ITALIA
Il verdetto è previsto per domani
Mafia, Pg della Cassazione: no domiciliari per Brusca
La Procura della Suprema Corte: l'ex boss Giovanni Brusca resti in carcere

Niente domiciliari per Giovanni Brusca: è il parere espresso dalla Procura generale della Cassazione nella requisitoria scritta con la quale contrasta la richiesta della difesa dell'ex boss, condannato per la strage di Capaci e altri gravi delitti, di ottenere gli arresti domiciliari in località protetta. Lo si apprende da fonti giudiziarie.
Domani atteso il verdetto
Il verdetto degli 'ermellini' è previsto per domani. Brusca è in carcere a Rebibbia.
Difesa Brusca: fine detenzione nel 2022
"Giovanni Brusca terminerà di scontare la sua pena in carcere nel 2022, se la Cassazione non accoglierà la richiesta di collocarlo ai domiciliari, ma potrebbe tornare libero alla fine del 2021 perché ha uno 'sconto' di 270 giorni come previsto dal regolamento carcerario". Lo ha detto l'avvocato Antonella Cassandro, uno dei legali che ha patrocinato il ricorso dell'ex boss alla Suprema Corte. "Nel suo parere negativo alla detenzione domiciliare, il Pg della Cassazione - ha spiegato Cassandro - ha condiviso le motivazioni del Tribunale di sorveglianza che ritiene che Brusca non si sia ravveduto a sufficienza". Cassandro ha sottolineato che oltre al Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, hanno dato parere favorevole ai domiciliari anche la direzione del carcere di Rebibbia, e le autorità di pubblica sicurezza di Palermo.
Maria Falcone: Brusca non merita ulteriori benefici
"Fermo restando l'assoluto rispetto per le decisioni che prenderà la Cassazione, voglio ricordare che i magistrati si sono già espressi negativamente due volte sulla richiesta di domiciliari presentata dai legali di Giovanni Brusca. Il tribunale di sorveglianza di Roma, solo ad aprile scorso, negandogli la scarcerazione, ha avanzato pesantissimi dubbi sul suo reale ravvedimento. Mi limito a citare la motivazione del provvedimento in cui il tribunale, testualmente, ha scritto che non si ravvisava in Brusca 'un mutamento profondo e sensibile della personalità tale da indurre un diverso modo di sentire e agire in armonia con i principi accolti dal consorzio civile'". Lo sottolinea Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della Fondazione che porta il nome del magistrato assassinato dalla mafia, in merito alla notizia della richiesta di arresti domiciliari avanzata dai legali di Giovanni Brusca, l'uomo che innescò l'esplosione che uccise Falcone, la moglie e la scorta.
"Ricordo ancora - aggiunge - che Giovanni Brusca proprio grazie alla collaborazione con la giustizia ha potuto beneficiare di premialità importanti: oltre a evitare l'ergastolo per le decine di omicidi che ha commesso, tra questi cito solo quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell'acido a 15 anni, ha usufruito di 80 permessi. Il suo passato criminale, l'efferatezza e la spietatezza delle sue condotte e il controverso percorso nel collaborare con la giustizia che ha avuto luci e ombre, come è stato sottolineato nel tempo da più autorità giudiziarie, - conclude - lo rendono un personaggio ancora ambiguo e non meritevole di ulteriori benefici".
Domani atteso il verdetto
Il verdetto degli 'ermellini' è previsto per domani. Brusca è in carcere a Rebibbia.
Difesa Brusca: fine detenzione nel 2022
"Giovanni Brusca terminerà di scontare la sua pena in carcere nel 2022, se la Cassazione non accoglierà la richiesta di collocarlo ai domiciliari, ma potrebbe tornare libero alla fine del 2021 perché ha uno 'sconto' di 270 giorni come previsto dal regolamento carcerario". Lo ha detto l'avvocato Antonella Cassandro, uno dei legali che ha patrocinato il ricorso dell'ex boss alla Suprema Corte. "Nel suo parere negativo alla detenzione domiciliare, il Pg della Cassazione - ha spiegato Cassandro - ha condiviso le motivazioni del Tribunale di sorveglianza che ritiene che Brusca non si sia ravveduto a sufficienza". Cassandro ha sottolineato che oltre al Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, hanno dato parere favorevole ai domiciliari anche la direzione del carcere di Rebibbia, e le autorità di pubblica sicurezza di Palermo.
Maria Falcone: Brusca non merita ulteriori benefici
"Fermo restando l'assoluto rispetto per le decisioni che prenderà la Cassazione, voglio ricordare che i magistrati si sono già espressi negativamente due volte sulla richiesta di domiciliari presentata dai legali di Giovanni Brusca. Il tribunale di sorveglianza di Roma, solo ad aprile scorso, negandogli la scarcerazione, ha avanzato pesantissimi dubbi sul suo reale ravvedimento. Mi limito a citare la motivazione del provvedimento in cui il tribunale, testualmente, ha scritto che non si ravvisava in Brusca 'un mutamento profondo e sensibile della personalità tale da indurre un diverso modo di sentire e agire in armonia con i principi accolti dal consorzio civile'". Lo sottolinea Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della Fondazione che porta il nome del magistrato assassinato dalla mafia, in merito alla notizia della richiesta di arresti domiciliari avanzata dai legali di Giovanni Brusca, l'uomo che innescò l'esplosione che uccise Falcone, la moglie e la scorta.
"Ricordo ancora - aggiunge - che Giovanni Brusca proprio grazie alla collaborazione con la giustizia ha potuto beneficiare di premialità importanti: oltre a evitare l'ergastolo per le decine di omicidi che ha commesso, tra questi cito solo quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell'acido a 15 anni, ha usufruito di 80 permessi. Il suo passato criminale, l'efferatezza e la spietatezza delle sue condotte e il controverso percorso nel collaborare con la giustizia che ha avuto luci e ombre, come è stato sottolineato nel tempo da più autorità giudiziarie, - conclude - lo rendono un personaggio ancora ambiguo e non meritevole di ulteriori benefici".