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TECH

Uno studio di Samsung

Gli italiani non sanno che anche gli smartphone sono vulnerabili ai virus

Siamo convinti di conoscere il nostro telefonino a menadito, ma inciampiamo sui termini tecnici di base e soprattutto ignoriamo quasi completamente i rischi per la nostra privacy

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Fare una telefonata a ritmo di back up mentre si va in giro su un trojan 4X4 ascoltando la musica dei tri-band. Non sembra, ma stiamo parlando di smartphone e tecnologia, almeno secondo quello che pensa una cospicua percentuale di italiani.

Ignoranza pericolosa
E’ una delle curiosità che emergono dallo studio Samsung Trend Radar sul rapporto tra gli italiani e il loro smartphone, nel quale il dato più preoccupante che si evidenzia è che solo il 10% delle persone è conscio dei rischi legati alla sicurezza dei dati contenuti nel telefono a causa di attacchi potenziali di virus, mentre l’88% non ne ha consapevolezza.

Tutti esperti
Scopriamo così che il 39% si promuove a pieni voti nella conoscenza di caratteristiche tecniche del proprio telefono portatile, mentre il 41% si considera un buon intenditore. Una passione che si traduce in forti acquisti, come conferma il 46% degli italiani che ha dichiarato di aver cambiato fino a tre smartphone negli ultimi 5 anni, mentre il 23% ha addirittura a fatica superato l’anno per ogni dispositivo nello stesso periodo di riferimento.

Con sprezzo del ridicolo
E però sui termini tecnici cadiamo miseramente, con risposte che sfiorano la cifra comica. Ecco che allora il misterioso trojan, che il 38% degli italiani pensa che sia una marca di suv o una parolaccia russa (35%), invece di un malware. Mentre per il 78% degli intervistati il GDPR (General Data Protection Regulation) è un codice di programmazione informatica e non il regolamento della Commissione Europea per la protezione dei dati personali (2%). Per il 38% il termine widget fa invece riferimento ad un titolo di un film horror americano, anziché essere l’insieme di pulsanti che compongono l’interfaccia grafica. E ancora, il 34% non sa il significato di tri-band, secondo cui sarebbe una band musicale con tre componenti, anziché il dispositivo che supporta frequenze multiple per la comunicazione, per chiudere in bellezza con il 37% che non sa cosa sia il backup, tanto da reputarlo un passo di hip hop, invece che la duplicazione di un file o di un insieme di dati su un supporto esterno per avere una copia di riserva.
 
Amico smartphone
Ma come lo usiamo questo smartphone? Secondo lo studio, condotto mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1.500 persone dai 18 ai 65 anni nel mese di aprile 2018, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community, gli italiani lo utilizzano dai 30 ai 60 minuti ogni giorno (27%) o fino a 90 minuti (34%). Per la maggior parte di loro, pigiare sulla sua tastiera virtuale rappresenta il primo gesto (68%) o l’ultimo direttamente a letto (77%), anche se il momento della pausa pranzo (43%) e del relax davanti alla tv alla sera (59%) rappresentano i momenti preferiti per utilizzarlo. Tra i più ‘addicted’ invece, ad essere preferiti sono il momento del viaggio sui mezzi (51%) o persino in ufficio, tra una mail ed un’altra (36%). Considerato più intuitivo all’uso, rispetto al pc (68%), non ingombrante (35%) e veloce grazie alla connessione in rete (54%), lo smartphone è stato utilizzato fino a cinque volte in un mese per fare compere (46%), oppure per svolgere delle commissioni personali (17%). Per risparmiare tempo ed energie il 42% degli intervistati ha dichiarato di usarlo per prenotare viaggi e voli, per pagare le tasse scolastiche (35%), persino per prenotare visite mediche (37%) ed accedere al proprio conto personale per verificarne importi e movimenti (38%). Pratiche queste che vengono svolte, per 1 italiano su 3 (38%) più di cinque volte al mese.

Per farci cosa?
Lo shopping online (78%) batte di gran lunga il download di musica (67%) e di film (42%); ma è la partecipazione a chat di messaggistica istantanea a primeggiare tra le richieste principali (85%), seguito dalla navigazione in rete (72%). Solo un’esigua percentuale utilizza il proprio mobile solo per chiamare (11%) o per mandare sms (6%), pratica ormai quasi del tutto andata in soffitta.

Insomma, un oggetto sempre più amato e diffuso che continuiamo a riempire di preziosi dati personali: ricordiamoci semplicemente che non è invulnerabile, che esistono antivirus specifici ed efficaci e magari anche che è necessario fare ogni tanto una copia di backup, senza per questo essere costretti a ballare.