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POLITICA

Eletti alla 32ma votazione

Consulta, l'elezione dei tre giudici accende le tensioni in Forza Italia. Romani: "Una disfatta"

Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti sono stati scelti dopo mesi di stallo grazie ad un accordo Pd-M5s. Forza Italia tagliata fuori dopo che decine di volte i candidati proposti insieme ai dem erano stati bocciati dall'Aula

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Roma
Alle trentaduesima votazione il Parlamento in seduta comune ha eletto i tre giudici della Corte costituzionale mancanti: Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti. Si è così risolta una questione che nel Parlamento si trascinava da mesi, e si è risolta grazie ad un colpo di scena dell'ultimo momento con il Pd che, dopo i numerosi tentativi di trovare una sintesi su diversi nomi scelti insieme a Forza Italia, ha scaricato il partito di Berlusconi e chiuso un accordo con grillini e centristi che è stato votato e promosso dall'Aula.

Accordo con i 5Stelle che ha lasciato a bocca asciutta i forzisti e ha però risvegliato profondi malumori nel partito di Silvio Berlusconi. L'ex premier, subito dopo il voto, ha commentato: "E' molto grave che la Consulta non abbia al suo interno nemmeno un giudice che sia del centrodestra che oggi tra gli elettori è la componente più importate. E'una cosa grave". "Questo premier - ha continuato Berlusconi - estende i suoi interventi ovunque e pone i suoi uomini dovunque mentre noi lasciavamo sempre una percentuale di nomine alle opposizioni".

Ancora più critico Paolo Romani che ha esteso i suoi strali ai suoi colleghi di partito e alla gestione della partita in generale. "Quanta amarezza, non ho voglia di parlare - ha detto Romani -. So solo che il risultato è questo qui, la disfatta su tutta la linea". "Non faccio nomi - ha aggiunto a chi gli chiedeva se la colpa del fallimento fosse del capogruppo Renato Brunetta protagonista ieri di un duro scontro in Aula con il premier -, la situazione è sotto gli occhi di tutti. Dico che abbiamo sbagliato strategia, che stiamo sbagliando ancora una volta. Però a Renzi l'ho detto, non si fa così... Gli ho detto 'sei uno stronzo' e gliel'ho spiegato pure", "io alla lealtà, soprattutto ai massimi livelli istituzionali, ci credo ancora". 

E questa mattina è arrivato anche il commento di Laura Ravetto, deputata forzista che, di fatto, ha scaricato le responsabilità sul suo capogruppo: "La vera abilità di Renzi è quella di infilarsi come un cuneo nelle difficoltà degli altri partiti; io faccio autocritica, c`è una soluzione, al Senato come alla Camera, non si può mettere in discussione il solo Brunetta, ora iniziamo a parlare di elezione democratica dei due capigruppo".