MONDO
Nel Regno Unito
Brexit: comitato del Leave sotto accusa per campagna irregolare
Un giovane attivista della campagna per uscire dalla Ue accusa i vincitori del referendum di aver superato di oltre 600mila sterline il limite di budget consentito dalla legge

Accuse di irregolarità nella campagna elettorale condotta dai sostenitori del “Leave” al referendum sulla Brexit del 2016, per il superamento dei limiti di spesa consentiti dalla legge britannica, mentre continuano ad emergere connessioni con la vicenda di Cambridge Analytica, la società di consulenza politica che è riuscita a mettere le mani sui dati di 50 milioni di utenti Facebook. E’ proprio un ex attivista pro Brexit, Shamir Sanni, a denunciare le irregolarità nella campagna elettorale referendaria, definendola "completamente illegale" a causa del superamento dei "limiti di spesa stabiliti".
L'attivista pro Brexit: "È stato un imbroglio"
La legge infatti prevedeva un limite di spesa per la campagna di 7 milioni di sterline per comitato, mentre quello “Vote Leave” avrebbe utilizzato un gruppo più piccolo di sostenitori, raggruppato nell’associazione “BeLeave”, per avere a disposizione 625mila sterline in più, mai entrate nella reale disponibilità di Sanni e degli animatori di quest’ultimo gruppo. Shamir Sanni è un 24enne di origine pakistana che si definisce “naturalmente euroscettico” e ha raccontato al Guardian il suo iniziale entusiasmo per il finanziamento, rendendosi poi conto che si trattava solo “di una finzione” e “un imbroglio” da parte del comitato referendario, per superare i limiti di spesa della campagna.
Fondi alla società vicina a Cambridge Analytica
I soldi non sarebbero infatti mai arrivati a “BeLeave”, finendo invece direttamente alla società di analisi dei dati canadese AggregateIQ (Aiq), dei cui servizi si avvaleva il comitato per l’uscita dall’Unione Europea e che secondo tutte le inchieste sarebbe strettamente connessa alla più nota Cambridge Analytica. Non si è fatta attendere la risposta dei sostenitori della Brexit, in primis l’attuale Ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, che guidò la campagna per l’uscita dall’Ue e oggi parla di “accuse ridicole”, sostenendo che il Leave avrebbe vinto il referendum in maniera "giusta e legale". Johnson ha aggiunto che il Regno Unito “lascerà l’Unione Europea entro un anno”, mentre un portavoce di Vote Leave, più in dettaglio, ha affermato che “la commissione elettorale ha già deciso per due volte in favore del comitato su questo punto”, anche se oggi la commissione stessa rifiuta “di commentare le inchieste in corso”.
L'attivista pro Brexit: "È stato un imbroglio"
La legge infatti prevedeva un limite di spesa per la campagna di 7 milioni di sterline per comitato, mentre quello “Vote Leave” avrebbe utilizzato un gruppo più piccolo di sostenitori, raggruppato nell’associazione “BeLeave”, per avere a disposizione 625mila sterline in più, mai entrate nella reale disponibilità di Sanni e degli animatori di quest’ultimo gruppo. Shamir Sanni è un 24enne di origine pakistana che si definisce “naturalmente euroscettico” e ha raccontato al Guardian il suo iniziale entusiasmo per il finanziamento, rendendosi poi conto che si trattava solo “di una finzione” e “un imbroglio” da parte del comitato referendario, per superare i limiti di spesa della campagna.
Fondi alla società vicina a Cambridge Analytica
I soldi non sarebbero infatti mai arrivati a “BeLeave”, finendo invece direttamente alla società di analisi dei dati canadese AggregateIQ (Aiq), dei cui servizi si avvaleva il comitato per l’uscita dall’Unione Europea e che secondo tutte le inchieste sarebbe strettamente connessa alla più nota Cambridge Analytica. Non si è fatta attendere la risposta dei sostenitori della Brexit, in primis l’attuale Ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, che guidò la campagna per l’uscita dall’Ue e oggi parla di “accuse ridicole”, sostenendo che il Leave avrebbe vinto il referendum in maniera "giusta e legale". Johnson ha aggiunto che il Regno Unito “lascerà l’Unione Europea entro un anno”, mentre un portavoce di Vote Leave, più in dettaglio, ha affermato che “la commissione elettorale ha già deciso per due volte in favore del comitato su questo punto”, anche se oggi la commissione stessa rifiuta “di commentare le inchieste in corso”.