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MONDO

Il Califfato rivendica la strage

Siria, raffica di attentati dell'Isis a Jableh e Tartus: almeno cento morti

Gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani sulla loro pagina di Facebook parlano di "sette esplosioni". ll direttore Rami Abdel Rahman, sottolinea che si tratta di attacchi "senza precedenti" contro Tartus e Jableh. Il Presidente turco, Erdogan ammonisce: "il mondo ha chiuso gli occhi a a lungo davanti i crimini di Assad"

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L'Isis ha rivendicato la strage compiuta questa mattina a Tartus e Jableh, due roccaforti del regime in Siria, dove l'esplosione simultanea di sette autobomba ha fatto oltre 100 morti e decine di feriti.

Gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani sulla loro pagina di Facebook parlano di "101 morti in sette esplosioni". Quattro le esplosioni, di cui almeno uno causata da un attentatore suicida, che hanno colpito Jableh, come ha spiegato il direttore dell'Osservatorio Rami Abdel Rahman, che ha parlato di attacchi "senza precedenti" contro le due città costiere.

Altre tre deflagrazioni, almeno una delle quali provocata da un kamikaze, ha colpito Tartus. Secondo l'agenzia di stampa Sana, a Tartus sono entrati in azione tre attentatori kamikaze nella zona occidentale della città. Un'autobomba è esplosa nei pressi di una fermata dell'autobus, un attentatore suicida si è fatto saltare in aria all'interno della stazione del bus e un terzo ha azionato la sua cintura esplosiva in una zona residenziale zona di fronte, ha spiegato
l'agenzia.

Erdogan: mondo ha chiuso gli occhi a lungo davanti crimini di Assad
"La comunità internazionale ha ignorato a lungo le sue responsabilità nei confronti del popolo siriano, chiudendo gli occhi davanti ai crimini commessi da Bashar al-Assad (il presidente, ndr) contro la sua stessa gente". Lo ha dichiarato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, in un intervento sul 'Guardian', nel giorno in cui a Istanbul si apre il primo summit umanitario mondiale organizzato dalle Nazioni Unite, al quale è attesa la partecipazione di circa 65 tra capi di Stato, di governo e ministri.

Secondo Erdogan, la comunità internazionale ha iniziato ad occuparsi della crisi siriana quando "sono comparsi i rifugiati nelle strade dell'Europa e le organizzazioni terroristiche come lo Stato islamico hanno iniziato ad attaccare i cittadini europei. Solo allora i leader europei hanno capito di non poter più ignorare il problema". Per il presidente turco, "si sarebbero potuti evitare molti problemi legati alla Siria se si fosse intervenuti nelle prime fasi del conflitto. Ma non è ancora troppo tardi se i leader europei oggi sono pronti a prendersi le giuste responsabilità".

Erdogan ha infine messo in guardia dal "commettere errori. Il popolo siriano - ha spiegato - continuerà a soffrire finché la comunità internazionale non si impegnerà seriamente per porre fine alla crisi, impedirà gli attacchi contro i civili e stabilirà zone sicure nel Paese. E il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve dare l'esempio. Esortiamo i membri permanenti ad usare il loro potere di veto per promuovere la pace, la stabilità e la sicurezza in tutto il mondo, invece di guardare ai loro interessi a breve termine".