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ITALIA

Sottratti fondi a casse di previdenza

Inchiesta Sopaf, arrestati i fratelli Magnoni

Sette gli arresti. I reati contestati agli indagati dalla magistratura di Milano sono associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita e frode fiscale

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Giorgio Magnoni (Ansa)
Oltre 50 milioni di euro della Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e periti commerciali e 7 milioni di euro dell'Inpgi, l'istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani. E' questa la cifra di cui si sarebbero appropriati alcuni dei sette indagati finiti nell'inchiesta milanese del pm Gaetano Ruta su Sopaf che ha portato all'ordine di custodia cautelare ne confronti dei vertici della holding: i fratelli Ruggero, Aldo e Giorgio Magnoni, e il figlio di quest'ultimo, Luca.

Indagato, tra gli altri, anche Andrea Toschi, ex amministratore delegato della societa' di gestione risparmio Adenium, controllata interamente da Sopaf. Alcuni degli indagati, attraverso la Adenium, si sarebbero appropriati di parte dei fondi dei due istituti previdenziali, parti lese nell'indagine. Gli arrestati (due in carcere e le altre ai domiciliari; Magnoni sono tutti ai domiciliari) devono rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita e frode fiscale. Perquisizioni sono in corso negli uffici di Paolo Saltarelli, presidente della Cassa di presidenza dei ragionieri e di Andrea Camporese, presidente dell'Inpgi.