MONDO
Human Rights Watch
Siria, la denuncia della Ong: "Ragazzini curdi picchiati e torturati dall'Is"
Quattro adolescenti di Kobani sono stati rapiti con altri cento dai jihadisti dello Stato islamico: l'organizzazione statunitense ha raccolto le loro testimonianze

Torturati e maltrattati, percossi con cavi elettrici, costretti a recitare passi del Corano e a guardare video dell'Is in azione. Sarebbe successo a ragazzini curdi di Kobane, al confine tra Siria e Turchia dove è in corso
un'offensiva dello Stato islamico. Lo denuncia Human Rights Watch. Dopo quattro mesi di prigionia con altri 100 ragazzi circa, quattro adolescenti hanno riferito gli abusi all'organizzazione. Un fatto già denunciato dall'Osservatorio siriano dei diritti umani qualche mese fa.
I ragazzi, circa 250, erano tutti tra i 14 e i 16 anni ed erano stati rapiti il 29 maggio scorso mentre tornavano a casa a Kobane da Aleppo. A poche ore dal rapimento erano state rilasciate tutte le ragazze, circa un centinaio, mentre i restanti 153 erano stati portati in una scuola a Manbij, città a circa 55 chilometri a sudest di Kobane. Nei mesi estivi era stato rilasciato un primo gruppo composto da 50 giovani, mentre altri 75 avevano dovuto aspettare la fine di settembre prima di poter riavere la libertà, un mese prima del rilascio degli ultimi 25.
I quattro ragazzi hanno raccontato ad Hrw che le guardie che controllavano la scuola di Manbij, dove sono stati sottoposti a indottrinamento, erano molto severe con chi provava a scappare ed era riservato un trattamento particolarmente duro ai giovani provenienti da famiglie legate alle Unità di protezione del popolo (Ypg). Durante la prigionia ai ragazzi era vietato parlare in curdo e tutti erano costretti a pregare 5 volte al giorno, secondo le regole dell'Islam. Divisi in otto gruppi vivevano in condizioni particolarmente disagiate, costretti a dormire sul pavimento ed era concesso loro fare il bagno una volta ogni due settimane. Prima del rilascio, agli adolescenti non è stata data alcuna spiegazione: è stato detto loro solo che avevano concluso il periodo di formazione religiosa, hanno ricevuto 150 lire siriane, poco meno di un euro, e un Dvd con materiale religioso.
un'offensiva dello Stato islamico. Lo denuncia Human Rights Watch. Dopo quattro mesi di prigionia con altri 100 ragazzi circa, quattro adolescenti hanno riferito gli abusi all'organizzazione. Un fatto già denunciato dall'Osservatorio siriano dei diritti umani qualche mese fa.
#ISIS beat kids with electric cable, strung up one boy for crying "Mother" rather than "God": new @HRW report: http://t.co/gcvyva0UPw.
— Letta Tayler (@lettatayler) November 4, 2014
I ragazzi, circa 250, erano tutti tra i 14 e i 16 anni ed erano stati rapiti il 29 maggio scorso mentre tornavano a casa a Kobane da Aleppo. A poche ore dal rapimento erano state rilasciate tutte le ragazze, circa un centinaio, mentre i restanti 153 erano stati portati in una scuola a Manbij, città a circa 55 chilometri a sudest di Kobane. Nei mesi estivi era stato rilasciato un primo gruppo composto da 50 giovani, mentre altri 75 avevano dovuto aspettare la fine di settembre prima di poter riavere la libertà, un mese prima del rilascio degli ultimi 25.
I quattro ragazzi hanno raccontato ad Hrw che le guardie che controllavano la scuola di Manbij, dove sono stati sottoposti a indottrinamento, erano molto severe con chi provava a scappare ed era riservato un trattamento particolarmente duro ai giovani provenienti da famiglie legate alle Unità di protezione del popolo (Ypg). Durante la prigionia ai ragazzi era vietato parlare in curdo e tutti erano costretti a pregare 5 volte al giorno, secondo le regole dell'Islam. Divisi in otto gruppi vivevano in condizioni particolarmente disagiate, costretti a dormire sul pavimento ed era concesso loro fare il bagno una volta ogni due settimane. Prima del rilascio, agli adolescenti non è stata data alcuna spiegazione: è stato detto loro solo che avevano concluso il periodo di formazione religiosa, hanno ricevuto 150 lire siriane, poco meno di un euro, e un Dvd con materiale religioso.