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ITALIA

Banche

Crac del Credito Cooperativo, 6 anni in appello a Denis Verdini

Pena ridotta. In primo grado aveva avuto 9 anni. La riduzione è dovuta al riconoscimento, da parte dei giudici, di una continuazione tra il reato di bancarotta per l'ex Credito Cooperativo e la parte del processo riguardante la società Ste che editava "Il Giornale della Toscana"

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L'ex senatore di Ala Denis Verdini è stato condannato anche in appello per il crack del Credito Cooperativo. I giudici della Corte d'appello di Firenze hanno ridotto la pena a 6 anni e 10 mesi di reclusione, rispetto ai 9 anni della sentenza di primo grado. La riduzione è dovuta al riconoscimento, da parte dei giudici, di una continuazione tra il reato di bancarotta per l'ex Credito Cooperativo e la parte del processo riguardante la società Ste che editava "Il Giornale della Toscana".

Dal crac Ccf all'editoria, così l'indagine
La vicende del crac del Credito Cooperativo Fiorentino, la "banchina" fallita nel 2012, di cui Denis Verdini e' stato presidente per vent'anni, dal 1990, e dei contributi del fondo dell'editoria percepiti dai suoi giornali editi da finte cooperative, sono state oggetto di un'inchiesta condotta dai pm Luca Turco e Giuseppina Mione. L'indagine ha disegnato la rete di rapporti esistente tra il Credito cooperativo fiorentino e i due imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, soci della holding Hbf che controllava decine di societa', fra cui l'impresa di costruzioni Btp, la catena di alberghi Una, la Immobiliare Ferrucci, 'scrigno' del comparto immobiliare del gruppo.

Secondo l'accusa, la banca aveva erogato decine di finanziamenti a societa' riconducibili a interessi di Riccardo Fusi (gia' condannato per l'inchiesta sulla 'cricca' degli appalti, capitolo Scuola Marescialli di Firenze), Roberto Bartolomei e altri imputati su contratti preliminari basati su operazioni fittizie o comunque viziati da irregolarita' di vario tipo. Un sistema che nel tempo avrebbe favorito una galassia di societa' - alcune fallite - contribuendo a svuotare il patrimonio del centenario istituto di credito. Nel processo i pm evidenziarono anche presunte carenze nei controlli della governance della banca, con mancate verifiche di operazioni quanto meno incaute o comunque estranee alla prassi del sistema creditizio.

Al crac era stato collegato pure il complesso meccanismo ideato per accedere senza averne diritto - sulla base di una sorta di fatturazione circolare tra le varie societa' per prestazioni e servizi - ai contributi per l'editoria di alcune testate locali. In questo filone processuale entra infatti la vicenda della bancarotta della Ste (Societa' Toscana Edizioni), che editava 'Il Giornale della Toscana', pubblicato dal 1998 al 2014 in abbinamento con 'Il Giornale', della societa' Sette Mari e di altre societa' 'service' collegate tra loro nella 'galassia' editoriale e mediatica promossa a Firenze dallo stesso Verdini. I guai dell'ex Credito cooperativo fiorentino iniziarono nel 2010, con una prima ispezione della Banca d'Italia.

La situazione economica dell'istituto era traballante: dopo due anni di amministrazione straordinaria, nel 2012 il tribunale di Firenze ne sentenzio' il fallimento. Ma mentre l'attivita', a garanzia dei risparmiatori, venne rilevata da Chianti Banca, i pm fiorentini aprirono un'inchiesta. Secondo le ipotesi dei pm, Verdini aveva usato la banca come un 'bancomat' personale. Le indagini a questo punto si allargarono anche all'altra attivita' di Verdini: il quotidiano 'Il giornale della Toscana', dorso regionale de 'Il Giornale', e i settimanali locali Metropoli. A editare questi giornali erano delle cooperative (la Societa' Toscana Edizioni srl e la Sette Mari scarl) che, sempre secondo le accuse, sarebbero servite a drenare i fondi pubblici. Piu' di 4 milioni all'anno di contributi vennero ad esse erogati dal Fondo per l'editoria, tra il 2005 e il 2009. Il 15 luglio del 2014, il gup Fabio Frangini dispose il rinvio a giudizio di tutti gli imputati.