ITALIA
Mafia
Bari. Blitz contro clan Strisciuglio in quartiere San Pio, 9 arresti
Contestati, a vario titolo, i reati di tentato omicidio, tentato sequestro di persona e porto illegale di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso

Avrebbero picchiato un bambino di sei anni che, insieme alla mamma, cercava di difendere il padre, un pregiudicato poi diventato collaboratore di giustizia. E' l'accusa nei confronti di alcuni degli otto presunti esponenti del clan Strisciuglio di Bari, arrestati stamane da agenti della Squadra Mobile e dai carabinieri del Comando provinciale del capoluogo pugliese, in esecuzione di una ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, e ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio, tentato sequestro
di persona e porto illegale di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso.
L'operazione ha riguardato in particolare il quartiere 'San Pio', già noto come Enziteto. Il fatto sarebbe avvenuto la sera del 19 giugno 2019 in un altro dei rioni a nord di Bari, Palese, vicino all'abitazione del pregiudicato. L'uomo, alla presenza della compagna e del figlio, sarebbe stato trascinato all'esterno della casa, e sarebbe stato malmenato. Quindi gli aggressori avrebbero tentato di sequestrarlo. Il proposito criminoso non venne portato a termine, grazie all'intervento dei familiari in difesa della vittima che scatenò, però, la violenta reazione dei malviventi.
Questi ultimi avrebbero colpito con un violento pugno al volto il bambino, di soli sei anni, nonché, con un calcio, la donna, all'ottavo mese di gravidanza. A distanza di poco più di un'ora, un 'commando' armato, si sarebbe mosso dal quartiere San Pio, subito dopo aver ricevuto dai parenti della vittima una telefonata di rimostranze, percepita come un affronto. Di qui la ritorsione. I malviventi si sarebbero armati, effettuando una vera e propria 'stesa' (una missione armata) nei confronti del loro obiettivo.
Sarebbero stati esplosi, utilizzando armi lunghe e corte, 23 colpi d'arma da fuoco, ad altezza d'uomo, all'indirizzo dell'abitazione dove si presumeva che il loro bersaglio avesse trovato rifugio. La sparatoria non determinò ulteriori conseguenze solo grazie alla prontezza degli occupanti dell'abitazione che si sarebbero distesi a terra. L'agguato sarebbe scattato per punire l'uomo, colpevole, ai loro occhi, di aver spacciato sostanza stupefacente nel quartiere Palese, senza la preventiva autorizzazione dei responsabili dell'articolazione del clan Strisciuglio, che opera nel quartiere di Enziteto-Catino-San Pio, capeggiata da Saverio Faccilongo, attualmente detenuto in regime di 41 bis.
Sono in tutto nove gli indagati. Tra le accuse, a vario titolo, anche quelle di ricettazione e induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'Autorità Giudiziaria. Per tutti i reati è stata contestata l'aggravante mafiosa. Molteplici sono i riscontri effettuati a conferma delle dichiarazioni rese dalla vittima e da numerosi collaboratori di giustizia, ascoltati in relazione all'episodio dagli agenti della Squadra Mobile e dai carabinieri del Nucleo Investigativo, su delega della Procura. Elementi che hanno rafforzato una serie di prove a carico degli indagati. Gli investigatori hanno ricostruito compiti, ruoli e responsabilità.
I militari dell'Arma avevano, peraltro, già rinvenuto le armi utilizzate per l'agguato, sequestrando, il 30 settembre 2019, tra l'altro, un fucile d'assalto kalashnikov e una pistola, sottoposti ad accertamento balistico da parte del Gabinetto Interregionale della Polizia Scientifica di Bari. Inoltre, dall'attività investigativa sono emerse le pesanti pressioni e le minacce di morte esercitate dal gruppo nei confronti dei familiari della vittima, per indurre l'aspirante collaboratore di giustizia a non rendere dichiarazioni all'Autorità Giudiziaria e a cessare la collaborazione.
Tanto per rimarcare la forza intimidatrice propria del vincolo associativo, finalizzata all'affermazione, mediante violenza, della posizione di preminenza di un gruppo organizzato. La volontà di agevolare il clan Strisciuglio, contestata ai nove indagati, risulta a maggior ragione ipotizzabile a seguito degli esiti delle indagini confluite nell'ordinanza cautelare dell'operazione 'Vortice-Maestrale'', eseguita, ad aprile scorso, da Polizia e Carabinieri nei confronti di 99 persone, più volte citata nel provvedimento eseguito oggi, in cui alcuni degli indagati si sono visti contestare l'articolo 416 bis del codice penale e, in forza della quale, si trovano, ad oggi, reclusi. Una nona persona, sfuggita alla cattura, è ricercata.
di persona e porto illegale di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso.
L'operazione ha riguardato in particolare il quartiere 'San Pio', già noto come Enziteto. Il fatto sarebbe avvenuto la sera del 19 giugno 2019 in un altro dei rioni a nord di Bari, Palese, vicino all'abitazione del pregiudicato. L'uomo, alla presenza della compagna e del figlio, sarebbe stato trascinato all'esterno della casa, e sarebbe stato malmenato. Quindi gli aggressori avrebbero tentato di sequestrarlo. Il proposito criminoso non venne portato a termine, grazie all'intervento dei familiari in difesa della vittima che scatenò, però, la violenta reazione dei malviventi.
Questi ultimi avrebbero colpito con un violento pugno al volto il bambino, di soli sei anni, nonché, con un calcio, la donna, all'ottavo mese di gravidanza. A distanza di poco più di un'ora, un 'commando' armato, si sarebbe mosso dal quartiere San Pio, subito dopo aver ricevuto dai parenti della vittima una telefonata di rimostranze, percepita come un affronto. Di qui la ritorsione. I malviventi si sarebbero armati, effettuando una vera e propria 'stesa' (una missione armata) nei confronti del loro obiettivo.
Sarebbero stati esplosi, utilizzando armi lunghe e corte, 23 colpi d'arma da fuoco, ad altezza d'uomo, all'indirizzo dell'abitazione dove si presumeva che il loro bersaglio avesse trovato rifugio. La sparatoria non determinò ulteriori conseguenze solo grazie alla prontezza degli occupanti dell'abitazione che si sarebbero distesi a terra. L'agguato sarebbe scattato per punire l'uomo, colpevole, ai loro occhi, di aver spacciato sostanza stupefacente nel quartiere Palese, senza la preventiva autorizzazione dei responsabili dell'articolazione del clan Strisciuglio, che opera nel quartiere di Enziteto-Catino-San Pio, capeggiata da Saverio Faccilongo, attualmente detenuto in regime di 41 bis.
Sono in tutto nove gli indagati. Tra le accuse, a vario titolo, anche quelle di ricettazione e induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'Autorità Giudiziaria. Per tutti i reati è stata contestata l'aggravante mafiosa. Molteplici sono i riscontri effettuati a conferma delle dichiarazioni rese dalla vittima e da numerosi collaboratori di giustizia, ascoltati in relazione all'episodio dagli agenti della Squadra Mobile e dai carabinieri del Nucleo Investigativo, su delega della Procura. Elementi che hanno rafforzato una serie di prove a carico degli indagati. Gli investigatori hanno ricostruito compiti, ruoli e responsabilità.
I militari dell'Arma avevano, peraltro, già rinvenuto le armi utilizzate per l'agguato, sequestrando, il 30 settembre 2019, tra l'altro, un fucile d'assalto kalashnikov e una pistola, sottoposti ad accertamento balistico da parte del Gabinetto Interregionale della Polizia Scientifica di Bari. Inoltre, dall'attività investigativa sono emerse le pesanti pressioni e le minacce di morte esercitate dal gruppo nei confronti dei familiari della vittima, per indurre l'aspirante collaboratore di giustizia a non rendere dichiarazioni all'Autorità Giudiziaria e a cessare la collaborazione.
Tanto per rimarcare la forza intimidatrice propria del vincolo associativo, finalizzata all'affermazione, mediante violenza, della posizione di preminenza di un gruppo organizzato. La volontà di agevolare il clan Strisciuglio, contestata ai nove indagati, risulta a maggior ragione ipotizzabile a seguito degli esiti delle indagini confluite nell'ordinanza cautelare dell'operazione 'Vortice-Maestrale'', eseguita, ad aprile scorso, da Polizia e Carabinieri nei confronti di 99 persone, più volte citata nel provvedimento eseguito oggi, in cui alcuni degli indagati si sono visti contestare l'articolo 416 bis del codice penale e, in forza della quale, si trovano, ad oggi, reclusi. Una nona persona, sfuggita alla cattura, è ricercata.