ITALIA
43 anni fa l'attentato a Brescia
Strage di Piazza della Loggia, la Cassazione conferma gli ergastoli per Maggi e Tramonte
La Corte, come richiesto dal procuratore generale, ha confermato il carcere a vita per l'ex ispettore veneto di Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi, e l'ex fonte 'Tritone' dei servizi segreti, Maurizio Tramonte

Dopo 43 anni arriva la verità giudiziaria su uno degli attentati più gravi degli anni di piombo, la strage di Piazza della Loggia a Brescia. La prima sezione penale della Cassazione ha confermato gli ergastoli inflitti, in appello-bis, all'ex ispettore veneto di Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi, e all'ex fonte 'Tritone' dei servizi segreti, Maurizio Tramonte.
Confermata la sentenza dell'appello bis
Il verdetto conferma dunque la sentenza emessa in Corte d'assise d'appello di Milano il 22 luglio 2014, nel processo d'appello bis. Il pg della Suprema Corte aveva chiesto la conferma del carcere a vita ricordando i depistaggi delle indagini e dicendo che per il popolo italiano "è arrivata l'ora della verità" su questa vicenda "che ha inciso sul tessuto democratico".
L'attentato
L'attentato del 28 maggio 1974 provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre cento in piazza della Loggia, a Brescia: alle ore 10,02, mentre era in corso una manifestazione antifascista indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista, esplose una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti. I funerali delle vittime si svolsero nella stessa piazza: vi parteciparono il capo dello Stato Giovanni Leone, l'allora presidente del Consiglio Mariano Rumor, il segretario della Cgil Luciano Lama e oltre 500mila cittadini.
Le prime condanne
Le prime indagini sfociarono, il 2 giugno 1979, nella condanna all'ergastolo per Ermanno Buzzi e a 10 anni di reclusione per Angelino Papa, entrambi esponenti dell'estrema destra cittadina e vi furono assoluzioni e condanne per reati minori per altri 16 inquisiti. Nel dicembre del 1981, Buzzi venne ucciso nel supercarcere di Novara, strangolato coi lacci delle scarpe, dai detenuti neofascisti Mario Tuti e Pierluigi Concutelli, poco prima dell'inizio del processo d'appello.
L'assoluzione in appello
La sentenza di secondo grado arrivò il 2 marzo 1982: i giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia pronunciarono l'assoluzione per tutti gli imputati, compreso Papa, e nelle motivazioni definirono Buzzi "un cadavere da assolvere". Una sentenza, questa, che però venne annullata il 30 novembre 1984 dalla Cassazione, che dispose un nuovo processo per gli imputati Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici. In quello stesso anno, una seconda inchiesta fu aperta sulla base delle rivelazioni di alcuni pentiti: tra gli indagati il neofascista Cesare Ferri, accusato anche dalla testimonianza di un prete, il fotomodello Alessandro Stepanoff e il suo amico Sergio Latini che gli aveva fornito un alibi.
Il primo appello bis
Nel processo d'appello-bis, celebrato a Venezia, tutti gli imputati del primo procedimento bresciano vennero assolti: il verdetto sarà confermato in Cassazione. Il 23 maggio 1987, poi, i giudici di Brescia conclusero con un'assoluzione per insufficienza di prove il processo nei confronti di Ferri, Latini e Stepanoff: una pronuncia che troverà conferma, con formula piena, nei successivi gradi di giudizio. Il 23 maggio del 1993, il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi, accogliendo la richiesta del pm, stabilì il proscioglimento "per non aver commesso il fatto" per gli ultimi indagati dell'inchiesta bis. Nella sua sentenza, Zorzi scrisse che l'ordigno esploso in piazza della Loggia non fu "strumento di una strage indiscriminata, di un atto di terrorismo puro... ma di un vero e proprio attacco diretto e frontale all'essenza della democrazia".
La terza inchiesta
Chiusa così la seconda indagine, qualche mese dopo prese il via la terza inchiesta sulla strage, quella che ha portato al processo di oggi. Il 16 novembre 2010 i giudici della Corte d'assise di Brescia assolsero tutti i cinque imputati - Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti - con la formula dell'articolo 530, comma 2 del codice di procedura penale, 'erede' della vecchia insufficienza di prove. Venne revocata la misura cautelare - che aveva superato il vaglio della Cassazione - nei confronti dell'ex ordinovista Delfo Zorzi, che ora vive in Giappone e ha cambiato nome.
Le condanne all'ergastolo per Maggi e Tramonte
Le assoluzioni vennero confermate in appello il 14 aprile 2012, ma la Suprema Corte, il 21 febbraio 2014 annullò con rinvio quelle pronunciate nei confronti di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Confermata in via definitiva, invece, l'assoluzione di Delfo Zorzi. Il 26 maggio 2015 a Milano, iniziò il processo d'appello bis, concluso il 22 luglio dello stesso anno con la condanna all'ergastolo di Maggi e Tramonte.
Confermata la sentenza dell'appello bis
Il verdetto conferma dunque la sentenza emessa in Corte d'assise d'appello di Milano il 22 luglio 2014, nel processo d'appello bis. Il pg della Suprema Corte aveva chiesto la conferma del carcere a vita ricordando i depistaggi delle indagini e dicendo che per il popolo italiano "è arrivata l'ora della verità" su questa vicenda "che ha inciso sul tessuto democratico".
L'attentato
L'attentato del 28 maggio 1974 provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre cento in piazza della Loggia, a Brescia: alle ore 10,02, mentre era in corso una manifestazione antifascista indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista, esplose una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti. I funerali delle vittime si svolsero nella stessa piazza: vi parteciparono il capo dello Stato Giovanni Leone, l'allora presidente del Consiglio Mariano Rumor, il segretario della Cgil Luciano Lama e oltre 500mila cittadini.
Le prime condanne
Le prime indagini sfociarono, il 2 giugno 1979, nella condanna all'ergastolo per Ermanno Buzzi e a 10 anni di reclusione per Angelino Papa, entrambi esponenti dell'estrema destra cittadina e vi furono assoluzioni e condanne per reati minori per altri 16 inquisiti. Nel dicembre del 1981, Buzzi venne ucciso nel supercarcere di Novara, strangolato coi lacci delle scarpe, dai detenuti neofascisti Mario Tuti e Pierluigi Concutelli, poco prima dell'inizio del processo d'appello.
L'assoluzione in appello
La sentenza di secondo grado arrivò il 2 marzo 1982: i giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia pronunciarono l'assoluzione per tutti gli imputati, compreso Papa, e nelle motivazioni definirono Buzzi "un cadavere da assolvere". Una sentenza, questa, che però venne annullata il 30 novembre 1984 dalla Cassazione, che dispose un nuovo processo per gli imputati Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici. In quello stesso anno, una seconda inchiesta fu aperta sulla base delle rivelazioni di alcuni pentiti: tra gli indagati il neofascista Cesare Ferri, accusato anche dalla testimonianza di un prete, il fotomodello Alessandro Stepanoff e il suo amico Sergio Latini che gli aveva fornito un alibi.
Il primo appello bis
Nel processo d'appello-bis, celebrato a Venezia, tutti gli imputati del primo procedimento bresciano vennero assolti: il verdetto sarà confermato in Cassazione. Il 23 maggio 1987, poi, i giudici di Brescia conclusero con un'assoluzione per insufficienza di prove il processo nei confronti di Ferri, Latini e Stepanoff: una pronuncia che troverà conferma, con formula piena, nei successivi gradi di giudizio. Il 23 maggio del 1993, il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi, accogliendo la richiesta del pm, stabilì il proscioglimento "per non aver commesso il fatto" per gli ultimi indagati dell'inchiesta bis. Nella sua sentenza, Zorzi scrisse che l'ordigno esploso in piazza della Loggia non fu "strumento di una strage indiscriminata, di un atto di terrorismo puro... ma di un vero e proprio attacco diretto e frontale all'essenza della democrazia".
La terza inchiesta
Chiusa così la seconda indagine, qualche mese dopo prese il via la terza inchiesta sulla strage, quella che ha portato al processo di oggi. Il 16 novembre 2010 i giudici della Corte d'assise di Brescia assolsero tutti i cinque imputati - Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti - con la formula dell'articolo 530, comma 2 del codice di procedura penale, 'erede' della vecchia insufficienza di prove. Venne revocata la misura cautelare - che aveva superato il vaglio della Cassazione - nei confronti dell'ex ordinovista Delfo Zorzi, che ora vive in Giappone e ha cambiato nome.
Le condanne all'ergastolo per Maggi e Tramonte
Le assoluzioni vennero confermate in appello il 14 aprile 2012, ma la Suprema Corte, il 21 febbraio 2014 annullò con rinvio quelle pronunciate nei confronti di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Confermata in via definitiva, invece, l'assoluzione di Delfo Zorzi. Il 26 maggio 2015 a Milano, iniziò il processo d'appello bis, concluso il 22 luglio dello stesso anno con la condanna all'ergastolo di Maggi e Tramonte.