ITALIA
Donna violentata e picchiata per ore
Violenza sessuale: Pena ridotta. Giudici: "Attenuante esasperazione marito per moglie infedele"
L'uomo era stato condannato in Tribunale a Monza in rito abbreviato a 5 anni. Che ora a Milano la Corte d'Appello abbassa a 4 anni e 4 mesi

Ha costretto la moglie a subire violenza sessuale, ed è stato poi arrestato e condannato. Ma i giudici di Milano hanno stabilito in Appello una riduzione della pena a causa dell'esasperazione del soggetto dovuta ai continui tradimenti di lei, subiti a lungo passivamente, come riporta oggi il Corriere della Sera.
L'aggressione e la violenza erano avvenuti l'8 giugno 2019 a Vimercate (Monza), in una roulotte. La donna è stata segregata per ore dal suo aguzzino che l'ha picchiata fino a sfinirla e coprirla di lividi, violentandola fino all'alba. Un incubo terribile, che ha fatto fatica perfino a raccontare ai Carabinieri che l'hanno salvata, riuscendo a mala pena a parlare a causa di una frattura al palato. Ad allertare le forze dell'ordine, la figlia della donna con cui era in videochiamata da Bari. La giovane ha fatto partire subito la richiesta d'intervento quando si è bruscamente interrotta la chiamata. E qualche istante prima aveva sentito la mamma urlare e la voce di un uomo che le gridava di volerla uccidere.
Per questi reati l'uomo, un romeno di 63 anni (come la moglie, sua connazionale, di 45) era stato condannato in Tribunale a Monza in rito abbreviato a 5 anni. Che ora a Milano la Corte d'Appello abbassa a 4 anni e 4 mesi con un verdetto nel quale, più della limatura di pena in sé, risalta la motivazione: e cioè l'idea che, in un "contesto familiare degradato" e "caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini", l'intensità del dolo di quei tre reati sia attenuata dal fatto che l'uomo "mite" fosse stato "esasperato dalla condotta troppo disinvolta della donna", condotta "che aveva passivamente subìto sino a quel momento".
L'aggressione e la violenza erano avvenuti l'8 giugno 2019 a Vimercate (Monza), in una roulotte. La donna è stata segregata per ore dal suo aguzzino che l'ha picchiata fino a sfinirla e coprirla di lividi, violentandola fino all'alba. Un incubo terribile, che ha fatto fatica perfino a raccontare ai Carabinieri che l'hanno salvata, riuscendo a mala pena a parlare a causa di una frattura al palato. Ad allertare le forze dell'ordine, la figlia della donna con cui era in videochiamata da Bari. La giovane ha fatto partire subito la richiesta d'intervento quando si è bruscamente interrotta la chiamata. E qualche istante prima aveva sentito la mamma urlare e la voce di un uomo che le gridava di volerla uccidere.
Per questi reati l'uomo, un romeno di 63 anni (come la moglie, sua connazionale, di 45) era stato condannato in Tribunale a Monza in rito abbreviato a 5 anni. Che ora a Milano la Corte d'Appello abbassa a 4 anni e 4 mesi con un verdetto nel quale, più della limatura di pena in sé, risalta la motivazione: e cioè l'idea che, in un "contesto familiare degradato" e "caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini", l'intensità del dolo di quei tre reati sia attenuata dal fatto che l'uomo "mite" fosse stato "esasperato dalla condotta troppo disinvolta della donna", condotta "che aveva passivamente subìto sino a quel momento".