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ITALIA

Alfano telefona alle figlie delle vittime

Coniugi uccisi a Catania, l'autopsia non esclude la violenza sessuale sulla donna

La coppia di 70enni uccisa forse durante una rapina. L'uomo è stato sgozzato, lei è stata lanciata dal balcone. "E' anche colpa dello Stato se i miei genitori sono stati uccisi perché permette a questi migranti di venire qui da noi e di fargli fare quello che vogliono, anche rapinare e uccidere", è la reazione di Rosita Solano, figlia della coppia 

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Dall'autopsia su Mercedes Ibanez sono emersi elementi che porterebbero a ipotizzare che la donna sia stata violentata. Sono "soltanto indizi - riferisce una fonte giudiziaria - anche se diversi, che non danno certezze", le quali arriveranno da analisi successive. Il deposito della consulenza è previsto entro 60 giorni. Dall'autopsia emerge, inoltre, che le armi del delitto potrebbero essere un cacciavite e una grossa tenaglia o una pinza. Secondo fonti giudiziarie, l'esame medico legale porta ad ipotizzare che sulla scena del delitto ci fosse più di una persona. 

Domani i funerali
I funerali di Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez saranno celebrati domani dal vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, alle 17 nella chiesa San Giuseppe. La Procura di Caltagirone ha firmato il nulla osta per la restituzione delle salme. Il Comune, sul proprio sito internet listato a lutto, annuncia che la camera ardente riaprirà domani 8 alle 16. 

Alfano telefona alle figlie
Le figlie delle vittime hanno ricevuto una telefonata dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Si è trattato di una telefonata di cordoglio, personale e da parte di tutto il governo, per esprimere profonda vicinanza. 

Proseguono le indagini
Intanto proseguono le indagini della polizia di Stato sul duplice omicidio nella villa di Palagonia. Proseguono i rielievi della polizia scientifica nella casa e anche su un paio di mutande da uomo insanguinate trovate nel giardino. Potrebbero essere dell'ivoriano fermato che le ha tolte per evitare di essere sospettato. Gli investigatori stanno controllando i tabulati del suo cellulare personale dal quale avrebbe fatto almeno due chiamate.    

Agli investigatori della squadra mobile di Catania e del commissariato della polizia di Stato di Caltagirone l'uomo ha dichiarato: "Il borsone (con dentro cellulare e pc portatile delle vittime, ndr) l'ho trovato per strada, che male c'è?", e dopo avere fornito questa sua spiegazione ha chiesto "perché mi state trattenendo, visto che ho chiarito tutto?".

"Tra l'altro sono uscito alle 6 - ha aggiunto - e sono rientrato adesso; non avrei avuto il tempo di andare e tornare da Palagonia". Ma la registrazione dell'uscita non esiste e il poliziotto di turno nega di averlo visto passare dall'ingresso principale. Potrebbe avere 'saltato' la recinzione o essere passato da uno dei 'buchi' che vengono creati.    

Ma i particolari che lo accusano non sono soltanto legati al borsone con cui poco prima delle 7 del mattino di due giorni fa ha tentato di rientrare nel Cara di Mineo, suscitando la curiosità di una caporale dell'esercito che ha fatto intervenire un ispettore della Polizia di Stato facendo partire l'indaginie che ha portato alla tragica scoperta nell'abitazione dei Solano.    

Nel borsone c'erano anche un suo paio di pantaloni neri macchiati di sangue e una cintura bianca, con una grossa fibbia. Gli stessi che indossa, puliti, in una foto contenuta sul suo cellulare personale. Al momento in cui è stato bloccato, invece, indossa una magliettina grigia di un'impresa di Palagonia con la quale Vincenzo Solano collabora, i pantaloni, che sono diverse misure più grandi, e le pantofole dell'uomo. Capi che la figlia della vittima riconoscerà in commissariato in maniera certa e incontrovertibile. Secondo la tesi dell'accusa, l'ivoriano dopo la strage si sarebbe cambiato gli abiti per non destare sospetti al suo rientro al Cara.