ITALIA
L'Aquila, Paganica, Camarda, Villa Sant'Angelo
L'Aquila. Viaggio in provincia tra macerie materiali e umane a 6 anni dal sisma
L'Aquila torna, almeno in parte, a vivere del suo centro storico. I primi palazzi restaurati sono riconsegnati alla vita. Ben diversa è la situazione negli oltre 60 comuni del circondario investiti dal sisma del 6 aprile 2009. Tanti centri abitati sono ancora distrutti, non c'è visione di futuro, né progetti, né speranza. Le ferite sono materiali ma soprattutto psicologiche. Giovani e anziani che si rifugiano negli psicofarmaci e la depressione ha una incidenza elevatissima

Le prime a vedersi, arrivando dall’autostrada, sono loro: le gru, gialle, rosse, verdi le principali responsabili del cambiamento, anche visivo, dell’Aquila post-terremoto. Cambiando di continuo posizione, mutano lo skyline della città distrutta dal sisma del 2009, tragedia che costò la vita a 309 persone. Le gru sono il segno che qualcosa si muove, l’inizio della ricostruzione lenta e faticosa anche del centro storico di cui gli aquilani hanno tanta nostalgia. Il Comune ha scelto di cominciare con la ricostruzione dall’asse centrale del centro, che è quello dove oggi effettivamente si possono ammirare alcuni palazzi risanati. Ma questa scelta ha creato non pochi contrasti tra cittadini. "Abbiamo ricostruito il 95 per cento delle periferie - ci spiega il sindaco Massimo Cialente - Al primo gennaio del 2010, quando avevamo sistemato case con lesioni lievi, avevamo 53mila persone sfollate, oggi sono 12mila. Sui centri storici abbiamo avuto un ritardo e la ricostruzione per L'Aquila è potuta partire solo nel marzo 2013: abbiamo avuto periodi drammatici per i finanziamenti, adesso il governo Renzi ci ha dato 5 miliardi e mezzo di euro da qui al 2020. I lavori stanno procedendo, l'asse centrale alla fine del 2017 sarà completamente rifatto".

L'Aquila, le vie del centro
Sei anni dopo, il terremoto rimane sui manifesti appesi, nei discorsi delle persone che camminano per strada, negli occhi che cercano impazienti la casa di un tempo abbandonata di corsa, il palazzo del liceo dove si sono vissuti gli anni più belli. "Come sindaco - prosegue Cialente - non mi sto più preoccupando della ricostruzione che ho affidato al mio assessore Di Stefano, ma della rinascita economica e soprattutto sociale, di come ridisegnare un tessuto che è stato dilaniato perché qui è crollato proprio il cuore della città, meglio ancora il cervello di una comunità. Nel momento in cui perdi la città, perdi gli spazi comuni, identitari, soprattutto per i giovani vuol dire non avere punti di riferimento per la crescita, mentre per gli anziani c'è un problema di ubicazione, per molti di loro c'è anche una perdita di speranza".
"Stiamo creando impianti sportivi per i giovani, ricreando spazi comuni per superare questa fase difficile".
I comuni dell'Aquila
Un discorso a parte si deve fare per i 63 comuni dell’Aquila, uno dei territori più grandi d’Italia con i suoi 473 km quadrati: lì ci sono maggiori ritardi, i centri sono stati rinchiusi nella zona rossa e adesso, dopo sei anni, le macerie sono ancora lì in un silenzio spettrale. Non c’è una piazza per il ritrovo degli anziani, non ci sono le vie del passeggio. Paganica, prima del 2009, aveva 7/8mila abitanti, ora quasi il doppio: si vive nelle new town o nelle periferie, in molti sono arrivati dalle frazioni vicine.
Paganica, zona rossa
"E' tutta una devastazione - ci racconta Nando Galletti, presidente Usi Civici di Paganica - Potrebbero crollare le case perché non è stato fatto nulla: non hanno messo in sicurezza il centro storico perché hanno pensato fosse inutile, hanno fatto qualcosa nelle periferie, lì qualcosa è stato fatto. Ma manca una visione complessiva che dia speranza". "La vera emergenza - prosegue Galletti - è quella sociale: c'è stata una grossa mortalità tra gli anziani, i pochi rimasti si estraniano dalla vita, sono stanchi: ce ne sono rimasti pochissimi. E i giovani si ritrovano nei bar, nelle birrerie...non partecipano più a niente".
Camarda, zona rossa
A Camarda, che fa parte del comune dell'Aquila, la situazione è più o meno la stessa. "Il centro storico del paese è lasciato a se stesso e non fa che peggiorare - ci spiega Donato Scipioni, presidente dell'associazione 'Insieme per Camarda' - Il centro è completamente disabitato tranne che per una persona che non ha mai voluto andar via e vive in piazza". "Le persone si stanno disaffezionando ai luoghi, accade soprattutto alle nuove generazioni che non hanno punti di riferimento all'interno del Paese". Quali sono i nuovi centri di aggregazione per i ragazzi di oggi? "Purtroppo i centri commerciali, le birrerie...non ci sono più punti di riferimento costruttivi".
Villa Sant'Angelo con i suoi 427 abitanti è tra i comuni, dopo l’Aquila, che ha avuto più danni dal terremoto: 17 vittime e circa il 90 per cento degli edifici crollati. I lavori qui sono partiti nel 2013, dopo l’approvazione del piano di ricostruzione, e sono proseguiti più velocemente con 32 milioni di euro spesi. Quante possibilità ci sono che gli abitanti ritornino ad abitare nelle loro vecchie case? "Un 20 per cento è già rientrato, chi abitava però nel centro dovrà probabilmente aspettare diversi anni", ci spiega il sindaco Domenico Nardis. E come sta la popoalazione di Villa Sant'Angelo? "Soprattutto gli anziani hanno sofferto molto: devono convivere con una realtà difficile perché in un paese era importante avere un vicinato, con i map (moduli abitativi provvisori, ndr) la gente si è chiusa in se stessa: è finita la vita di relazione che svolgeva la piazza: la popolazione si è un po' disgregata, c'è un'emergenza sociale". Quanto è alto il rischio della depressione? "E' alto soprattutto fra gli anziani e fra quelle coppie giovani che hanno perso la casa - conclude il sindaco - Sicuramente c'è anche un consumo molto alto di psicofarmaci qui a Villa Sant'Angelo".
Villa Sant'Angelo, zona rossa

L'Aquila, le vie del centro
Sei anni dopo, il terremoto rimane sui manifesti appesi, nei discorsi delle persone che camminano per strada, negli occhi che cercano impazienti la casa di un tempo abbandonata di corsa, il palazzo del liceo dove si sono vissuti gli anni più belli. "Come sindaco - prosegue Cialente - non mi sto più preoccupando della ricostruzione che ho affidato al mio assessore Di Stefano, ma della rinascita economica e soprattutto sociale, di come ridisegnare un tessuto che è stato dilaniato perché qui è crollato proprio il cuore della città, meglio ancora il cervello di una comunità. Nel momento in cui perdi la città, perdi gli spazi comuni, identitari, soprattutto per i giovani vuol dire non avere punti di riferimento per la crescita, mentre per gli anziani c'è un problema di ubicazione, per molti di loro c'è anche una perdita di speranza".
"Stiamo creando impianti sportivi per i giovani, ricreando spazi comuni per superare questa fase difficile".
I comuni dell'Aquila
Un discorso a parte si deve fare per i 63 comuni dell’Aquila, uno dei territori più grandi d’Italia con i suoi 473 km quadrati: lì ci sono maggiori ritardi, i centri sono stati rinchiusi nella zona rossa e adesso, dopo sei anni, le macerie sono ancora lì in un silenzio spettrale. Non c’è una piazza per il ritrovo degli anziani, non ci sono le vie del passeggio. Paganica, prima del 2009, aveva 7/8mila abitanti, ora quasi il doppio: si vive nelle new town o nelle periferie, in molti sono arrivati dalle frazioni vicine.

"E' tutta una devastazione - ci racconta Nando Galletti, presidente Usi Civici di Paganica - Potrebbero crollare le case perché non è stato fatto nulla: non hanno messo in sicurezza il centro storico perché hanno pensato fosse inutile, hanno fatto qualcosa nelle periferie, lì qualcosa è stato fatto. Ma manca una visione complessiva che dia speranza". "La vera emergenza - prosegue Galletti - è quella sociale: c'è stata una grossa mortalità tra gli anziani, i pochi rimasti si estraniano dalla vita, sono stanchi: ce ne sono rimasti pochissimi. E i giovani si ritrovano nei bar, nelle birrerie...non partecipano più a niente".

A Camarda, che fa parte del comune dell'Aquila, la situazione è più o meno la stessa. "Il centro storico del paese è lasciato a se stesso e non fa che peggiorare - ci spiega Donato Scipioni, presidente dell'associazione 'Insieme per Camarda' - Il centro è completamente disabitato tranne che per una persona che non ha mai voluto andar via e vive in piazza". "Le persone si stanno disaffezionando ai luoghi, accade soprattutto alle nuove generazioni che non hanno punti di riferimento all'interno del Paese". Quali sono i nuovi centri di aggregazione per i ragazzi di oggi? "Purtroppo i centri commerciali, le birrerie...non ci sono più punti di riferimento costruttivi".
Villa Sant'Angelo con i suoi 427 abitanti è tra i comuni, dopo l’Aquila, che ha avuto più danni dal terremoto: 17 vittime e circa il 90 per cento degli edifici crollati. I lavori qui sono partiti nel 2013, dopo l’approvazione del piano di ricostruzione, e sono proseguiti più velocemente con 32 milioni di euro spesi. Quante possibilità ci sono che gli abitanti ritornino ad abitare nelle loro vecchie case? "Un 20 per cento è già rientrato, chi abitava però nel centro dovrà probabilmente aspettare diversi anni", ci spiega il sindaco Domenico Nardis. E come sta la popoalazione di Villa Sant'Angelo? "Soprattutto gli anziani hanno sofferto molto: devono convivere con una realtà difficile perché in un paese era importante avere un vicinato, con i map (moduli abitativi provvisori, ndr) la gente si è chiusa in se stessa: è finita la vita di relazione che svolgeva la piazza: la popolazione si è un po' disgregata, c'è un'emergenza sociale". Quanto è alto il rischio della depressione? "E' alto soprattutto fra gli anziani e fra quelle coppie giovani che hanno perso la casa - conclude il sindaco - Sicuramente c'è anche un consumo molto alto di psicofarmaci qui a Villa Sant'Angelo".
