ITALIA
Contro la violenza sulle donne, l'iniziativa "Non viaggio da sola"
Una borsa patchwork contro la violenza per permettere alle donne di "riciclarsi" a nuova vita
Le donne vittime di violenza realizzano shopping bag colorate che il 25 novembre, giornata mondiale antiviolenza, verranno utilizzate nei negozi al posto di quelle di plastica

Una borsa della spesa fatta di scampoli di stoffa cuciti a mano può avere un profondo significato per le donne vittime di violenza. Vuol dire ripartire dal lavoro, trovare un'alternativa e sperare nella libertà. È quello che si augura e per cui si è battuta Adonella Fiorito, fondatrice di "Mai più sole", il centro nato a Savigliano, in provincia di Cuneo, in Piemonte, 8 anni fa, e che ha lanciato un'iniziativa per provvedere al futuro delle donne che sono state maltrattate e che hanno bisogno di recuperare gli strumenti per vivere con dignità.
Le borse della speranza
"Due anni fa abbiamo aperto una bottega a Savigliano di abiti usati - ci ha spiegato Adonella Fiorito - Con una minima offerta, anche 50 centesimi, si può prendere ciò di cui si ha bisogno. Ci siamo trovate subito con tanti abiti grazie alla generosità di molti ma, siccome gli abiti magari erano vecchi e rovinati, li abbiamo fatti cucire dalle donne che passano da noi e, con la stoffa avanzata, abbiamo pensato di creare delle borse della spesa: mi piace chiamarle le 'borse della speranza'".
"Non viaggio da sola"
L'iniziativa si chiama "Non viaggio da sola" perché è un lungo percorso che si fa insieme. "Non è mai facile neanche chiedere aiuto, soprattutto se non hai un lavoro perché non hai alternative - ha spiegato Adonella Fiorito che è una volontaria all'associazione e che di professione è estetista - Abbiamo pensato di vendere una parte di queste borse ai negozianti di diverse città che hanno fatto un'offerta libera e il 25 novembre, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, verranno utilizzate dai commercianti al posto delle borse di plastica o carta, per confezionare gli acquisti dei loro clienti".
Quante donne si rivolgono a voi?
"Abbiamo una chiamata un giorno ogni tre, per un totale di 180 richieste all'anno e la media si sta alzando: la maggioranza sono donne italiane e meno di un terzo sono straniere, non perché non subiscano violenza ma perché hanno meno strumenti, anche linguistici e culturali, e sono più sole e indifese".
Chi sono?
"Ci sono donne con una laurea e posizioni lavorative importanti però hanno creato un vuoto attorno a loro. A volte sono sposate con uomini che hanno posizioni importanti e spesso non vengono credute dai famigliari, così diventa più semplice rivolgersi a delle estranee. Noi siamo circa 40 volontarie e a volte semplicemente ascoltiamo e diamo dei consigli telefonici perché ci chiamano da tutta Italia 24 ore su 24: molte richieste d'aiuto arrivano da Napoli. Altre volte interveniamo, abbiamo case ad indirizzo segreto: l'importante è provare a mettersi nei loro panni".
Le borse della speranza
"Due anni fa abbiamo aperto una bottega a Savigliano di abiti usati - ci ha spiegato Adonella Fiorito - Con una minima offerta, anche 50 centesimi, si può prendere ciò di cui si ha bisogno. Ci siamo trovate subito con tanti abiti grazie alla generosità di molti ma, siccome gli abiti magari erano vecchi e rovinati, li abbiamo fatti cucire dalle donne che passano da noi e, con la stoffa avanzata, abbiamo pensato di creare delle borse della spesa: mi piace chiamarle le 'borse della speranza'".
"Non viaggio da sola"
L'iniziativa si chiama "Non viaggio da sola" perché è un lungo percorso che si fa insieme. "Non è mai facile neanche chiedere aiuto, soprattutto se non hai un lavoro perché non hai alternative - ha spiegato Adonella Fiorito che è una volontaria all'associazione e che di professione è estetista - Abbiamo pensato di vendere una parte di queste borse ai negozianti di diverse città che hanno fatto un'offerta libera e il 25 novembre, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, verranno utilizzate dai commercianti al posto delle borse di plastica o carta, per confezionare gli acquisti dei loro clienti".
Quante donne si rivolgono a voi?
"Abbiamo una chiamata un giorno ogni tre, per un totale di 180 richieste all'anno e la media si sta alzando: la maggioranza sono donne italiane e meno di un terzo sono straniere, non perché non subiscano violenza ma perché hanno meno strumenti, anche linguistici e culturali, e sono più sole e indifese".
Chi sono?
"Ci sono donne con una laurea e posizioni lavorative importanti però hanno creato un vuoto attorno a loro. A volte sono sposate con uomini che hanno posizioni importanti e spesso non vengono credute dai famigliari, così diventa più semplice rivolgersi a delle estranee. Noi siamo circa 40 volontarie e a volte semplicemente ascoltiamo e diamo dei consigli telefonici perché ci chiamano da tutta Italia 24 ore su 24: molte richieste d'aiuto arrivano da Napoli. Altre volte interveniamo, abbiamo case ad indirizzo segreto: l'importante è provare a mettersi nei loro panni".