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SALUTE

Lotta al cancro

Un trucco contro il tumore

 Dopo il successo dell’iniziativa all’Istituto Nazionale dei Tumori ed allo IEO di Milano, arriva anche a Roma, al Gemelli, la settimana della bellezza dedicata alle donne che combattono un tumore. Perché la sfida si vince coi farmaci, con la chirurgia, la radioterapia, ma anche con l’umore, aiutato da un truccatore che insegna come essere più belle.

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La campagna si chiama Sguardi di Energia, è realizzata da ACTO onlus, Alleanza contro il tumore ovarico: dal 23 al 27 Novembre, al Policlinico Gemelli di Roma, le donne con diagnosi di tumore ovarico potranno accedere ad una terapia molto particolare, ma che scientificamente dà i suoi frutti: imparare a truccarsi, accrescendo l’autostima, combattendo anche col proprio buonumore la malattia.

In Italia 37.000 donne convivono con un tumore ovarico: circa 6.000 i nuovi casi ogni anno con numeri in forte aumento. Ma secondo un’indagine promossa da ACTO onlus, in Italia il 60% delle donne non conosce questa patologia e il 70% non sa indicarne né i sintomi né gli esami a cui sottoporsi. 

Per queste ragioni, in circa l’80% dei casi la diagnosi arriva in fase avanzata quando ormai le possibilità di cura sono molto limitate. È quindi molto importante che ogni donna conosca innanzitutto i segnali che possono indicare il manifestarsi della malattia: gonfiore persistente dell’addome; fitte addominali; bisogno frequente di urinare; sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto; perdite ematiche vaginali; stitichezza o diarrea. 

È altrettanto importante conoscere i fattori che aumentano il rischio di contrarre il tumore. Tra questi, i principali sono la familiarità e la presenza di una mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 che aumenta anche di 50 volte il rischio di ammalarsi. 

Conoscere i sintomi e i fattori di rischio permette una diagnosi tempestiva che può migliorare la sopravvivenza. Se infatti il tumore ovarico è diagnosticato in stadio iniziale la probabilità di sopravvivenza a 5 anni è del 75-95%. 

In campo oncologico l’obiettivo attuale delle terapie è la cronicizzazione della malattia: per il tumore ovarico, negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi in avanti grazie all’avvento delle terapie anti-angiogeniche che impediscono al tumore di crescere e diffondersi, bloccando la neoformazione vascolare che alimenta il tumore. «Il tumore ovarico nell’80% dei casi si presenta allo stadio III/IV poiché è subdolo, caratterizzato dall’insorgenza di sintomi vaghi e aspecifici, quali la dispepsia, la distensione addominale, l’anoressia, la sazietà precoce e i dolori addominali diffusi – dice Giovanni Scambia, Direttore del Dipartimento per la Salute della Donna e del Bambino al Policlinico Gemelli dell’Università Cattolica di Roma – frequentemente la paziente è asintomatica finché a una visita di routine non si scopre una massa pelvica. Pertanto se compare un sintomo nuovo che diventa persistente nel tempo, è importante rivolgersi tempestivamente al proprio ginecologo o al medico curante così da effettuare indagini semplici, come un’ecografia, ma estremamente sensibili nella individuazione di masse addominali o di liquido in addome. Difatti a oggi non esiste un test di screening che ci permetta di effettuare prevenzione di tale patologia». 

«“Sguardi d’energia” arriva a Roma con un rinnovato entusiasmo dopo gli enormi successi riscossi a Milano nella tappa all’Istituto Europeo di Oncologia e all’Istituto Nazionale dei Tumori, dove l’intero calendario degli appuntamenti è stato riempito con un ‘tutto esaurito’ da parte delle donne che, devo dire, hanno aderito con una forza, un’allegria e un ottimismo che non ci aspettavamo – afferma Nicoletta Cerana, Presidente di ACTO onlus – i sorrisi che abbiamo visto su quei volti ci hanno commosso e ci hanno convinti a proseguire nella nostra iniziativa con maggiore forza e con uno spirito ancora più deciso a stare accanto alle pazienti e a tutte le donne. Ci siamo resi conto, nel corso di questa bellissima esperienza, di offrire qualcosa di veramente importante alle pazienti, qualcosa che può aiutarle davvero a migliorare la propria qualità di vita; forse una piccola cosa, un piccolo gesto ma sufficiente a convincere la donna a non dimenticarsi di se stessa e a non lasciarsi abbattere dalla malattia».