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CULTURA

Al Palazzo del Risorgimento di Milano

Anna e Angelica: due donne russe dell’800 tra rivoluzione, riformismo ed emancipazione femminile

La fondazione Kuliscioff  racconta in una mostra e in una serie di convegni la storia di Anna e Angelica e si sofferma sull'impegno politico e sull’antimilitarismo, anche attraverso i disegni originali di Giuseppe Scalarini

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di Martino Seniga
C’è un filo rosso che lega la Russia e l’Italia alla fine dell’800. Un filo fatto di lotte politiche, viaggi avventurosi, arresti e,  a volte, grandi amori. Sono molti i rivoluzionari russi che si trasferirono in Italia e in Svizzera a partire dal 1860. Tra i primi gli anarchici russi Michail Bakunin e Piotr Kropotkin e poi un certo numero di donne, alcune colte e passionali come Anna Kuliscioff e Angelica Balabanoff altre dure e disperate, dopo lunghi periodi di carcere, come Olimpia Kutuzova sposata dall’anarchico italiano Carlo Cafiero, per sottrarla alle persecuzioni zariste.

Molto più lunga e articolata la storia politica e umana di Anna Kuliscioff e Angelica Balabanoff, provenienti da famiglie borghesi di origine ebraica, giunte in Svizzera  alla fine dell’800 per sottrarsi alla polizia zarista ma anche per completare gli studi universitari di medicina. A Lugano Anna Kuliscioff conobbe Andrea Costa e lo stesso Carlo Cafiero. Proprio in quegli anni Costa stava abbandonando le posizioni rivoluzionarie anarchiche per iniziare un percorso politico che porterà, pochi anni dopo, alla nascita del movimento socialista riformista Italiano, di cui Costa divenne il primo deputato eletto. Un periodo tormentato, per Anna, sia dal punto di vista politico che personale, che si concluse con la scelta di condividere il suo futuro di militante e di donna con Filippo Turati, fondatore e dirigente del Partito Socialista Italiano, fino alla sua morte in esilio a Parigi nel 1932. Anna morì a Milano pochi anni prima, il 29 dicembre 1925, negli stessi giorni in cui l’Italia soccombeva al regime poliziesco di Benito Mussolini.



Angelica Balabanoff giunta a Roma per la prima volta nel 1900, amica di Anna Kuliscioff e Filippo Turati si iscrive al Partito Socialista Italiano e lavora come giornalista per il quotidiano L’Avanti diretto fino al 1914 da Benito Mussolini. Amica di quest’ultimo ma anche di personaggi come Lenin, Rosa Luxemburg, Jean Jaures, rompe definitivamente con Mussolini quando il futuro duce sceglie il campo interventista e appoggia l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale. Dopo l’avvento del fascismo si reca negli Stati Uniti dove resta fino alla fine della seconda guerra mondiale. Rientrata in Italia diventa una dirigente del Partito socialista democratico di Giuseppe Saragat e muore a Roma il 25 novembre 1965.

La fondazione Kuliscioff  ha scelto di raccontare in una mostra e una serie di convegni la storia di Anna e Angelica e di soffermarsi sui temi dell’emancipazione femminile e dell’antimilitarismo, anche utilizzando i disegni di Giuseppe Scalarini.


Un altro protagonista di quel periodo i cui disegni, ispirati da una chiara matrice antimilitarista, anticlericale e successivamente antifascista, hanno illustrato, nel corso della prima metà del ‘900, le pagine dei principali giornali del movimento socialista ed operaio come l’Avanti!, La Squilla e La Difesa delle lavoratrici.