MONDO
Obiettivo: "Combattere l'Islam radicale"
Netanyahu: un nuovo muro da Eilat al Golan
Tre le strade che Netayahu vuole praticare per arginare quella che chiama l'ondata di islam radicale: ampliare le operazioni militari a Gaza, una nuova barriera di sicurezza a est e una cooperazione con l'Egitto, la Giordania e il popolo curdo. Un altro muro che si aggiungerebbe a quello della West Bank e a quello anti-migranti

Un'altra barriera di sicurezza, questa volta a est, da Eilat "da costruire gradualmente fino alla barriera che abbiamo già costruito sulle alture del Golan". A dirlo è stato il premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo cui per arginare l'islam radicale servono nuove operazioni militari a Gaza, una nuova barriera sia una cooperazione regionale con l'Egitto, la Giordania e anche con il "combattivo popolo curdo, che ha dato prova di moderazione politica e che ha diritto a una indipendenza politica". Una conferenza stampa con la quale dà, quindi, la sua benedizione all'indipendenza del Kurdistan.
Netanyahu: Valle del Giordano sotto la supervisione militare di Israele
La zona compresa tra la Valle del Giordano e il territorio israeliano, ha ribadito Netanyahu, è strategica. E quindi, insiste, deve rimanere "per un lungo periodo" sotto la supervisione militare diretta di Israele. Il che, non contrasta - nel pensiero del premier - con il principio di sovranità nazionale "cosi' come la sovranità della Germania non è stata menomata dalla presenza sul suolo di forze Usa".
Da Gaza 60 razzi
Dall'inizio del mese oltre 60 razzi lanciati da Gaza hanno colpito e distrutto due capannoni a Sderot, nel Negev. L'aviazione israeliana ha reagito centrando nove obiettivi nella Striscia. Mentre Netanyahu si dice pronto a estendere le operazioni a Gaza, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman evoca una nuova occupazione - l'esercito ha due opzioni, secondo il titolare della politica internazionale, limitarsi ai raid aerei oppure pianificare un'occupazione.
La situazione a Gaza
Israele si è ritirato da Gaza nel 2005. Hamas - che Israele e Stati Uniti classificano come un gruppo terroristico . ha preso controllo della Striscia nel 2007. Abbas, la cui ANP governa la West Bank, ha formato all'inizio di giugno un governo di coalizione con Hamas.
Il muro della West Bank
Quello da Eilat al Golan sarebbe un secondo muro, dopo quello iniziato a costruire nel 2002 che separa Israele dalla Cisgiordania. Condannato come illegale dalla Corte Internazionale dell'Aja, punteggiato di check point e in più punti decorato da graffiti che inneggiano alla pace e alla libertà (sul lato palestinese), è il muro dove Papa Francesco ha scelto di pregare durante il suo viaggio in Terra Santa.
La barriera contro i migranti
Meno nota è invece la barriera che separa Israele e l'Egitto. Costruita per lasciare fuori i migranti che dal deserto del Negev tentato di entrare nel Paese governato da Netanyahu. E' stato il premier a volerlo dopo che 50 mila migranti arrivati a Tel Aviv ne avevano alterato il tessuto sociale, causando scontri e proteste dei quartieri popolari. Da qui, il pugno di ferro: sgomberi forzati, progetto di allargare il centro di Holot - il centro di detenzione temporanea noto come "prigione all'aria aperta per migranti" - assegni per favorire le partenze verso alcuni Stati africani. E' contro questo sistema che fino ad oggi, per tre giorni, quasi mille persone, eritrei e sudanesi, sono rimaste accampate a 300 metri dal confine con il Sinai egiziano. A portare loro acqua e viveri, alcuni abitanti del kibbutz di Nitzana, vicino all'omonimo valico. A portare conforto, invece, alcuni rappresentanti dell'UNHCR e di ong locali. Dopo una marcia di protesta, senza esito, si sono visti spingere a forza su autobus dai militari. Ora rischiano fino a tre mesi di carcere.
Netanyahu: Valle del Giordano sotto la supervisione militare di Israele
La zona compresa tra la Valle del Giordano e il territorio israeliano, ha ribadito Netanyahu, è strategica. E quindi, insiste, deve rimanere "per un lungo periodo" sotto la supervisione militare diretta di Israele. Il che, non contrasta - nel pensiero del premier - con il principio di sovranità nazionale "cosi' come la sovranità della Germania non è stata menomata dalla presenza sul suolo di forze Usa".
Da Gaza 60 razzi
Dall'inizio del mese oltre 60 razzi lanciati da Gaza hanno colpito e distrutto due capannoni a Sderot, nel Negev. L'aviazione israeliana ha reagito centrando nove obiettivi nella Striscia. Mentre Netanyahu si dice pronto a estendere le operazioni a Gaza, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman evoca una nuova occupazione - l'esercito ha due opzioni, secondo il titolare della politica internazionale, limitarsi ai raid aerei oppure pianificare un'occupazione.
La situazione a Gaza
Israele si è ritirato da Gaza nel 2005. Hamas - che Israele e Stati Uniti classificano come un gruppo terroristico . ha preso controllo della Striscia nel 2007. Abbas, la cui ANP governa la West Bank, ha formato all'inizio di giugno un governo di coalizione con Hamas.
Il muro della West Bank
Quello da Eilat al Golan sarebbe un secondo muro, dopo quello iniziato a costruire nel 2002 che separa Israele dalla Cisgiordania. Condannato come illegale dalla Corte Internazionale dell'Aja, punteggiato di check point e in più punti decorato da graffiti che inneggiano alla pace e alla libertà (sul lato palestinese), è il muro dove Papa Francesco ha scelto di pregare durante il suo viaggio in Terra Santa.
La barriera contro i migranti
Meno nota è invece la barriera che separa Israele e l'Egitto. Costruita per lasciare fuori i migranti che dal deserto del Negev tentato di entrare nel Paese governato da Netanyahu. E' stato il premier a volerlo dopo che 50 mila migranti arrivati a Tel Aviv ne avevano alterato il tessuto sociale, causando scontri e proteste dei quartieri popolari. Da qui, il pugno di ferro: sgomberi forzati, progetto di allargare il centro di Holot - il centro di detenzione temporanea noto come "prigione all'aria aperta per migranti" - assegni per favorire le partenze verso alcuni Stati africani. E' contro questo sistema che fino ad oggi, per tre giorni, quasi mille persone, eritrei e sudanesi, sono rimaste accampate a 300 metri dal confine con il Sinai egiziano. A portare loro acqua e viveri, alcuni abitanti del kibbutz di Nitzana, vicino all'omonimo valico. A portare conforto, invece, alcuni rappresentanti dell'UNHCR e di ong locali. Dopo una marcia di protesta, senza esito, si sono visti spingere a forza su autobus dai militari. Ora rischiano fino a tre mesi di carcere.