Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Coniugi-uccisi-gli-investigatori-suppongono-che-ivoriano-abbia-avuto-un-complice-piu-alto-di-lui-Convinti-gli-investigatori-dagli-indizi-scoperti-dalla-polizia-scientifica-77abe0af-bb91-4944-a87d-0b8678673c0b.html | rainews/live/ | true
ITALIA

Convinti gli investigatori dagli indizi scoperti dalla polizia scientifica

Coniugi uccisi, si sospetta che l'ivoriano abbia avuto un complice

La tragedia avrebbe potuto avere consistenza maggiore. Manuela Solano, figlia delle vittime: "Mia figlia, che ha 5 anni aveva chiesto di andare a dormire dai miei genitori. Ma l'indomani saremmo dovuti andare al mare e quindi è rimasta a casa. Se ci fosse andata avrebbero ucciso anche lei. Non ci posso pensare....". 

Condividi
Non avrebbe agito da solo Mamadou Kamara, il 18enne ivoriano fermato dalla polizia di Stato perché accusato di avere rapinato e ucciso Vincenzo Solano, 68 anni, e la moglie, Mercedes Ibanez, 70enne di Barcellona, ieri, nella loro villetta di Palagonia, grosso centro agricolo della Piana di Catania. Secondo gli investigatori della Squadra mobile e magistrati della Procura di Caltagirone, infatti, ci sarebbero elementi, scoperti dalla Polizia scientifica, che porterebbero a pensare che ci sia stata almeno un'altra persona più alta dell'indagato nella scena del delitto.

Intanto proseguono i sopralluoghi nella villa a tre elevazioni di via Palermo, anche nell'ultimo piano dove la figlia della coppia pensava in futuro di andarsi a trasferire.

La tragedia avrebbe potuto avere consistenze maggiori considerando le parole di una delle figlie delle vittimeManuela Solano: "Mia figlia, che ha 5 anni - ricostruisce turbata accanto al marito - aveva chiesto di andare a dormire dai miei genitori. Ma l'indomani saremmo dovuti andare al mare e quindi è rimasta a casa. Se ci fosse andata avrebbero ucciso anche lei. Non ci posso pensare....". 

Si delinea intanto con maggiore chiarezza la dinamica del duplice delitto, anche se ulteriori particolari potranno emergere dalla doppia autopsia eseguita nell'obitorio dell'ospedale di Caltagirone. L'assassino, e suoi eventuali complici, sarebbero entrati da una porta secondaria, che era socchiusa. Poi l'irruzione nella villa: l'aggressione prima all'uomo, ferito mortalmente con un oggetto a punta alla testa e al collo, dove gli ha provocato una lacerazione con copiosa fuoriuscita di sangue. La stessa aggressione alla moglie, che poi precipita dal balcone del primo piano, forse durante un tentativo di fuga o perché lanciata giù dall'assassino. Infine la fuga. Ma prima l'ivoriano, secondo l'accusa, si cambia d'abito: ha i pantaloni sporchi di sangue e così ne indossa un paio della vittima, che poi la figlia riconoscerà in un confronto nella sede del commissariato di Caltagirone.  

"Aveva quel borsone e l'abbiamo fermato. Saranno state le 7 di mattina e abbiamo quindi chiamato la polizia che ha aperto la sacca: dentro c'erano telefonini e un pc portatile. Tutto è cominciato così", ricorda il caporale Moena Mazzara, 27 anni, di Napoli, uno dei due militari dell'Esercito che per primi hanno bloccato l'ivoriano al suo arrivo al Cara di Mineo. "Ero all'inizio del mio turno - racconta la soldatessa – insieme al capo del servizio", il caporal maggiore capo scelto Pietro Mazzotta, 40 anni, della provincia di Siracusa. "Insieme alla polizia di Stato - spiega - vigiliamo all'ingresso del Centro e, in genere, fermiamo e controlliamo tutti quelli che entrano con dei borsoni. Abbiamo così bloccato l'ivoriano e chiamato un ispettore di polizia che ha aperto la sacca". Da lì sono partite le indagini culminate con il fermo dell'extracomunitario.