ECONOMIA
Palazzo Koch
Dopo sentenza Consulta è corsa a convertire le lire in euro. Bankitalia: "Servono approfondimenti"
La Corte Costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità della norma che, con un anticipo di circa 3 mesi, ha chiuso gli sportelli che consentivano di scambiare lire per euro. Nelle tasche e nei cassetti degli italiani sono rimaste lire per complessivi 1,2 miliardi di euro che la Banca d'Italia ha versato nelle casse dell'erario

Le domande per la conversione delle vecchie lire in euro saranno esaminate dalla Banca d'Italia dopo i "necessari approfondimenti" della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'incostituzionalità della norma che, con un anticipo di circa 3 mesi, ha chiuso gli sportelli che consentivano di scambiare lire per euro.
Bankitalia ha avviato un attento esame delle norme, insieme al ministero dell'Economia, e solo dopo spiegherà come e per chi sarà possibile convertire le vecchie lire. Con i propri sportelli, nei 10 anni dopo aver mandato la lira in pensione, sono stati cambiati biglietti per un controvalore di 63 miliardi di euro. Ma nelle tasche e nei cassetti degli italiani, magari anche sotto qualche mattonella, sono rimaste lire per complessivi 1,2 miliardi di euro che Bankitalia ha versato nelle casse dell'erario.
Il versamento è avvenuto in tre tranche come previsto con una legge che è ancora in vigore e non è stata toccata dalla sentenza della Consulta. "Subito dopo aver appreso dell'emanazione della sentenza della Corte Costituzionale - è scritto nella nota di via Nazionale - sono stati avviati gli approfondimenti necessari per definire le modalità con le quali darvi esecuzione. Le richieste di conversione saranno esaminate non appena esauriti questi approfondimenti".
La sentenza della Corte Costituzionale non fornisce una soluzione, ma si limita a cancellare la norma. E al momento tutte le opzioni sono aperte e si stanno valutando con il ministero dell'Economia. Dalla riapertura di una "finestra' per la conversione alla limitazione del cambio solo per coloro che possano dimostrare di aver cercato di cambiare i titoli durante il periodo in cui questo era ancora consentito dalle norme iniziali".
Di certo Palazzo Koch, nel ricostruire la vicenda, ricorda il proprio ruolo esecutivo, delle decisioni prese dai diversi governo, nell'ambito della funzione di emissione, che prevede anche "il compito di ritirare dalla circolazione le banconote che non hanno più corso legale a seguito dell'introduzione di una nuova serie di biglietti". Questo è accaduto anche per il passaggio dalla lira all'euro, scattato il 28 febbraio 2002, convertendo nella nuova valuta lire per un contro valore di 63 miliardi. Con l'anticipo della chiusura di queste operazioni, "la Banca d'Italia non ha più potuto effettuare, dopo il 6 dicembre 2011, le operazioni di conversione richieste". E la lira ha fatto l'ultimo regalo alle casse pubbliche: "Il controvalore delle banconote in lire ancora in circolazione (complessivamente circa 1,2 mld di euro) è stato versato al bilancio dello Stato".
Bankitalia ha avviato un attento esame delle norme, insieme al ministero dell'Economia, e solo dopo spiegherà come e per chi sarà possibile convertire le vecchie lire. Con i propri sportelli, nei 10 anni dopo aver mandato la lira in pensione, sono stati cambiati biglietti per un controvalore di 63 miliardi di euro. Ma nelle tasche e nei cassetti degli italiani, magari anche sotto qualche mattonella, sono rimaste lire per complessivi 1,2 miliardi di euro che Bankitalia ha versato nelle casse dell'erario.
Il versamento è avvenuto in tre tranche come previsto con una legge che è ancora in vigore e non è stata toccata dalla sentenza della Consulta. "Subito dopo aver appreso dell'emanazione della sentenza della Corte Costituzionale - è scritto nella nota di via Nazionale - sono stati avviati gli approfondimenti necessari per definire le modalità con le quali darvi esecuzione. Le richieste di conversione saranno esaminate non appena esauriti questi approfondimenti".
La sentenza della Corte Costituzionale non fornisce una soluzione, ma si limita a cancellare la norma. E al momento tutte le opzioni sono aperte e si stanno valutando con il ministero dell'Economia. Dalla riapertura di una "finestra' per la conversione alla limitazione del cambio solo per coloro che possano dimostrare di aver cercato di cambiare i titoli durante il periodo in cui questo era ancora consentito dalle norme iniziali".
Di certo Palazzo Koch, nel ricostruire la vicenda, ricorda il proprio ruolo esecutivo, delle decisioni prese dai diversi governo, nell'ambito della funzione di emissione, che prevede anche "il compito di ritirare dalla circolazione le banconote che non hanno più corso legale a seguito dell'introduzione di una nuova serie di biglietti". Questo è accaduto anche per il passaggio dalla lira all'euro, scattato il 28 febbraio 2002, convertendo nella nuova valuta lire per un contro valore di 63 miliardi. Con l'anticipo della chiusura di queste operazioni, "la Banca d'Italia non ha più potuto effettuare, dopo il 6 dicembre 2011, le operazioni di conversione richieste". E la lira ha fatto l'ultimo regalo alle casse pubbliche: "Il controvalore delle banconote in lire ancora in circolazione (complessivamente circa 1,2 mld di euro) è stato versato al bilancio dello Stato".