Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Congo-le-missioni-Onu-e-i-rischi-per-la-sicurezza-fb22a7a7-6037-46dd-bf92-bf5d76d863e9.html | rainews/live/ | true
MONDO

L'agguato al convoglio

Congo: le missioni Onu e i rischi per la sicurezza

In quell'area opera la missione Monusco, una missione militare Onu con il compito di stabilizzare il Paese, ma questa, secondo alcune fonti, non ha competenza sulla sicurezza di missioni di altro tipo, come quelle del Programma alimentare mondiale

Condividi
"Il luogo dell'agguato è ricompreso in un'area, denominata 'Zona delle tre antenne', ad alto rischio per la sicurezza". Lo sottolinea l'Intelligence italiana nel primo rapporto sulla dinamica dell'attacco di ieri i cui sono rimasti uccisi l’ambasciatore italiano a Kinshasa, Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo. "Il territorio - si spiega - è contiguo al Parco di Virunga all'interno del quale operano diverse milizie armate che si sono formate a seguito di guerre civili ufficialmente terminate nel 2003. Uno dei gruppi più pericolosi e più attivo dell'area è quello delle Forze Democratiche Alleate (Allied Democratic Forces - ADF) che il 10 gennaio hanno ucciso 6 ranger proprio nello stesso Parco". Secondo l'Intelligence, "le dinamiche dell'evento sembrano evidenziare che gli assalitori fossero a conoscenza del passaggio del convoglio lungo la viaria RN2". Quindi la ricostruzione: "A circa 25 chilometri dalla città di Goma, la prima autovettura, sulla quale viaggiavano le vittime, è stata oggetto di colpi di arma da fuoco esplosi da un gruppo armato che avrebbe agito per rapinare il convoglio e/o sequestrare personale dell'Onu. Dopo aver ucciso l'autista, gli assalitori hanno aperto il fuoco sugli altri occupanti del veicolo; subito dopo hanno prelevato dal mezzo l'Ambasciatore Attanasio e il Carabiniere Iacovacci (probabilmente già feriti), presumibilmente al fine di rapirli e chiedere poi un riscatto in denaro. A supporto dell'ipotesi rapina, gli 007 fanno notare che "il personale e i mezzi della missione Monusco sono un target generalmente pagante". Quel che è certo, inoltre, è che l'ambasciatore italiano, il carabiniere e il loro autista viaggiavano "a bordo di un autoveicolo che faceva  parte di un convoglio di due automezzi non blindati del Wfp dell'Onu"

Ma proprio a questo proposito restano da chiarire le responsabilità circa la sicurezza. Le autorità congolesi erano le uniche responsabili della sicurezza della missione in cui era impegnato l'ambasciatore italiano a Kinshasa, Luca Attanasio, secondo quanto riporta l'agenzia Agi, citando "fonti qualificate". Le stesse fonti hanno anche sottolineato come il diplomatico ucciso ieri fosse partito venerdì scorso per un giro di ispezione delle attività compiute dalle organizzazioni umanitarie nel Paese che si sarebbe dovuto concludere domani, mercoledì. In particolare Attanasio stava verificando lo stato di attuazione di un programma di school-feeding: la fornitura di generi alimentari alle scuole della regione.

Ma come funziona la sicurezza in Paesi come la Repubblica democratica del Congo? In quell'area opera la missione Monusco, una missione militare Onu con il compito di stabilizzare il Paese, ma questa, da quanto riferiscono le fonti citate da Agi, non ha competenza sulla sicurezza di missioni di altro tipo, come per l'appunto quelle del Programma alimentare mondiale. La sicurezza del personale del Wfp e delle sue attività ricade sotto la Undss, il Dipartimento di sicurezza e protezione che fornisce servizi professionali di sicurezza e protezione per consentire alle Nazioni Unite di portare avanti i propri programmi a livello globale. L'Undss è guidato dal canadese Gilles Michaud e riferisce direttamente al Segretario generale. Ogni missione, poi, ha il suo responsabile per la sicurezza che raccoglie informazioni sul campo utili, ad esempio, a conoscere quali aree sono più a rischio, quali strade sono pericolose e dove agiscono gruppi armati o ci sono pericoli per il personale. Ma la responsabilità ultima della sicurezza - come l'assegnazione di scorte armate - spetterebbe alle autorità locali. Il fatto che il convoglio viaggiasse su mezzi non blindati e senza scorta resta dunque ancora una questione aperta, da indagare.