ITALIA
Processo a Massimo Bossetti
Yara, i legali della famiglia chiedono un risarcimento da 1,4 milioni di euro
E' ripreso questa mattina al tribunale di Bergamo il processo a carico di Massimo Bossetti per l'omicidio di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata cadavere tre mesi dopo.

Un risarcimento di un milione e 400 mila euro. È quanto ha chiesto l'avvocato Enrico Pelillo per il papà e la sorella maggiore di Yara Gambirasio, oggi al processo contro Massimo Bossetti. Nel dettaglio, Pelillo ha domandato 983.970 euro per papà Fulvio e 427.260 per la sorella Keba per un totale di 1.411.230 euro e comunque una provvisionale di non meno di 300 mila euro per Fulvio e 150 mila per Keba. Il risarcimento di 1,4 milioni di euro è stato chiesto solo a nome del papà e della sorella Keba, rappresentati dall'avvocato Enrico Pelillo. Per la mamma Maura Panarese, invece, la richiesta di risarcimento verrà quantificata nel pomeriggio durante l'arringa dell'altro legale della famiglia, l'avvocato Andrea Pezzotta.
L'avvocato di famiglia: Dna macigno per Bossetti, è la sua firma
Quella del Dna è "una prova storica" a carico di Massimo Bossetti, costituisce "un risultato scientifico inconfutabile" ed è quindi una prova "inossidabile, immarcescibile, un macigno per Bossetti, è la sua firma". Lo ha detto l'avvocato di parte civile Enrico Pelillo, che difende gli interessi della famiglia di Yara. Pelillo ha respinto le accuse di chi sostiene che si è andati alla ricerca "di un colpevole a tutti i costi" ma, ha detto, si è andati alla ricerca "del colpevole". E ha ringraziato gli inquirenti "che non hanno mai mollato". Il legale, che ha ricostruito le comparazioni dell'autocarro di Bossetti e la compatibilità delle fibre ritrovate, ha parlato anche delle ricerche a sfondo pornografico effettuate sul computer portatile sostenendo che "sono indicative di gusti sessuali", così come le lettere a sfondo hard inviate ad una detenuta, e quindi di preferenze per soggetti in età puberale. 'avvocato ha definito "scaltro" l'imputato e ha sottolineato il comportamento della famiglia di Yara, che si è ritrovata nel "dolore" ma ha mostrato "riserbo, pudore, decoro e dignità". E rivolto alla Corte ha detto: "La vostra più grande fatica in Camera di Consiglio sarà di sgombrare le menti dai bombardamenti mediatici per concentrarvi sugli atti" del processo.
Movente sessuale, Bossetti: non è vero niente
"Il movente dell'omicidio di Yara è chiaro e limpido ed è di natura sessuale", ha detto l'avvocato della famiglia Gambirasio, Enrico Pelillo, intervenendo oggi nell'arringa al processo contro Massimo Bossetti. Nel momento in cui il legale dei Gambirasio ha ricostruito come sono andati secondo lui i fatti, l'imputato è sbottato, rompendo il silenzio: "Non è vero niente!", ha esclamato.
Collega calunniato chiede a Bossetti 100mila euro
Un risarcimento totale di 100 mila euro o comunque una provvisionale di almeno 50 mila euro a discrezione della corte. L'ha chiesta stamattina durante l'udienza al processo a carico di Massimo Bossetti l'avvocato Carlotta Biffi, legale di Massimo Maggioni, un collega di lavoro dell'imputato che ha accusato il carpentiere di Mapello di calunnia. Davanti al pm Letizia Ruggeri, Bossetti disse infatti che proprio Maggioni aveva fatto in modo di far ricadere la colpa dell'omicidio di Yara su di lui per invidia nei suoi confronti. L'avvocato Biffi ha evidenziato come per il suo assistito la "macchia" della calunnia resterà indelebile per sempre e di come questo fatto ha sconvolto la sua vita e quella della sua famiglia. "Accusando Maggioni, Bossetti voleva togliersi di dosso una colpa e il verbale degli interrogatori lascia pochi dubbi sulla calunnia", ha evidenziato il legale, riprendendo alcuni stralci dai documenti agli atti. "Il pm chiede a Bossetti se il mio assistito 'avrebbe ucciso Yara e messo il suo sangue per vendicarsi di lei' e l'imputato risponde: 'per mio sospetto sì'", ha letto l'avvocato Biffi in aula. "Queste dichiarazioni sono state devastanti e Bossetti non si è mai nemmeno scusato con Maggioni", ha aggiunto il legale, citando la canzone 'Bocca di Rosa' di De André e 'Il barbiere di Siviglia' di Rossini, sottolineando quanto il danno subito dal suo assistito sia "morale, d'immagine e al nome: chi aveva dei figli piccoli in casa è arrivato a non chiamarlo più per i lavori".
L'avvocato di famiglia: Dna macigno per Bossetti, è la sua firma
Quella del Dna è "una prova storica" a carico di Massimo Bossetti, costituisce "un risultato scientifico inconfutabile" ed è quindi una prova "inossidabile, immarcescibile, un macigno per Bossetti, è la sua firma". Lo ha detto l'avvocato di parte civile Enrico Pelillo, che difende gli interessi della famiglia di Yara. Pelillo ha respinto le accuse di chi sostiene che si è andati alla ricerca "di un colpevole a tutti i costi" ma, ha detto, si è andati alla ricerca "del colpevole". E ha ringraziato gli inquirenti "che non hanno mai mollato". Il legale, che ha ricostruito le comparazioni dell'autocarro di Bossetti e la compatibilità delle fibre ritrovate, ha parlato anche delle ricerche a sfondo pornografico effettuate sul computer portatile sostenendo che "sono indicative di gusti sessuali", così come le lettere a sfondo hard inviate ad una detenuta, e quindi di preferenze per soggetti in età puberale. 'avvocato ha definito "scaltro" l'imputato e ha sottolineato il comportamento della famiglia di Yara, che si è ritrovata nel "dolore" ma ha mostrato "riserbo, pudore, decoro e dignità". E rivolto alla Corte ha detto: "La vostra più grande fatica in Camera di Consiglio sarà di sgombrare le menti dai bombardamenti mediatici per concentrarvi sugli atti" del processo.
Movente sessuale, Bossetti: non è vero niente
"Il movente dell'omicidio di Yara è chiaro e limpido ed è di natura sessuale", ha detto l'avvocato della famiglia Gambirasio, Enrico Pelillo, intervenendo oggi nell'arringa al processo contro Massimo Bossetti. Nel momento in cui il legale dei Gambirasio ha ricostruito come sono andati secondo lui i fatti, l'imputato è sbottato, rompendo il silenzio: "Non è vero niente!", ha esclamato.
Collega calunniato chiede a Bossetti 100mila euro
Un risarcimento totale di 100 mila euro o comunque una provvisionale di almeno 50 mila euro a discrezione della corte. L'ha chiesta stamattina durante l'udienza al processo a carico di Massimo Bossetti l'avvocato Carlotta Biffi, legale di Massimo Maggioni, un collega di lavoro dell'imputato che ha accusato il carpentiere di Mapello di calunnia. Davanti al pm Letizia Ruggeri, Bossetti disse infatti che proprio Maggioni aveva fatto in modo di far ricadere la colpa dell'omicidio di Yara su di lui per invidia nei suoi confronti. L'avvocato Biffi ha evidenziato come per il suo assistito la "macchia" della calunnia resterà indelebile per sempre e di come questo fatto ha sconvolto la sua vita e quella della sua famiglia. "Accusando Maggioni, Bossetti voleva togliersi di dosso una colpa e il verbale degli interrogatori lascia pochi dubbi sulla calunnia", ha evidenziato il legale, riprendendo alcuni stralci dai documenti agli atti. "Il pm chiede a Bossetti se il mio assistito 'avrebbe ucciso Yara e messo il suo sangue per vendicarsi di lei' e l'imputato risponde: 'per mio sospetto sì'", ha letto l'avvocato Biffi in aula. "Queste dichiarazioni sono state devastanti e Bossetti non si è mai nemmeno scusato con Maggioni", ha aggiunto il legale, citando la canzone 'Bocca di Rosa' di De André e 'Il barbiere di Siviglia' di Rossini, sottolineando quanto il danno subito dal suo assistito sia "morale, d'immagine e al nome: chi aveva dei figli piccoli in casa è arrivato a non chiamarlo più per i lavori".