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SALUTE

Dalla sperimentazione a Brescia alla decisione del Tar di oggi

Stamina, una battaglia lunga due anni

Nel 2011 gli Spedali Civili di Brescia hanno avviato le cure staminali "ad uso compassionevole". In quell'occasione sono stati accolti 12 bambini affetti da gravi patologie neurodegenerative. Quello di Stamina è stato un iter travagliato: fino alla decisione del Tar del Lazio che ha sospeso la commissione che ha bocciato il metodo

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Manifestazione pro Stamina
Roma
Tutto è iniziato nel 2010, quando la Procura di Torino ha aperto un'inchiesta sulle attività della Stamina Foundation onlus, un'associazione torinese fondata nel 2009 dal professor Davide Vannoni "per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa".

L'inizio delle cure staminali
Nell'ottobre del 2011 gli Spedali Civili di Brescia avviano le cure staminali "ad uso compassionevole", seguendo il protocollo della Stamina Foundation. In quell'occasione sono stati accolti dodici pazienti, tutti bambini affetti da gravissime patologie neurodegenerative. Nell'aprile 2012 il pm di Torino, Raffaele Guariniello, ha disposto un'ispezione dei Nas a Brescia. L'Agenzia italiana del farmaco il 15 maggio successivo blocca la terapia. L'allora ministro della salute, Renato Balduzzi predispone un'indagine amministrativa che si conclude con il blocco della somministrazione dei trattamenti.

La battaglia nei tribunali
Alle accuse Vannoni ha sempre risposto che sul suo metodo esiste un brevetto e, per questo, si sarebbe rifiutato di rendere accessibili i dettagli sulle sue procedure. Da allora la battaglia si è spostata nei tribunali. Ad agosto del 2012 i genitori di Celeste Carrer, una delle bambine curate con il metodo Stamina, hanno presentato al giudice del lavoro del tribunale civile di Venezia un ricorso d'urgenza con cui hanno chiesto la prosecuzione delle cure.

Le accuse della Procura di Torino: somministrazione di farmaci pericolosi, truffa
Nel frattempo, il Pm Guariniello ha chiuso l'indagine preliminare sulla Stamina Foundation, chiedendo il rinvio a giudizio dei 12 indagati tra cui alcuni medici e lo stesso presidente della onlus, Davide Vannoni. I reati ipotizzati: somministrazione di farmaci imperfetti, pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione per delinquere. Inoltre, il pm ha ipotizzato che numerosi familiari dei pazienti in cura abbiano versato alla Stamina Foundation somme di denaro fra i 30.000 e i 50.000 euro. Alla fine del mese il giudice del lavoro di Venezia accoglie il ricorso presentato dai genitori di Celeste Carrer e ordina agli Spedali Civili di Brescia la riattivazione del trattamento a base di staminali.

I ricorsi di altri bambini
Lo stesso team di avvocati decide di presentare analoghi ricorsi per altri due bambini di Catania e Matera, le cui cure a Brescia sono state sospese. Subito dopo arriva la decisione del giudice del lavoro di Catania che, in un provvedimento d'urgenza, autorizza gli Spedali Civili di Brescia a riattivare il trattamento a base di staminali anche per Smeralda Camiolo, 17 mesi, in coma dalla nascita per un'asfissia da parto. Poi la decisione del giudice del lavoro di Matera che accoglie il ricorso presentato dalla famiglia Tortorelli il cui figlio Daniele, cinque anni e mezzo, è affetto da morbo di Niemann-Pick. E' la terza vittoria di fila. Parallelamente ai ricorsi alla giustizia civile, le tre famiglie di piccoli pazienti in cura impugnano davanti al Tar di Brescia l'ordinanza di blocco dell'AIFA, chiedendone la sospensiva. I giudici amministrativi, però, rigettano il ricorso, fissando al 16 gennaio 2013 l'udienza di merito.

La vicenda sui media
La vicenda è però esplosa una volta arrivata sui media. La storia che ha commosso tutta l'Italia riguarda la piccola Sofia, la bimba fiorentina affetta da leucodistrofia metacromatica al quale il tribunale di Firenze aveva imposto lo stop delle cura in virtù dell'ordinanza Aifa. Dopo un tam tam mediatico - passato attraverso la trasmissione Le iene e una lettera di Adriano Celentano al Corriere - il ministero della Salute ha dato l'ok alla continuazione delle cure. La decisione non è però stata accolta con favore dalla comunità scientifica. Prima Telethon che ha espresso il proprio disappunto, poi un gruppo di 13 autorevoli scienziati che hanno firmato un appello rivolto al ministro Balduzzi in cui hanno espresso la loro preoccupazione circa le conseguenze della vicenda sulla vita dei pazienti e sulla ricerca scientifica in generale.

Le proteste, le critiche, gli appelli
A rincarare la dose anche la rivista Nature che ha "bocciato" il decreto Balduzzi che autorizza la prosecuzione delle cure con il metodo Stamina. Tuttavia, il decreto ha continuato il suo iter. Dopo una serie di modifiche al testo originario, arriva l'approvazione del testo che consentiva di continuare le terapie già in essere e che prevedeva l'avvio di una sperimentazione di 18 mesi, previa valutazione del protocollo da parte di un comitato di esperti, per la quale vengono stanziati fino a 3 milioni di euro. Poi arriva la marcia indietro del ministro della Salute che, di fatto, ha bloccato l'avvio della sperimentazione.

La bocciatura del metodo Stamina e la sospenzione dello stop
Determinante è stato il parere del Comitato di esperti sul protocollo Stamina, presentato in ritardo tra le polemiche da Vannoni. I periti hanno bocciato il protocollo per la mancanza di evidenze scientifiche a sostegno della sicurezza e dell'efficacia del metodo. Ma lo stop alla sperimentazione è stato impugnato da Vannoni, che il 27 settembre ha presentato ricorso al Tar del Lazio. Oggi il Tar ha sospeso l'efficacia del decreto di nomina del comitato, sospendendo quindi anche la bocciatura, in attesa della decisione nel merito fissata l'11 giugno.