MONDO
24 marzo 1999
Kosovo, quando la Nato dichiarò guerra: 78 giorni di bombardamenti aerei per piegare Milosevic
Dopo il fallimento della via diplomatica, la Nato - senza il mandato Onu - inizia i 78 giorni di bombardamenti per fermare la pulizia etnica voluta dal presidente serbo Milosevic contro la popolazione albanese del Kosovo. A 17 anni di distanza, 7 dopo l'indipendenza di Pristina, mai riconosciuta da Belgrado, il doppio volto dell'anniversario

In breve: se il presidente Milosevic non arriverà alla pace, limiteremo la sua capacità di provocare una guerra. (Bill Clinton, 24 marzo 1999)
Sono passati 17 anni da quel 24 marzo del 1999 in cui le parole dell’allora presidente americano Bill Clinton annunciano l'intervento Nato. E' il segno del fallimento delle trattative, dei negoziati e delle strategie diplomatiche per convincere il presidente serbo Slobodan Milosevic a porre fine alla pulizia etnica in Kosovo e alla repressione della popolazione di etnia albanese.
78 giorni di raid aerei
I raid dell’Alleanza, senza mandato Onu, iniziano la sera, l’ordine arriva dal Segretario Generale della Nato, Javier Solana, e dureranno 78 giorni. I bombardieri Nato decollano anche da quattro basi aeree in Italia e da unità navali nell’Adriatico. La Serbia e il Kosovo si trasformano in morti e macerie, ad essere colpiti sono sia obiettivi militari sia obiettivi civili. Insieme alle basi e alle caserme crollano le case, le scuole, gli ospedali, gli edifici pubblici e i centri culturali. Anni più tardi, dei luoghi bombardati, resta un elenco sul sito della Nato, una gabbia di cifre in cui, 15 anni di distanza, ancora non si sa quale sia il numero esatto delle vittime. I morti, si stima, sono tra 1200 e i 2500, i feriti oltre 12 mila. Secondo i calcoli di alcuni economisti occidentali i danni materiali dei bombardamenti Nato sfiorano i 30 miliardi di dollari.
La fine dei bombardamenti
Bisogna aspettare il 10 giugno del 1999 per vedere la fine dei raid, con l’accordo di Kumanovo – in Macedonia, firmati il giorno prima – e la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Milosevic accetta di ritirare le sue truppe dal Kosovo dove entrano 37 mila soldati Nato, le forze Kfor – ancora oggi presenti con 5 mila militari - arrivate da 36 Paesi – i più numerosi sono gli uomini mandati dall’Italia, dalla Germania, dagli Stati Uniti e dalla Francia. Secondo l’UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, da quel momento 230 mila serbi e rom hanno lasciato il Kosovo dove invece hanno fatto ritorno quasi 800 mila profughi albanesi.
L'uranio impoverito e la "sindrome dei Balcani"
Dramma nel dramma, le conseguenze dell’utilizzo dell’uranio impoverito – i cui residui sono ancora sia in Serbia sia in Kosovo. E’ nel 2001 che si inizia a parlare della cosiddetta Sindrome dei Balcani quando si viene a conoscenza dei primi militari italiani morti, o ammalati, dopo il rientro dalle missioni in Bosnia e Kosovo, due Paesi colpiti dai bombardamenti Nato, nel 1995 e nel 1999.
Sono passati 17 anni da quel 24 marzo del 1999 in cui le parole dell’allora presidente americano Bill Clinton annunciano l'intervento Nato. E' il segno del fallimento delle trattative, dei negoziati e delle strategie diplomatiche per convincere il presidente serbo Slobodan Milosevic a porre fine alla pulizia etnica in Kosovo e alla repressione della popolazione di etnia albanese.
78 giorni di raid aerei
I raid dell’Alleanza, senza mandato Onu, iniziano la sera, l’ordine arriva dal Segretario Generale della Nato, Javier Solana, e dureranno 78 giorni. I bombardieri Nato decollano anche da quattro basi aeree in Italia e da unità navali nell’Adriatico. La Serbia e il Kosovo si trasformano in morti e macerie, ad essere colpiti sono sia obiettivi militari sia obiettivi civili. Insieme alle basi e alle caserme crollano le case, le scuole, gli ospedali, gli edifici pubblici e i centri culturali. Anni più tardi, dei luoghi bombardati, resta un elenco sul sito della Nato, una gabbia di cifre in cui, 15 anni di distanza, ancora non si sa quale sia il numero esatto delle vittime. I morti, si stima, sono tra 1200 e i 2500, i feriti oltre 12 mila. Secondo i calcoli di alcuni economisti occidentali i danni materiali dei bombardamenti Nato sfiorano i 30 miliardi di dollari.
La fine dei bombardamenti
Bisogna aspettare il 10 giugno del 1999 per vedere la fine dei raid, con l’accordo di Kumanovo – in Macedonia, firmati il giorno prima – e la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Milosevic accetta di ritirare le sue truppe dal Kosovo dove entrano 37 mila soldati Nato, le forze Kfor – ancora oggi presenti con 5 mila militari - arrivate da 36 Paesi – i più numerosi sono gli uomini mandati dall’Italia, dalla Germania, dagli Stati Uniti e dalla Francia. Secondo l’UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, da quel momento 230 mila serbi e rom hanno lasciato il Kosovo dove invece hanno fatto ritorno quasi 800 mila profughi albanesi.
L'uranio impoverito e la "sindrome dei Balcani"
Dramma nel dramma, le conseguenze dell’utilizzo dell’uranio impoverito – i cui residui sono ancora sia in Serbia sia in Kosovo. E’ nel 2001 che si inizia a parlare della cosiddetta Sindrome dei Balcani quando si viene a conoscenza dei primi militari italiani morti, o ammalati, dopo il rientro dalle missioni in Bosnia e Kosovo, due Paesi colpiti dai bombardamenti Nato, nel 1995 e nel 1999.