POLITICA
La carriera politica
Giorgio Napolitano, una vita da riformista
Da esponente dell'ala "migliorista" del PCI a Capo dello Stato, la politica al servizio delle Istituzioni

Tre momenti fissati nel tempo scandiscono il Napolitano politico prima di diventare Presidente. Il primo: la svolta di Occhetto alla Bolognina. Sul palco c'è pure lui che piange cantando "bandiera rossa". "Nessun equivoco - disse nel corso del suo intervento - sul nostro impegno a costruire il Partito Democratico della Sinista, non già un partito Comunista camuffato". Qualche tempo prima, dopo il crollo del muro di Berlino era stato da Willy Brandt, capo dell'internazionale socialista, per comprendere come traghettare lì il suo PCI. Seconda immagine: agosto 1968, l'Unione Sovietica stronca la primavera di Praga, quella di Dubcec. E' l'estate dello strappo tra il Pci italiano e il Pcus. La firma, su quel documento, critico, è quella di Giorgio Napolitano. Terzo scatto, che è l'impegno di una vita politica. L'eterno confronto, all'interno del Partito, tra riformisti e radicali. "Fummo etichettati - ricorda Napolitano - come 'miglioristi' e quella etichettatura era polemica e perfino spregiativa, anche se a ben pensarci poi tante volte come PCI avevamo detto di voler lottare per un'Italia migliore".
Una vita da riformista
Napolitano collaborò strettamente con Berlinguer negli anni della solidarietà democratica, dal 1976 al 1979. Una grande amicizia tra i due, che scelsero o forse furono obbligati a scegliere due strade diverse. Enrico, la vita di partito. Giorgio, la via istituzionale. In parlamento nel 1953, Napolitano per il Pci segue le politiche del lavoro e quelle economiche. Fu il primo comunista a tenere conferenze nelle università americane. E mantenne i rapporti con il Psi, anche nei momenti più difficili, quegli anni '80 che opposero Berlinguer a Craxi. Napolitano non condivide la battaglia sulla scala mobile del Pci. E' capogruppo comunista alla Camera e manda una lettera di dimissioni a Berlinguer. Non verrà mai discussa perchè il segretario morirà a Padova nel 1984.
Prima del Colle
Al Parlamento Europeo nel 1989, poi Presidente della Camera nel 1992, nella legislatura di Tangentopoli. Giorgio Napolitano succede a Oscar Luigi Scalfaro, eletto Capo dello Stato. Difese la Camera, da una parte vietando alla Guardia di Finanza di entrare nel palazzo per verificare se talune contribuzioni a politici inquisiti fossero state dichiarate a bilancio. Ma pretese anche che fosse palese il voto sulle autorizzazioni a procedere nei confronti dei parlamentari, dopo che si respinse quella per Craxi. Tornato sui banchi parlamentari nel 1994, spettò a lui, per il Pds, il discorso sulla fiducia al primo Governo Berlusconi proponendo "una linea di confronto non distruttivo tra maggioranza e opposizione". Successivamente Romano Prodi lo sceglie come Ministro dell'Interno nel 1996. Primo ex comunista ad occupare la casella del Viminale. Dopo la caduta dell'esecutivo guidato da Prodi, dal 1999 al 2004 torna in Europa. Il 23 settembre 2005 è nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, fino al 2006, anno in cui succede a Ciampi.
Una vita da riformista
Napolitano collaborò strettamente con Berlinguer negli anni della solidarietà democratica, dal 1976 al 1979. Una grande amicizia tra i due, che scelsero o forse furono obbligati a scegliere due strade diverse. Enrico, la vita di partito. Giorgio, la via istituzionale. In parlamento nel 1953, Napolitano per il Pci segue le politiche del lavoro e quelle economiche. Fu il primo comunista a tenere conferenze nelle università americane. E mantenne i rapporti con il Psi, anche nei momenti più difficili, quegli anni '80 che opposero Berlinguer a Craxi. Napolitano non condivide la battaglia sulla scala mobile del Pci. E' capogruppo comunista alla Camera e manda una lettera di dimissioni a Berlinguer. Non verrà mai discussa perchè il segretario morirà a Padova nel 1984.
Prima del Colle
Al Parlamento Europeo nel 1989, poi Presidente della Camera nel 1992, nella legislatura di Tangentopoli. Giorgio Napolitano succede a Oscar Luigi Scalfaro, eletto Capo dello Stato. Difese la Camera, da una parte vietando alla Guardia di Finanza di entrare nel palazzo per verificare se talune contribuzioni a politici inquisiti fossero state dichiarate a bilancio. Ma pretese anche che fosse palese il voto sulle autorizzazioni a procedere nei confronti dei parlamentari, dopo che si respinse quella per Craxi. Tornato sui banchi parlamentari nel 1994, spettò a lui, per il Pds, il discorso sulla fiducia al primo Governo Berlusconi proponendo "una linea di confronto non distruttivo tra maggioranza e opposizione". Successivamente Romano Prodi lo sceglie come Ministro dell'Interno nel 1996. Primo ex comunista ad occupare la casella del Viminale. Dopo la caduta dell'esecutivo guidato da Prodi, dal 1999 al 2004 torna in Europa. Il 23 settembre 2005 è nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, fino al 2006, anno in cui succede a Ciampi.