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MONDO

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Reporter senza frontiere: 74 operatori dell'informazione uccisi nel 2016, di cui 19 solo in Siria

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Nel 2016 sono stati uccisi nel mondo 57 giornalisti, 9 "giornalisti-cittadini" (blogger) e 8 collaboratori dei media "per aver esercitato la loro missione di informare",  secondo il rapporto annuale di Reporters sans frontières (RSF) pubblicato oggi. La Siria è stata un vero mattatoio, con 19 reporter assassinati, seguita dall'Afghanistan (10), dal Messico (9), dall'Iraq (7) e dallo Yemen (5). 

Il bilancio lievemente meno pesante che nel 2015 ( 67 giornalisti) si spiega con il fatto che "molti giornalisti sono fuggiti dai Paesi diventati troppo pericolosi, soprattutto Siria, Iraq, Libia, Yemen, Afghanistan e  Burundi". Il fatto però che nelle zone di guerra diminuisca il numero dei giornalisti porta come conseguenza che ci sono veri e propri 'buchi neri' nel sistema informativo "la' dove regna l'impunita'".

La quasi totalità di loro sono stai uccisi nel proprio Paese, ad eccezione di quattro che hanno trovato la morte in Paese straniero. Tra i giornalisti uccisi in Siria, Osama Jumaa, un fotoreporter 19enne che lavorara per l'agenzia britannica Images Live, morto il 5 giugno mentre seguiva una operazione di soccorso dopo un bombardamento in un quartiere residenziale di Aleppo. In America, è il Messico il Paese più pericoloso per la professione: 9 giornalisti uccisi nel 2016, tra i quali il 10 giugno Pedro Tamayo Rosas, freddato a colpi d'arma da fuoco dinanzi la moglie e i figli, nonostante godesse della protezione dello Stato. 

Reporters Sans Frontieres scrive che quasi tutti i giornalisti non sono morti accidentalmente ma sono stati presi di mira proprio per la loro professione: "Queste cifre allarmanti si traducono in una violenza sempre più deliberata" e dimostrano "il fallimento delle iniziative internazionali a favore della protezione dei giornalisti". Nel corso degli ultimi dieci anni sono stati uccisi in totale 780 giornalisti: quest'anno due terzi di loro si trovavano in zone di conflitto, "una dinamica inversa a quella del 2015, quando gran parte dei giornalisti erano stati assassinati in zone di pace, come nell'attacco contro Charlie Hebdo a Parigi". Fra i 57 giornalisti morti quest'anno vi sono 5 donne, fra cui le afgane Mariam Ebrahimi, Mehri Azizi e Zainab Mirzaee, che hanno perso la vita a gennaio a Kabul in un attentato suicida. 

Secondo il rapporto annuale del Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) se da una parte le uccisioni sono diminuite, dall'altra il 2016 è stato il peggiore anno per le incarcerazioni, con 259 giornalisti in cella in tutto il mondo con la fetta principale (81) in Turchia seguita dalla Cina (38). Sempre quest'anno, il totale dei giornalisti in esilio dal 2008 è di 456.