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MONDO

Medici e genitori devono trovare accordo sulle cure

Charlie Gard, scaduto termine per accordo medici-genitori sul fine vita: la parola torna al giudice

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E' scaduto il termine stabilito dal tribunale entro cui i genitori di Charlie Gard e i medici del Great Ormond Street dovevano trovare un accordo su dove il piccolo dovesse trascorrere le ore finali della sua vita. Ora la parola torna dunque al giudice, Nicholas Francis: se sul suo tavolo non arriverà un'intesa sarà lui a scegliere in quale struttura per malati terminali trasferire il bimbo. 

Cosa succede adesso
Come ha stabilito il giudice dell'Alta corte inglese, Nicholas Francis, Chris Gard e Connie Yates e i medici dell'ospedale Great Ormond Street (dove è attualmente ricoverato Charlie) avevano tempo fino a mezzogiorno per decidere quale sarà il programma palliativo da adottare e quanto tempo il piccolo avrà ancora da vivere. Ora la parola torna al giudice che, in un primo momento, fiducioso sulla riuscita di un accordo, aveva stabilito che in caso contrario il bambino avrebbe comunque dovuto essere trasferito in clinica.

Le richieste dei genitori e il medico non qualificato
I genitori hanno chiesto che il bimbo possa essere lasciato in vita ancora una settimana e il loro avvocato, Grant Armstrong, ha detto di aver trovato un medico disposto a occuparsi della cura palliativa del bambino nei suoi ultimi momenti di vita. Il medico indicato, però, risulta essere un semplice medico di famiglia - e non uno specialista in terapia intensiva pediatrica - che l'ospedale
considera invece "essenziale" per dare al bimbo la giusta attenzione di cui ha bisogno nei suoi ultimi istanti. I genitori volevano che il bimbo potesse tornare a casa ma per i medici questa strada era impraticabile. 

La malattia di Charlie: non vede, non sente e non si muove
Charlie, che ha 11 mesi, è affetto da una malattia genetica rarissima (ne soffrono 16 bambini in tutto il mondo), la depressione del Dna mitocondriale: provoca un indebolimento muscolare progressivo e danni cerebrali, perché il corpo non produce energia per gli organi. Non può vedere, non può sentire e non può muoversi. I medici che lo seguono a Londra hanno ritenuto mesi fa che la qualità di vita del piccolo non fosse più dignitosa, dato che non aveva alcuna possibilità di miglioramento.

La battaglia legale
I genitori però non hanno accettato l'idea di staccare la spina e hanno iniziato una battaglia legale rivolgendosi all'Alta corte inglese, l'11 aprile, poi alla corte l'Appello inglese, il 25 maggio, infine alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, l'8 giugno. Tutti i giudici hanno dato ragione ai medici.

#charliesfight
#charliesfight, la battaglia di Charlie, è diventata virale portando il caso sotto i riflettori di tutto il mondo. Papa Francesco e Donald Trump si sono offerti di prendere in cura il piccolo. Ma il tempo è passato troppo in fretta per una malattia di cui non si sa quasi nulla e che degenera molto velocemente.