POLITICA
Necessario anche un approccio culturale
Renzi: "Contro il terrorismo servono l'esercito e i maestri"
"Le periferie europee e talvolta le prigioni europee diventano il luogo dove giovani vite vengono attratte da una prospettiva esistenziale folle e autodistruttiva: il controllo sul territorio va fatto anche lì, con le camionette dell'esercito, certo. Ma anche con i maestri elementari"

"Occorre una reazione durissima nella distruzione di queste cellule" terroristiche. "E poi occorre un gigantesco investimento educativo e culturale. Perché l'educazione è il principale fattore per la sicurezza di un popolo. E ci investiremo, senza rinunciare alla nostra identità, ai nostri valori, ai nostri ideali". È la soluzione prospettata dal premier Matteo Renzi partendo, nella sua riflessione, dagli ultimi attentati a Bruxelles.
L'Italia, ha spiegato Renzi, "ha scelto una strada: per ogni euro investito in sicurezza, un euro investito in cultura. Per ogni euro investito in polizia, un euro nelle nostre periferie. Credo che questo serva anche all'Europa". Per mesi, ha rilevato, "ci hanno spiegato di essere terrorizzati dalle minacce esterne. E poi ci siamo resi conto - qualcuno di noi lo diceva da tempo - che il vero problema è dentro le nostre città, in un radicalismo nichilista che spesso prende in ostaggio le nuove generazioni. Le periferie europee e talvolta le prigioni europee diventano il luogo dove giovani vite vengono attratte da una prospettiva esistenziale folle e autodistruttiva: il controllo sul territorio va fatto anche lì. Con le camionette dell'esercito, certo. Ma anche con i maestri elementari. Con l'illuminazione e le forze di polizia, ovvio. Ma anche con il volontariato e il terzo settore".
Il presidente del Consiglio non ha dubbi, "è una sfida difficile, durerà mesi, forse anni. Ma l'Italia dei nostri nonni ha attraversato la notte del fascismo, l'Italia dei nostri genitori ha superato il brigatismo e il terrorismo interno, l'Italia di quando eravamo studenti liceali è stata più forte delle bombe della mafia. Supereremo anche questa e mi conforta leggere tante vostre lettere, belle". A condizione, ha aggiunto Renzi, "di restare noi stessi. Di non farci piegare dalla superficialità, dalla demagogia, dal semplicismo vuoto e becero di chi punta a prendere voti anche sulle disgrazie. Dopo vicende come queste compito di chi guida un Paese è cercare di tenere tutti uniti, indipendentemente dalle singole idee politiche. Verrà la campagna elettorale e ciascuno dirà la sua. Ma quando c'è una vicenda come quella di Bruxelles, prima di tutto vengono la sicurezza nazionale e i valori condivisi di una comunità".
L'Italia, ha spiegato Renzi, "ha scelto una strada: per ogni euro investito in sicurezza, un euro investito in cultura. Per ogni euro investito in polizia, un euro nelle nostre periferie. Credo che questo serva anche all'Europa". Per mesi, ha rilevato, "ci hanno spiegato di essere terrorizzati dalle minacce esterne. E poi ci siamo resi conto - qualcuno di noi lo diceva da tempo - che il vero problema è dentro le nostre città, in un radicalismo nichilista che spesso prende in ostaggio le nuove generazioni. Le periferie europee e talvolta le prigioni europee diventano il luogo dove giovani vite vengono attratte da una prospettiva esistenziale folle e autodistruttiva: il controllo sul territorio va fatto anche lì. Con le camionette dell'esercito, certo. Ma anche con i maestri elementari. Con l'illuminazione e le forze di polizia, ovvio. Ma anche con il volontariato e il terzo settore".
Il presidente del Consiglio non ha dubbi, "è una sfida difficile, durerà mesi, forse anni. Ma l'Italia dei nostri nonni ha attraversato la notte del fascismo, l'Italia dei nostri genitori ha superato il brigatismo e il terrorismo interno, l'Italia di quando eravamo studenti liceali è stata più forte delle bombe della mafia. Supereremo anche questa e mi conforta leggere tante vostre lettere, belle". A condizione, ha aggiunto Renzi, "di restare noi stessi. Di non farci piegare dalla superficialità, dalla demagogia, dal semplicismo vuoto e becero di chi punta a prendere voti anche sulle disgrazie. Dopo vicende come queste compito di chi guida un Paese è cercare di tenere tutti uniti, indipendentemente dalle singole idee politiche. Verrà la campagna elettorale e ciascuno dirà la sua. Ma quando c'è una vicenda come quella di Bruxelles, prima di tutto vengono la sicurezza nazionale e i valori condivisi di una comunità".