MONDO
La battaglia legale
Trump alla battaglia di San Francisco: milioni di americani seguono in diretta udienza su Travel Ban
La decisione della Corte è attesa in settimana e quasi certamente si andrà avanti fino alla Corte Suprema. L'avvocato del Dipartimento di Giustizia August Flentje ha sostenuto le ragioni del governo in un dibattito seguito online da oltre 130mila persone e trasmesso live in tv con un'audience di milioni di spettatori, dato record sottolineato dagli stessi giudici a riprova che la questione è di cruciale interesse pubblico

Arriverà "probabilmente in settimana" la decisione del nono distretto della Corte d'appello di San Francisco che nella notte ha tenuto un'udienza in cui l'amministrazione Trump ha difeso il cosiddetto "muslim ban". Il presidente aveva firmato un ordine esecutivo il 27 gennaio scorso con il quale aveva sospeso gli ingressi di rifugiati e cittadini di sette nazioni a maggioranza musulmana.
A fornire una tempistica di un caso legale attentamente monitorato è stata la Corte stessa prima dell'udienza che è durata diverse ore. L'obiettivo del governo è ribaltare la decisione di un giudice federale di Seattle (Stato di Washington) che venerdì scorso aveva ordinato l'alt all'ordine esecuvito.
Nel giro di poche ore la Casa Bianca aveva fatto ricorso alla Corte d'Appello di San Francisco, a cui fanno riferimento i tribunali federali di nove Stati occidentali della nazione. La nuova - e non ultima - puntata della battaglia giudiziaria ha visto ieri sera il Dipartimento di Giustizia nel mirino di tre giudici della corte d'appello di San Francisco: il legale del governo ha sostenuto che il bando temporaneo all'imigrazione dai 7 Paesi musulmani è motivato da questioni di sicurezza e che il giudice federale, sospendendolo, ha oltrepassato i limiti della sua giurisdizione. E' molto probabile che chi risulterà perdente in questa battaglia legale faccia ricorso alla Corte Suprema. Il caso rappresenta un test per Trump visto che attualmente il massimo organo giudiziario Usa è diviso a metà con quattro giudici liberal e quattro conservatori. Il nono, Neil Gorsuch, è in attesa di conferma al Senato: lo ha scelto la settimana scorsa il presidente Trump ispirandosi al defunto conservatore Antonin Scalia, la cui poltrona è rimasta vuota dal momento del suo decesso avvenuto quasi un anno fa.
L'avvocato del Dipartimento di Giustizia August Flentje ha sostenuto le ragioni del governo in collegamento telefonico con San Francisco, in un dibattito seguito online da oltre 130mila persone e trasmesso live in tv con un'audience di milioni di spettatori, dato record sottolineato dagli stessi giudici a riprova che la questione è di cruciale interesse pubblico. Secondo il legale,il 'muslim ban' è "una decisione che riguarda tipicamente la sicurezza nazionale" e il presidente Trump ha dunque agito in pieno contesto costituzionale. Ma l'udienza di ieri riguardava la possibilità di revocare la sospensione del bando agli ingressi dai Paesi giudicati a rischio terrorismo dall'amministrazione e non il rilievo costituzionale dell'ordine presidenziale, che finirà, molto probabilmente, di fronte alla Corte suprema. Di fronte all'esposizione dell'avvocato governativo, i tre giudici della corte d'appello sono apparsi spesso scettici, e il giudice Richard Clifton a un certo punto ha definito gli argomenti del legale "piuttosto astratti".
A fornire una tempistica di un caso legale attentamente monitorato è stata la Corte stessa prima dell'udienza che è durata diverse ore. L'obiettivo del governo è ribaltare la decisione di un giudice federale di Seattle (Stato di Washington) che venerdì scorso aveva ordinato l'alt all'ordine esecuvito.
Nel giro di poche ore la Casa Bianca aveva fatto ricorso alla Corte d'Appello di San Francisco, a cui fanno riferimento i tribunali federali di nove Stati occidentali della nazione. La nuova - e non ultima - puntata della battaglia giudiziaria ha visto ieri sera il Dipartimento di Giustizia nel mirino di tre giudici della corte d'appello di San Francisco: il legale del governo ha sostenuto che il bando temporaneo all'imigrazione dai 7 Paesi musulmani è motivato da questioni di sicurezza e che il giudice federale, sospendendolo, ha oltrepassato i limiti della sua giurisdizione. E' molto probabile che chi risulterà perdente in questa battaglia legale faccia ricorso alla Corte Suprema. Il caso rappresenta un test per Trump visto che attualmente il massimo organo giudiziario Usa è diviso a metà con quattro giudici liberal e quattro conservatori. Il nono, Neil Gorsuch, è in attesa di conferma al Senato: lo ha scelto la settimana scorsa il presidente Trump ispirandosi al defunto conservatore Antonin Scalia, la cui poltrona è rimasta vuota dal momento del suo decesso avvenuto quasi un anno fa.
L'avvocato del Dipartimento di Giustizia August Flentje ha sostenuto le ragioni del governo in collegamento telefonico con San Francisco, in un dibattito seguito online da oltre 130mila persone e trasmesso live in tv con un'audience di milioni di spettatori, dato record sottolineato dagli stessi giudici a riprova che la questione è di cruciale interesse pubblico. Secondo il legale,il 'muslim ban' è "una decisione che riguarda tipicamente la sicurezza nazionale" e il presidente Trump ha dunque agito in pieno contesto costituzionale. Ma l'udienza di ieri riguardava la possibilità di revocare la sospensione del bando agli ingressi dai Paesi giudicati a rischio terrorismo dall'amministrazione e non il rilievo costituzionale dell'ordine presidenziale, che finirà, molto probabilmente, di fronte alla Corte suprema. Di fronte all'esposizione dell'avvocato governativo, i tre giudici della corte d'appello sono apparsi spesso scettici, e il giudice Richard Clifton a un certo punto ha definito gli argomenti del legale "piuttosto astratti".