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MONDO

Iraq, nuove proteste dopo la morte di un attivista e il tentato omicidio di un comico tv

Thaer al Tayeb, è l'ultimo, in ordine di tempo, di una serie di attivisti che hanno perso la vita da quando è cominciata, poco più di tre mesi fa, una protesta di massa. La notte scorsa qualcuno ha cercato di uccidere il comico tv Aws Fadhil, sparando all'indirizzo della sua automobile

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Divampa nuovamente la protesta in Iraq, riaccesa dalla morte di un famoso attivista e dal tentato omicidio di un comico televisivo. Thaer al Tayeb, attivista di Diwaniyah, circa 200 km da Baghdad, è morto per le ferite riportate in un attentato contro lui e un altro attivista, il cui veicolo venne fatto saltare in aria mentre loro si trovavano a bordo.

A Diwaniyah, dove sono stati celebrati i funerali dell'attivista, sono state incendiate le sedi di due delle milizie più temute e odiate dai manifestanti: la filo-iraniana Badr, che fa riferimento a parlamentare Hadi al Ameri, e Assaib Ahl Al Haq, i cui vertici sono stati colpiti di recente da sanzioni americane perche' considerati responsabili di sequestri, omicidi e torture.

Tayeb, è l'ultimo, in ordine di tempo, di una serie di attivisti che hanno perso la vita da quando è cominciata, poco più di tre mesi fa, una protesta di massa contro il carovita e l'ingerenza di Teheran nel Paese e per una legge elettorale, d'impronta uninominale. Adesso tocca ai comici: la notte scorsa qualcuno ha cercato di uccidere Aws Fadhil, che dagli schermi dalla tv ha costruito la propria celebrità come comico e battutista, sparando all'indirizzo della sua automobile, sulla quale l'artista viaggiava.

"Attaccano coloro che appoggiano la rivoluzione - ha detto il comico - ma noi continuiamo e un obiettivo lo abbiamo raggiunto". Il riferimento è all'approvazione della legge elettorale da parte del Parlamento, che però rischia di essere svuotata da una riforma delle circoscrizioni che potrebbe premiare i notabili e ostacolare l'arrivo al potere di tecnici e indipendenti.

Teheran è uno dei bersagli indiretti della protesta in Iraq, condotta soprattutto da giovani - nel Paese il tasso di disoccupazione giovanile è al 25%, il doppio della media nazionale - delle città del sud a maggioranza sciita, che sono scesi in piazza, sfidando il coprifuoco imposto dalle autorità, contro una classe politica considerata corrotta e avvezza all'appropriazione di fondi pubblici, in un paese dilaniato da 15 anni di guerra civile de facto e con infrastrutture carenti, ulteriormente provate dalla recente guerra all'Isis.

L'Iraq è il secondo produttore di petrolio dell'Opec, ha le quinte più estese riserve di petrolio al mondo ma il 22,5% degli iracheni vive sotto la soglia di povertà,  secondo i dati della Banca mondiale. Il governo iracheno è sostenuto simultaneamente dagli Stati Uniti e dall'Iran, che però ha oggi un peso visibilmente maggiore degli americani nelle dinamiche interne, soprattutto grazie ai rapporti intessuti tra le scuole religiose sciite dei due paesi e dal ruolo che le milizie sciite - formate e sostenute dall'Iran - hanno avuto nella guerra contro Isis.  Proprio le milizie - molte delle quali hanno dei partiti politici di riferimento, entrati in parlamento e poi nel governo.