MONDO
Il Parlamento iraniano si è riunito oggi a porte chiuse
Iran, "Ahmadinejad arrestato per incitamento a proteste"
Lo riferisce Al Arabiya citando il quotidiano Al-Quds Al-Arabi che ha interpellato "fonti affidabili a Teheran". Ahmadinejad sarebbe ai domiciliari, con il benestare della guida suprema, ayatollah Ali Khamenei

L'ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sarebbe stato arrestato nella città Shiraz per incitamento ai disordini e alle manifestazioni di protesta. Lo riferisce Al Arabiya citando il quotidiano Al-Quds Al-Arabi che ha interpellato "fonti affidabili a Teheran". Ahmadinejad sarebbe ai domiciliari, con il benestare della guida suprema, ayatollah Ali Khamenei.
L'ex presidente paga alcune dichiarazioni rilasciate durante una visita nella città di Bushehr alla fine di dicembre, quando avrebbe detto che l'Iran soffre di "cattiva gestione" e che l'attuale presidente Hassan Rouani e il suo governo "si credono i padroni in una società ignorante. Alcuni leader attuali vivono distaccati dai problemi e dalle preoccupazioni della gente, e non sanno nulla della realtà della societa'".
Parlamento si è riunito a porte chiuse
Il Parlamento iraniano si è riunito oggi a porte chiuse per discutere delle proteste degli ultimi giorni in alcune città del Paese. I parlamentari hanno sentito il ministro dell'Interno Abdolrahmani Rahmani Fazli, il ministro dell'Intelligence Mahmoud Alavi e il segretario del Consiglio nazionale supremo di sicurezza Ali Shamkhani. Alcuni hanno espresso preoccupazione per i controlli su internet messi in atto durante i disordini, compreso il divieto della più popolare app di messaggistica in Iran, Telegram, che gli inquirenti hanno detto che erano stati utilizzati per incitare alla violenza. "Il parlamento non è favorevole a mantenere il filtro di Telegram, ma deve impegnarsi a non essere usato come strumento dai nemici del popolo iraniano", ha detto Behrouz Nemati, portavoce del consiglio di presidenza del parlamento.
Le proteste sono iniziate il 28 dicembre per questioni economiche prima di precipitare fuori controllo e girare contro il regime nel suo insieme, lasciando 21 morti e centinaia di arresti. I raduni pro-governativi si sono svolti anche oggi in diverse città: Qazvin, Rasht, Shahr-e Kurd e Yazd. I raduni sono "la risposta della gente ai rivoltosi e ai sobillatori e ai loro sostenitori", ha detto la televisione di stato. Ha anche ripetuto le dichiarazioni ufficiali secondo cui i disordini sono stati orchestrati da Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita con la complicità dei gruppi "anti-rivoluzionari".
L'ex presidente paga alcune dichiarazioni rilasciate durante una visita nella città di Bushehr alla fine di dicembre, quando avrebbe detto che l'Iran soffre di "cattiva gestione" e che l'attuale presidente Hassan Rouani e il suo governo "si credono i padroni in una società ignorante. Alcuni leader attuali vivono distaccati dai problemi e dalle preoccupazioni della gente, e non sanno nulla della realtà della societa'".
Parlamento si è riunito a porte chiuse
Il Parlamento iraniano si è riunito oggi a porte chiuse per discutere delle proteste degli ultimi giorni in alcune città del Paese. I parlamentari hanno sentito il ministro dell'Interno Abdolrahmani Rahmani Fazli, il ministro dell'Intelligence Mahmoud Alavi e il segretario del Consiglio nazionale supremo di sicurezza Ali Shamkhani. Alcuni hanno espresso preoccupazione per i controlli su internet messi in atto durante i disordini, compreso il divieto della più popolare app di messaggistica in Iran, Telegram, che gli inquirenti hanno detto che erano stati utilizzati per incitare alla violenza. "Il parlamento non è favorevole a mantenere il filtro di Telegram, ma deve impegnarsi a non essere usato come strumento dai nemici del popolo iraniano", ha detto Behrouz Nemati, portavoce del consiglio di presidenza del parlamento.
Le proteste sono iniziate il 28 dicembre per questioni economiche prima di precipitare fuori controllo e girare contro il regime nel suo insieme, lasciando 21 morti e centinaia di arresti. I raduni pro-governativi si sono svolti anche oggi in diverse città: Qazvin, Rasht, Shahr-e Kurd e Yazd. I raduni sono "la risposta della gente ai rivoltosi e ai sobillatori e ai loro sostenitori", ha detto la televisione di stato. Ha anche ripetuto le dichiarazioni ufficiali secondo cui i disordini sono stati orchestrati da Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita con la complicità dei gruppi "anti-rivoluzionari".