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MONDO

La sentenza

Iran, giornalista statunitense condannato per spionaggio

Jason Rezaian, capo della redazione del Washington Post a Teheran, condannato a un anno di carcere. I suoi legali hanno 20 giorni per ricorrere in appello

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Jason Rezaian (Ansa)
Teheran (Iran)
Un anno di carcere per accuse di spionaggio: è la condanna inflitta da un tribunale iraniano al giornalista americano Jason Rezaian, capo della redazione del Washington Post a Teheran. Sia gli Stati Uniti sia il quotidiano per cui lavora il reporter hanno sempre affermato che le accuse mosse contro di lui sono prive di fondamento. I suoi legali hanno adesso 20 giorni di tempo per ricorrere in appello. "Non ho i dettagli della sentenza", si è limitato a dire il portavoce della procura generale, Gholamhossein Ejei, a chi gli chiedeva quale sia l'entità della pena. 
 
I rapporti Usa-Iran
La sentenza è destinata a mettere in imbarazzo la Casa Bianca, che dopo l'accordo con Teheran sul nucleare si aspetta dalla Repubblica islamica un atteggiamento morbido e diplomaticamente disponibile a sanare le ferite nelle relazioni tra i due paesi. Proprio un mese fa era stato il presidente del parlamento Ali Larijani a lasciar intendere che Rezaian, che ha la doppia nazionalità, sarebbe potuto diventare oggetto di uno scambio con prigionieri iraniani negli Stati Uniti.
 
La denuncia del fratello
Ali Rezaian, fratello del giornalista, aveva fatto notare venerdì corso che i giorni trascorsi in carcere dal reporter erano 444, ovvero la stessa durata del sequestro di personale diplomatico avvenuto a Teheran nel 1979 con la presa dell'ambasciata americana. Ancora oggi il Dipartimento di Stato aveva chiesto che decadessero le accuse contro Rezaian e che il giornalista trentanovenne, imputato di aver passato informazioni confidenziali a nazioni 'ostili' all'Iran, fosse "immediatamente rilasciato".
   
Altri casi
Altri due cittadini americani sono nelle mani delle autorità di Teheran: Saeed Abedini, pastore cristiano e Amir Hekmati, ex sergente dei marines. Dal 2007 si sono perse, invece, le tracce di Robert Levinson, investigatore privato.