POLITICA
Ipotesi rimpasto
Il Pd attacca il governo, Letta apre sul patto di coalizione
Arrivano dagli alleati del Partito Democratico e di Scelta Civica le critiche all'esecutivo. Il premier risponde con un'apertura. Intanto parte il toto-ministri

Per il governo di Enrico Letta non arrivano soltanto le critiche dell'opposizione. Anche nella maggioranza gli alleati prendono le distanze, a cominciare dal Partito Democratico e da Scelta Civica.Il deputato renziano e membro della segreteria Davide Faraone avverte: "Non basta un ritocco, un 'rimpasto', o si cambia radicalmente o si muore". Un vero e proprio aut-aut quello che lancia il responsabile welfare dei Dem che non usa mezzi termini: "così non va. Eletto Renzi si azzera il contagiri e si riparte". Perchè ora, invece, "mentre noi lavoriamo ad un'agenda di grandi riforme, c'è chi brucia tutto". Lanciano utlimatum su programma e rimpasto anche gli esponenti di Scelta Civica. Il segretario Stefania Giannini annuncia: "Riteniamo di dover essere rappresentati in Cdm" .
L'apertura del premier
Arriva presto la risposta di Enrico Letta che si dice pronto a discutere sul nuovo patto programmatico. Il premier però ricorda: "Si è detto che di tutto se ne parlerà a gennaio nella discussione sul contratto di coalizione. E così sarà". Come dire: troppe cose devono ancora accadere prima di affrontare un eventuale rimpasto. Inoltre Letta sembra tenere il punto sulle modalità: il problema, argomentano i suoi ricordando le parole del premier durante il recente discorso programmatico e la conferenza stampa di fine anno, non è tanto la squadra, quindi il rimpasto, ma la definizione del contratto di coalizione. Per Enrico Letta la questione vera resta quella sulle cose da fare; sarà questo il tema su cui tutta la maggioranza si dovrà confrontare con il governo subito dopo la pausa natalizia. I contatti sono già avviati. I temi sono quelli indicati dal presidente del Consiglio in occasione del dibattito sulla fiducia e nella conferenza stampa di fine anno: riforma elettorale e piano sul lavoro in primis. La prima da risolvere in Parlamento, la seconda dall'esecutivo.
Il rimpasto
La questione del rimpasto di governo, posta sia dai montiani sia dai renziani rischia di ritorcersi contro gli stessi partiti che la pretendono, si sottolinea in ambienti parlamentari d maggioranza, e non solo per le resistenze del premier e del Colle che temono di aprire una falla poi difficilmente contenibile. La richiesta rischia di suonare come una vecchia pratica di palazzo. Per questo Letta insiste sul fatto che il nodo resta la definizione del contratto di coalizione e i suoi tempi.
Il toto-ministri
La questione del lavoro potrebbe intrecciarsi con le pressioni per il rimpasto portando a un misto tra le richieste dei renziani con quelle dei montiani che lamentano di essere 'scoperti' sulle loro proposte sia in consiglio dei ministri sia in Parlamento. A farne le spese potrebbe essere in questo caso il ministro tecnico del lavoro, Enrico Giovannini, che potrebbe essere sostituito con un ministro di Scelta Civica, partito che sulla riforma del lavoro ha idee molto vicine a quelle di Renzi. I nomi sono quelli di Pietro Ichino o di Irene Tinagli. Tra i papabili a entrare ci sarebbero anche Bendetto Della Vedova o, in un'altra posizione, Enrico Zanetti, commercialista e responsabile fisco di Sc. Così come il viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda che potrebbe salire di grado.
Le critiche del Partito Democratico e di Scelta Civica
"Se il Governo Letta diventa il governo delle riforme noi saremo i suoi piu' forti alleati, altrimenti valuteremo" avverte il segretario Giannini che rivendica posizioni "assolutamente autonome rispetto a quelle degli alleati di maggioranza, incluso il segretario Renzi". Il cui pressing oggi è passato per voce di suoi fedelissimi. "Il Governo deve cambiare verso" avverte Davide Ermini che rilancia sul patto tra Letta e Renzi su cui "possano starci anche NcD e SC". Anche il partito di Alfano infatti punta i paletti e Renato Schifani ricorda a Letta che il suo governo si regge al Senato grazie ai loro voti. Anche il renziano Andrea Marcucci affonda: "Il Pd, proporrà soluzioni, l'esecutivo non si faccia attendere come Godot. Cambi marcia". Le mancanze dell'esecutivo le fa notare Faraone: "non elencherò errori del passato, ma se metto uno dietro l'altro quelli commessi dal giorno dell'elezione di Renzi (appena 13 giorni) viene fuori un filotto impressionante". Insomma, ce ne è abbastanza anche per far gridare al voto Silvio Berlusconi: "Preparatevi alle elezioni per il 2014" annuncia collegandosi al telefono con i militanti della Giovane Italia.
L'apertura del premier
Arriva presto la risposta di Enrico Letta che si dice pronto a discutere sul nuovo patto programmatico. Il premier però ricorda: "Si è detto che di tutto se ne parlerà a gennaio nella discussione sul contratto di coalizione. E così sarà". Come dire: troppe cose devono ancora accadere prima di affrontare un eventuale rimpasto. Inoltre Letta sembra tenere il punto sulle modalità: il problema, argomentano i suoi ricordando le parole del premier durante il recente discorso programmatico e la conferenza stampa di fine anno, non è tanto la squadra, quindi il rimpasto, ma la definizione del contratto di coalizione. Per Enrico Letta la questione vera resta quella sulle cose da fare; sarà questo il tema su cui tutta la maggioranza si dovrà confrontare con il governo subito dopo la pausa natalizia. I contatti sono già avviati. I temi sono quelli indicati dal presidente del Consiglio in occasione del dibattito sulla fiducia e nella conferenza stampa di fine anno: riforma elettorale e piano sul lavoro in primis. La prima da risolvere in Parlamento, la seconda dall'esecutivo.
Il rimpasto
La questione del rimpasto di governo, posta sia dai montiani sia dai renziani rischia di ritorcersi contro gli stessi partiti che la pretendono, si sottolinea in ambienti parlamentari d maggioranza, e non solo per le resistenze del premier e del Colle che temono di aprire una falla poi difficilmente contenibile. La richiesta rischia di suonare come una vecchia pratica di palazzo. Per questo Letta insiste sul fatto che il nodo resta la definizione del contratto di coalizione e i suoi tempi.
Il toto-ministri
La questione del lavoro potrebbe intrecciarsi con le pressioni per il rimpasto portando a un misto tra le richieste dei renziani con quelle dei montiani che lamentano di essere 'scoperti' sulle loro proposte sia in consiglio dei ministri sia in Parlamento. A farne le spese potrebbe essere in questo caso il ministro tecnico del lavoro, Enrico Giovannini, che potrebbe essere sostituito con un ministro di Scelta Civica, partito che sulla riforma del lavoro ha idee molto vicine a quelle di Renzi. I nomi sono quelli di Pietro Ichino o di Irene Tinagli. Tra i papabili a entrare ci sarebbero anche Bendetto Della Vedova o, in un'altra posizione, Enrico Zanetti, commercialista e responsabile fisco di Sc. Così come il viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda che potrebbe salire di grado.
Le critiche del Partito Democratico e di Scelta Civica
"Se il Governo Letta diventa il governo delle riforme noi saremo i suoi piu' forti alleati, altrimenti valuteremo" avverte il segretario Giannini che rivendica posizioni "assolutamente autonome rispetto a quelle degli alleati di maggioranza, incluso il segretario Renzi". Il cui pressing oggi è passato per voce di suoi fedelissimi. "Il Governo deve cambiare verso" avverte Davide Ermini che rilancia sul patto tra Letta e Renzi su cui "possano starci anche NcD e SC". Anche il partito di Alfano infatti punta i paletti e Renato Schifani ricorda a Letta che il suo governo si regge al Senato grazie ai loro voti. Anche il renziano Andrea Marcucci affonda: "Il Pd, proporrà soluzioni, l'esecutivo non si faccia attendere come Godot. Cambi marcia". Le mancanze dell'esecutivo le fa notare Faraone: "non elencherò errori del passato, ma se metto uno dietro l'altro quelli commessi dal giorno dell'elezione di Renzi (appena 13 giorni) viene fuori un filotto impressionante". Insomma, ce ne è abbastanza anche per far gridare al voto Silvio Berlusconi: "Preparatevi alle elezioni per il 2014" annuncia collegandosi al telefono con i militanti della Giovane Italia.