ITALIA
Il delitto della bimba non ha un colpevole
L'omicidio della piccola Matilda resta un mistero: assolto ex compagno della madre

Nessun colpevole 11 anni dopo l'omicidio della piccola Matilda Borin, morta a 23 mesi nel 2005 a Roasio, nel vercellese, per un violento colpo alla schiena. Antonio Cangialosi, l'ex compagno di Elena Romani a processo per la morte della figlia della donna, è stato assolto per non avere commesso il fatto. "Una assoluzione che fa male - commentano i legali della donna - ma il processo non finisce qui. Faremo appello".
Il pm Paolo Tamponi aveva chiesto 8 anni per Cangialosi nel processo che era seguito alla decisione della Cassazione di riaprire il caso, accogliendo il ricorso dei legali della madre e annullando la precedente decisione del gip di Vercelli di non doversi procedere nei confronti dell'uomo.
Le lesioni sul corpo di Matilda, aveva sostenuto il pm nella sua arringa finale, sono state provocate quando la bambina era insieme ad Antonio Cangialosi. "In quella casa, oltre a Matilda, c'erano due persone: una dei due, la Romani, ha una sentenza irrevocabile di assoluzione", aveva ricordato nel corso del processo l'avvocato Roberto Scheda, che con il collega Tiberio Massironi assiste la madre della piccola vittima. La donna è stata assolta in tutti i gradi di giudizio. Di ben altro parere è stato però il giudice Fabrizio Felice, che ha assolto Cangialosi. L'uomo era accusato di omicidio preterintenzionale.
"In quella villetta, a Roasio, erano presenti due persone. Matilda non può essersi inferta da sola le ferite mortali", ha detto l'avvocato Roberto Scheda, difensore di Elena Romani con il collega Tiberio Massironi, al termine del processo con rito abbreviato che ha assolto l'ex compagno della donna, Antonio Cangialosi, per la morte della bimba di 23 mesi avvenuta nel 2005. "Per Matilda quello di oggi non è ancora il giorno della giustizia", ha aggiunto il legale.
Il pm Paolo Tamponi aveva chiesto 8 anni per Cangialosi nel processo che era seguito alla decisione della Cassazione di riaprire il caso, accogliendo il ricorso dei legali della madre e annullando la precedente decisione del gip di Vercelli di non doversi procedere nei confronti dell'uomo.
Le lesioni sul corpo di Matilda, aveva sostenuto il pm nella sua arringa finale, sono state provocate quando la bambina era insieme ad Antonio Cangialosi. "In quella casa, oltre a Matilda, c'erano due persone: una dei due, la Romani, ha una sentenza irrevocabile di assoluzione", aveva ricordato nel corso del processo l'avvocato Roberto Scheda, che con il collega Tiberio Massironi assiste la madre della piccola vittima. La donna è stata assolta in tutti i gradi di giudizio. Di ben altro parere è stato però il giudice Fabrizio Felice, che ha assolto Cangialosi. L'uomo era accusato di omicidio preterintenzionale.
"In quella villetta, a Roasio, erano presenti due persone. Matilda non può essersi inferta da sola le ferite mortali", ha detto l'avvocato Roberto Scheda, difensore di Elena Romani con il collega Tiberio Massironi, al termine del processo con rito abbreviato che ha assolto l'ex compagno della donna, Antonio Cangialosi, per la morte della bimba di 23 mesi avvenuta nel 2005. "Per Matilda quello di oggi non è ancora il giorno della giustizia", ha aggiunto il legale.