MONDO
Lussemburgo
Brexit, Corte Ue: Londra libera di revocare il divorzio dall'Unione
La sentenza dei giudici della Corte di Giustizia dell'Unione Europea è destinata ad avere un forte impatto sul voto di domani della Camera dei Comuni sull'accordo tra il governo di Theresa May e l'Ue a 27 per l'uscita del Regno Unito

"Il Regno Unito è libero di revocare unilateralmente la notifica della sua intenzione di ritirarsi dall'Unione Europea". Lo hanno stabilito i giudici della Corte di Giustizia dell'Unione Europea in una sentenza storica, destinata a avere un forte impatto sul voto della Camera dei Comuni sull'accordo tra il governo di Theresa May e l'Ue a 27 per il "divorzio" con Londra.
Il caso era stato sollevato davanti alla Corte di giustizia dell'Ue da un tribunale scozzese, dopo un ricorso presentato da membri del Parlamento britannico, del Parlamento scozzese e del Parlamento europeo: la richiesta era quella di sapere se la notifica di ritiro previsto dall'articolo 50 dal Trattato possa essere revocato in modo unilaterale. Alla vigilia del "voto significativo" della Camera dei Comuni, la Corte Ue sottolinea che la sentenza permetterà di chiarire le opzioni disponibili ai deputati del Parlamento del Regno Unito che dovranno pronunciare sulla ratifica dell'accordo" Brexit.
Secondo i giudici di Lussemburgo, quando uno Stato membro ha notificato al Consiglio europeo la sua intenzione di ritirarsi dall'Ue, come ha fatto il Regno Unito, questo Stato membro è libero di revocare unilateralmente questa notifica. Per la Corte Ue, "sarebbe contrario all'obiettivo dei Trattati di creare un'unione sempre più stretta tra popoli d'Europa costringere a uscire uno Stato membro". Sottoporre il diritto di revoca a un'approvazione unanime degli altri governi "trasformerebbe un diritto unilaterale sovrano in un diritto condizionato e sarebbe incompatibile con il principio secondo cui uno Stato membro non può essere costretto a ritirarsi dall'Unione contro la sua volontà", hanno detto i giudici di Lussemburgo.
Per la Corte europea, "la revoca deve essere decisa al termine di un processo democratico nel rispetto delle regole costituzionali nazionali". Inoltre, la revoca conferma l'appartenenza dello Stato membro interessato all'Ue in termini immutati quanto al suo status di membro e mette fine alla procedura di ritiro". Infine - hanno stabilito i giudici di Lussemburgo - la possibilità di revocare l'uscita dall'Ue "esiste fino a quando un accordo di ritiro concluso tra l'Unione e lo Stato membro interessato non è entrato in vigore o, in mancanza di questo accordo, fino a quando il periodo di due anni a partire dalla notifica dell'intenzione di ritirarsi dall'Ue, eventualmente prorogato, non è scaduto". In altre parole, il Regno Unito ha fino al 29 marzo 2019, e oltre in caso di proroga dei negoziati oltre i 2 anni previsti dall'articolo 50 del Trattato, per decidere se fare marcia indietro sulla Brexit e revocare l'uscita.
Il caso era stato sollevato davanti alla Corte di giustizia dell'Ue da un tribunale scozzese, dopo un ricorso presentato da membri del Parlamento britannico, del Parlamento scozzese e del Parlamento europeo: la richiesta era quella di sapere se la notifica di ritiro previsto dall'articolo 50 dal Trattato possa essere revocato in modo unilaterale. Alla vigilia del "voto significativo" della Camera dei Comuni, la Corte Ue sottolinea che la sentenza permetterà di chiarire le opzioni disponibili ai deputati del Parlamento del Regno Unito che dovranno pronunciare sulla ratifica dell'accordo" Brexit.
Secondo i giudici di Lussemburgo, quando uno Stato membro ha notificato al Consiglio europeo la sua intenzione di ritirarsi dall'Ue, come ha fatto il Regno Unito, questo Stato membro è libero di revocare unilateralmente questa notifica. Per la Corte Ue, "sarebbe contrario all'obiettivo dei Trattati di creare un'unione sempre più stretta tra popoli d'Europa costringere a uscire uno Stato membro". Sottoporre il diritto di revoca a un'approvazione unanime degli altri governi "trasformerebbe un diritto unilaterale sovrano in un diritto condizionato e sarebbe incompatibile con il principio secondo cui uno Stato membro non può essere costretto a ritirarsi dall'Unione contro la sua volontà", hanno detto i giudici di Lussemburgo.
Per la Corte europea, "la revoca deve essere decisa al termine di un processo democratico nel rispetto delle regole costituzionali nazionali". Inoltre, la revoca conferma l'appartenenza dello Stato membro interessato all'Ue in termini immutati quanto al suo status di membro e mette fine alla procedura di ritiro". Infine - hanno stabilito i giudici di Lussemburgo - la possibilità di revocare l'uscita dall'Ue "esiste fino a quando un accordo di ritiro concluso tra l'Unione e lo Stato membro interessato non è entrato in vigore o, in mancanza di questo accordo, fino a quando il periodo di due anni a partire dalla notifica dell'intenzione di ritirarsi dall'Ue, eventualmente prorogato, non è scaduto". In altre parole, il Regno Unito ha fino al 29 marzo 2019, e oltre in caso di proroga dei negoziati oltre i 2 anni previsti dall'articolo 50 del Trattato, per decidere se fare marcia indietro sulla Brexit e revocare l'uscita.