MONDO
Dopo la rinuncia del governo indiano alla pena di morte
Marò, rischio nuovi ritardi. De Mistura: "Processo in Italia e comunque devono tornare"
C'è il rischio di nuovi ritardi in un pasticcio legale che da due anni non trova soluzione. Secondo il quotidiano India Today, le indagini dovrebbero passare ad un altro ente di polizia, probabilmente il Central Bureau of Investigation. In questo caso la procedura dovrebbe ricominciare da capo. L'inviato Staffan De Mistura sottolinea: "Devono essere giudicati in Italia"

Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono "militari italiani, militari europei e, se dovessero essere mai un giorno giudicati vanno giudicati in Italia. Comunque sia, devono tornare in Italia. Su questo credo che questo governo, come i governi precedenti, non mollerà mai". Parola di Staffan De Mistura, inviato speciale del Governo per la vicenda dei due marò trattenuti in India, parlando con i giornalisti a margine di una mostra fotografica della Marina militare.
De Mistura: "Devono essere giudicati in Italia"
"Lo sviluppo più importante" della vicenda, ha proseguito De Mistura, "è che c'è una chiara determinazione del governo attuale di andare avanti perché i due fucilieri di Marina tornino in Italia. Due anni e tre settimane sono già troppi". Riguardo all'udienza del 24 febbraio, l'inviato speciale del Governo ha sottolineato che l'abbandono da parte della Procura generale di rinunciare al Sua Act "è un'iniziativa che la parte indiana ha preso sotto pressione delle autorità italiane che hanno fatto capire, a livello internazionale, che l'uso della legge antiterrorismo era ed è totalmente inaccettabile. Ma c'e ancora la Nia, questa polizia antiterrorismo, che non può essere lì, e c'è ancora la minaccia di un processo". Riguardo all'ipotesi di arbitrato internazionale, De Mistura ha spiegato che "l'iniziativa del governo precedente e di quello attuale è chiara: siamo arrivati a un punto in cui la comunità internazionale è giustamente mobilitata e le soluzioni sono di tipo internazionale. L'incidente è avvenuto in acque internazionali, i due fucilieri facevano il loro dovere su comando della nostra Marina in acque internazionali, quindi la soluzione è internazionale".
Rischio nuovi ritardi
New Delhi ha riconosciuto, quindi, l'inapplicabilità del "Sua Act", che prevede anche la pena di morte, ma ha chiesto che a formulare i capi d'accusa sia la Nia, l'unità antiterrorismo della polizia. La difesa ha evidenziato la contraddizione e il giudice ha ancora rinviato l'udienza, per la 27a volta. Il rischio ora è che sia tutto da rifare: nuovi investigatori, nuovi atti probatori, e la prospettiva di una procedura interminabile che ricomincia da capo. Secondo indiscrezioni pubblicate dal quotidiano India Today, la competenza dovrebbe passare, probabilmente, al Central Bureau of Investigation. Una fonte che ha chiesto di restare anonima deplora gli errori fatti dal governo indiano.
Il sostegno dell'Europa
L'unione Europea resta al fianco dell'Italia. Il presidente del Parlamento di Bruxelles, Martin Schulz, ha ribadito il suo sostegno alla campagna di solidarietà internazionale organizzata dall'Italia nelle ultime settimane: "Condivido le preoccupazioni sulla lunghezza e i ritardi del caso" e ha lanciato "un appello all'India perché rispetti pienamente e prontamente il diritto internazionale, specie la Convenzione sul diritto del mare".
De Mistura: "Devono essere giudicati in Italia"
"Lo sviluppo più importante" della vicenda, ha proseguito De Mistura, "è che c'è una chiara determinazione del governo attuale di andare avanti perché i due fucilieri di Marina tornino in Italia. Due anni e tre settimane sono già troppi". Riguardo all'udienza del 24 febbraio, l'inviato speciale del Governo ha sottolineato che l'abbandono da parte della Procura generale di rinunciare al Sua Act "è un'iniziativa che la parte indiana ha preso sotto pressione delle autorità italiane che hanno fatto capire, a livello internazionale, che l'uso della legge antiterrorismo era ed è totalmente inaccettabile. Ma c'e ancora la Nia, questa polizia antiterrorismo, che non può essere lì, e c'è ancora la minaccia di un processo". Riguardo all'ipotesi di arbitrato internazionale, De Mistura ha spiegato che "l'iniziativa del governo precedente e di quello attuale è chiara: siamo arrivati a un punto in cui la comunità internazionale è giustamente mobilitata e le soluzioni sono di tipo internazionale. L'incidente è avvenuto in acque internazionali, i due fucilieri facevano il loro dovere su comando della nostra Marina in acque internazionali, quindi la soluzione è internazionale".
Rischio nuovi ritardi
New Delhi ha riconosciuto, quindi, l'inapplicabilità del "Sua Act", che prevede anche la pena di morte, ma ha chiesto che a formulare i capi d'accusa sia la Nia, l'unità antiterrorismo della polizia. La difesa ha evidenziato la contraddizione e il giudice ha ancora rinviato l'udienza, per la 27a volta. Il rischio ora è che sia tutto da rifare: nuovi investigatori, nuovi atti probatori, e la prospettiva di una procedura interminabile che ricomincia da capo. Secondo indiscrezioni pubblicate dal quotidiano India Today, la competenza dovrebbe passare, probabilmente, al Central Bureau of Investigation. Una fonte che ha chiesto di restare anonima deplora gli errori fatti dal governo indiano.
Il sostegno dell'Europa
L'unione Europea resta al fianco dell'Italia. Il presidente del Parlamento di Bruxelles, Martin Schulz, ha ribadito il suo sostegno alla campagna di solidarietà internazionale organizzata dall'Italia nelle ultime settimane: "Condivido le preoccupazioni sulla lunghezza e i ritardi del caso" e ha lanciato "un appello all'India perché rispetti pienamente e prontamente il diritto internazionale, specie la Convenzione sul diritto del mare".