POLITICA
Crisi Pd
Bersani: "Sembra che Renzi voglia cacciare pezzi di partito. No agli insulti"
"Le critiche sono legittime, ma prima di alzare il ditino mi aspetterei un'autocritica da chi ha avuto l'occasione di cambiare il Paese senza riuscirci", sottolinea il Presidente del Pd Matteo Orfini. Attacca il deputato Pd Matteo Speranza: "La prospettiva per noi è la costruzione del centrosinistra. Il premier invece si muove nell'ottica del Partito della Nazione"

Acque agitate nel Pd. Lo scontro a distanza Renzi-Bersani e le parole di Massimo D'Alema - che ha parlato della necessità di ricostruire il centrosinistra, alternativo al 'partitino del premier' - continuano a provocare reazioni contrastanti tra gli esponenti Dem.
"Io assieme ad altri stiamo cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è molto convinta di starci - sostiene l'ex segretario Pd Pierluigi Bersani - A volte si ha l'impressione invece che il segretario voglia cacciarli fuori: il segretario deve fare la sintesi non deve insultare un pezzo di partito". E incalza: "Sì, lo ammetto, mi sono arrabbiato molto ieri. Se mi toccano l'Ulivo... Se al corso di formazione politica vai a dire che la sinistra ha distrutto l'Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi... Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io. Non io Bersani, io centrosinistra".
"Non sciupate il Pd perché altrimenti c'è "solo il baratro del dilagare di forme inimmaginabili di populismo", tuona invece l'ex-segretario del Partito democratico, Walter Veltroni. " I toni si sono fatti aspri e si affaccia il rischio di scissioni, separazioni dolorose, possibili contraccolpi per il centrosinistra alle elezioni comunali".
"Serve un passo avanti unitario da parte di tutti" esorta a sua volta il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina che tiene a sottolineare: "Non ho condiviso il ragionamento fatto da Massimo D'Alema. Questi toni non colmano un vuoto, rischiamo invece di aprire un solco con gli elettori". Alle comunali - assicura - non correrà un partito troppo di centro, "ma lavoro tutti i giorni perchè ci sia più sinistra nel Pd".
Un partito che non è altro che "un dialogo tra sordi" bolla il deputato Pd Matteo Richetti che parla "di scarsa generosità da un lato e dall'altro di una minoranza afona per l'inaccettabile pregiudizio su Renzi e l'includenza del passato". Richetti sostiene infatti che attualmente ci troviamo difronte a un partito che ha una identità fondata sul futuro e non sul passato grazie al premier. Ma non gli risparmia un appunto: "La straordinaria forza che Renzi mette nell'azione di governo non trova lo stesso vigore nella vita del partito". E spiega: "Non si tratta di anticipare il congresso, ma di rafforzare la guida del Pd, facendo nascere un gruppo dirigente allargato".
A sua volta il Presidente del Pd, Matteo Orfini, rispedisce al mittente, ossia a Massimo D'Alema, le accuse di "arroganza" dei dirigenti. E replica: "Io vedo una classe dirigente plurale che si forma nel fuoco di una battaglia politica difficilissima. Le critiche sono legittime, ma prima di alzare il ditino mi aspetterei un'autocritica da chi ha avuto l'occasione di cambiare il Paese senza riuscirci. Questo Pd, lo dico anche a Bersani, si è molto 'raddrizzato' rispetto alle timidezze del passato".
"L'antirenzismo non aiuta" - tiene a sottolineare il governatore della Toscana Enrico Rossi - Bisogna misurarsi di più sulla sofferenza del Paese. E' stato fatto molto ma non basta. Poi avverte: "la gente ci vuole uniti, sarebbe un errore non sostenere i candidati renziani a Roma e Milano. In merito all'anticipazione del congresso Rossi avverte: "sarebbe meglio una conferenza di organizzazione. Abbiamo un partito fortemente indebolito. Renzi vede i corpi intermedi come un impaccio, ma il Paese funziona solo così: le energie non possono essere tutte a Palazzo Chigi".
Critico nei confronti di Renzi, il deputato Pd Matteo Speranza: "La prospettiva per noi è la costruzione del centrosinistra. Il premier invece si muove nell'ottica del Partito della Nazione". E incalza: stop al trasformismo.
"Io assieme ad altri stiamo cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è molto convinta di starci - sostiene l'ex segretario Pd Pierluigi Bersani - A volte si ha l'impressione invece che il segretario voglia cacciarli fuori: il segretario deve fare la sintesi non deve insultare un pezzo di partito". E incalza: "Sì, lo ammetto, mi sono arrabbiato molto ieri. Se mi toccano l'Ulivo... Se al corso di formazione politica vai a dire che la sinistra ha distrutto l'Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi... Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io. Non io Bersani, io centrosinistra".
"Non sciupate il Pd perché altrimenti c'è "solo il baratro del dilagare di forme inimmaginabili di populismo", tuona invece l'ex-segretario del Partito democratico, Walter Veltroni. " I toni si sono fatti aspri e si affaccia il rischio di scissioni, separazioni dolorose, possibili contraccolpi per il centrosinistra alle elezioni comunali".
"Serve un passo avanti unitario da parte di tutti" esorta a sua volta il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina che tiene a sottolineare: "Non ho condiviso il ragionamento fatto da Massimo D'Alema. Questi toni non colmano un vuoto, rischiamo invece di aprire un solco con gli elettori". Alle comunali - assicura - non correrà un partito troppo di centro, "ma lavoro tutti i giorni perchè ci sia più sinistra nel Pd".
Un partito che non è altro che "un dialogo tra sordi" bolla il deputato Pd Matteo Richetti che parla "di scarsa generosità da un lato e dall'altro di una minoranza afona per l'inaccettabile pregiudizio su Renzi e l'includenza del passato". Richetti sostiene infatti che attualmente ci troviamo difronte a un partito che ha una identità fondata sul futuro e non sul passato grazie al premier. Ma non gli risparmia un appunto: "La straordinaria forza che Renzi mette nell'azione di governo non trova lo stesso vigore nella vita del partito". E spiega: "Non si tratta di anticipare il congresso, ma di rafforzare la guida del Pd, facendo nascere un gruppo dirigente allargato".
A sua volta il Presidente del Pd, Matteo Orfini, rispedisce al mittente, ossia a Massimo D'Alema, le accuse di "arroganza" dei dirigenti. E replica: "Io vedo una classe dirigente plurale che si forma nel fuoco di una battaglia politica difficilissima. Le critiche sono legittime, ma prima di alzare il ditino mi aspetterei un'autocritica da chi ha avuto l'occasione di cambiare il Paese senza riuscirci. Questo Pd, lo dico anche a Bersani, si è molto 'raddrizzato' rispetto alle timidezze del passato".
"L'antirenzismo non aiuta" - tiene a sottolineare il governatore della Toscana Enrico Rossi - Bisogna misurarsi di più sulla sofferenza del Paese. E' stato fatto molto ma non basta. Poi avverte: "la gente ci vuole uniti, sarebbe un errore non sostenere i candidati renziani a Roma e Milano. In merito all'anticipazione del congresso Rossi avverte: "sarebbe meglio una conferenza di organizzazione. Abbiamo un partito fortemente indebolito. Renzi vede i corpi intermedi come un impaccio, ma il Paese funziona solo così: le energie non possono essere tutte a Palazzo Chigi".
Critico nei confronti di Renzi, il deputato Pd Matteo Speranza: "La prospettiva per noi è la costruzione del centrosinistra. Il premier invece si muove nell'ottica del Partito della Nazione". E incalza: stop al trasformismo.