TECH
Un centinaio davanti al Comune contro l'app
I tassisti di Milano protestano contro Uber: "Sono abusivi"
Con grossi petardi e trombette i tassisti di Milano protestano davanti a Palazzo Marino contro Uber, l’app per cercare auto a noleggio che da San Francisco sta conquistando le grandi città, non senza polemiche: anche Hollande ne parlerà durante la visita negli Stati Uniti

Un centinaio di tassisti protestano contro Uber davanti al Comune di Milano, e non è la prima volta. Uber è un’app per smartphone o tablet che permette di prenotare un'auto con conducente, conoscere in anticipo la tariffa per il percorso richiesto e pagarla con carta di credito.
Per i tassisti milanesi, però, si tratterebbe di un servizio taxi mascherato, con regole più blande e tariffe più basse. In pratica, Uber farebbe concorrenza sleale e il Comune non avrebbe vigilato correttamente.
"Siamo noi i tassisti di Milano siamo noi", gridano i tassisti in piazza della Scala. Nel corso del presidio, il secondo organizzato dalla categoria, i tassisti hanno lanciato fumogeni e bombe carta e chiesto le dimissioni del sindaco Giuliano Pisapia e dell'assessore ai Trasporti Pier Francesco Maran.
Il 29 gennaio scorso i tassisti avevano incrociato le braccia senza preavviso per quasi 24 ore, creando disagi ai passeggeri in arrivo negli aeroporti e nelle stazioni milanesi. Un altro sciopero è in programma per il 20 febbraio.
Anche in Francia
Uber non è un problema per i soli tassisti meneghini. Anche a Parigi si sono levate proteste contro il servizio, presente in 26 Paesi e in 12 città europee (tra cui Roma e Milano).
Che la regolamentazione di servizi tecnologici (non solo Uber) sia un problema in Francia lo si desume dall’agenda di incontri del presidente François Hollande con i big della tecnologia nella Silicon Valley: oltre a Eric Schmidt (Google), Sheryl Sandberg (Facebook), Jack Dorsey (Twitter) e Mitchell Baker (Mozilla Foundation).
Dal punto di vista degli Stati Uniti, invece, le resistenze allo sviluppo in Francia di servizi come Uber, Netflix e Dailymotion sono considerati un freno protezionista incompatibile con lo spirito d’innovazione.
Per i tassisti milanesi, però, si tratterebbe di un servizio taxi mascherato, con regole più blande e tariffe più basse. In pratica, Uber farebbe concorrenza sleale e il Comune non avrebbe vigilato correttamente.
"Siamo noi i tassisti di Milano siamo noi", gridano i tassisti in piazza della Scala. Nel corso del presidio, il secondo organizzato dalla categoria, i tassisti hanno lanciato fumogeni e bombe carta e chiesto le dimissioni del sindaco Giuliano Pisapia e dell'assessore ai Trasporti Pier Francesco Maran.
Il 29 gennaio scorso i tassisti avevano incrociato le braccia senza preavviso per quasi 24 ore, creando disagi ai passeggeri in arrivo negli aeroporti e nelle stazioni milanesi. Un altro sciopero è in programma per il 20 febbraio.
Anche in Francia
Uber non è un problema per i soli tassisti meneghini. Anche a Parigi si sono levate proteste contro il servizio, presente in 26 Paesi e in 12 città europee (tra cui Roma e Milano).
Che la regolamentazione di servizi tecnologici (non solo Uber) sia un problema in Francia lo si desume dall’agenda di incontri del presidente François Hollande con i big della tecnologia nella Silicon Valley: oltre a Eric Schmidt (Google), Sheryl Sandberg (Facebook), Jack Dorsey (Twitter) e Mitchell Baker (Mozilla Foundation).
Dal punto di vista degli Stati Uniti, invece, le resistenze allo sviluppo in Francia di servizi come Uber, Netflix e Dailymotion sono considerati un freno protezionista incompatibile con lo spirito d’innovazione.
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