo calo di redditi e consumi. Durante la crisi, il numero di reati denunciati da cittadini e imprese in Italia è cresciuto sensibilmente, con un parziale recupero solo nel corso del 2014. Complessivamente - segnala una ricerca Cer-Eures - dal 2008 al 2014, i reati sono aumentati del 3,8%, oltre quota 2,8 milioni. L'aumento più marcato è al Centro (+8,9%) e Nord Est (+7,1%). I reati di cui sono stati scoperti gli autori sono meno di 2 su 10 (18,8%), in leggera crescita sul 2010 (+0,2%). Notevole appare nel periodo l'aumento dei reati ai danni delle imprese del commercio e del turismo. Le denunce per furti e rapine sono cresciute del 12,6%, a un ritmo tre volte più veloce degli altri reati. Si registra un vero e proprio boom della contraffazione, +40,3%, incremento trainato dal Nord Est (+147,2%). Si aggiungono le oltre 12mila persone arrestate o denunciate per abusivismo e le oltre 28mila sanzionate amministrativamente.
Un altro dato preoccupante è che la perdita di attività commerciali nei centri urbani avanza inesorabile: ''Nel 2016 si stimano in Italia oltre 650 mila locali commerciali sfitti'', spiega Vivoli, "il ripristino del senso di sicurezza, per un imprenditore, è anche costituito dalle condizioni di erogazione del credito. Oggi ci troviamo di fronte ad una vera emergenza per le piccole imprese e i Confidi. E' scandaloso che alle imprese con meno di 20 addetti venga destinato solo il 19% del credito disponibile, quando le stesse imprese generano ben oltre il 50% del PIL del Paese''. In quattro anni, dal 2011 al 2015, il taglio sulle disponibilità di credito si è abbattuto sulle imprese e sui Confidi come un maglio, portando a una perdita di 190 miliardi di euro in prestiti. ''E' come se fossero stati sottratti 31.000 euro a ognuna delle oltre 6 milioni di imprese che operano in Italia".
A margine dell'assemblea, Confesercenti risponde a Coldiretti sul boom del cibo da strada: ''E' vero che il commercio ambulante, durante la crisi, ha dimostrato una vitalità maggiore di quello in sede fissa e degli altri comparti del terziario. Ma il boom è quanto meno sospetto: secondo le nostre stime, infatti, nel commercio ambulante in Italia operano almeno 100 mila imprese del tutto irregolari". il dato è stato individuato attraverso l'incrocio delle banche dati pubbliche di INPS, Agenzia delle Entrate e Camere di Commercio, e presentato alla Camera dei Deputati da Anva Confesercenti. ''Si tratta - prosegue l'associazione - di imprese che non versano un euro per fisco e contributi, e che per la maggior parte sono a titolarità non Ue. Imprese che alimentano la filiera della contraffazione e che fanno concorrenza sleale ai tanti operatori del commercio in aree pubbliche che sono in regola con il fisco e con le normative''.