ECONOMIA
Lo sfogo del ministro dell'Economia
Governo, Padoan avverte: resto se acceleriamo su riforme incisive
Il quotidiano La Stampa dipinge, oggi, un quadro fatto di piccole, ma ripetute destabilizzazioni in atto che non piacciono al ministro dell'Economia. Per Padoan, la soluzione dei problemi dell'Italia è nell'adozione di una strategia di riforme incisive. Che necessita di coperture e, dunque, di scelte condivise. E' quest'ultimo punto, la capacità di arrivare a scelte condivise e di avviare una stagione virtuosa, a preoccuparlo

"Il nostro problema non è tanto la correzione di aprile, ma se siamo in grado di ripartire con una strategia di riforme incisive". Così il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ai suoi collaboratori secondo quanto riporta 'La Stampa'. Stando a quanto riporta il quotidiano di Torino, c'è un quadro di piccole, ma ripetute destabilizzazioni che non piace al ministro. E, a dire del numero uno del dicastero di via XX Settembre, un Documento di economia e finanza strategico ha bisogno di coperture e di scelte condivise. Padoan non ha mai usato la parola "dimissioni", ma ha chiarito un concetto: "Resto se siamo nelle condizioni di mettere in campo un Def coraggioso, capace di accelerare le riforme".
Cosa è cambiato? Perché questo sfogo di Padoan, notoriamente affatto incline alle esternazioni destabilizzanti? Dopo l’ultima missione a Bruxelles e a Parigi, continua La Stampa, il ministro dell’Economia si è fatto meno ottimista, si è reso conto che in Europa il no al referendum ha lasciato il segno, ha rappresentato un colpo all’immagine di un’Italia proiettata verso un cambiamento accelerato. E da quelle parti la possibile frenata delle riforme strutturali fa molta più paura di un punto di Pil in più o in meno. La questione, dunque,- come ha spiegato Padoan- non è tanto la correzione alla manovra, ma la nostra capacità di ripartire “con una strategia di riforme incisive”. L’occasione per farlo, secondo il ministro, è proprio il Def, il Documento di economia e finanza, che dovrà essere completato entro il 30 aprile. Ma nelle ultime settimane, si sono moltiplicate le iniziative destabilizzanti da parte del Pd nei confronti del ministero dell’Economia. Ne sono esempio, scrive la Stampa, il documento anti-tasse dei 38 deputati renziani e la convocazione di Padoan e di Gentiloni davanti alla Direzione del Pd. In quella occasione, due esponenti di punta della maggioranza del partito, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e il presidente Matteo Orfini, hanno punzecchiato Padoan su un tema affatto secondario. “Ho dei problemi a privatizzare le Frecce delle Ferrovie con dentro il trasporto pubblico regionale. Lo dico a Pier Carlo...” aveva detto Delrio. E Renzi: “Non possiamo spremere ulteriormente i cittadini. Il tema di non aumentare le tasse è un principio di serietà”.
Sono queste le piccole, ma ripetute destabilizzazioni che preoccupano Padoan. Che gettano ombre sulla possibilità di realizzare un Def strategico (con, per esempio, privatizzazioni ben fatte, decontribuzioni strutturali per i nuovi assunti, una scuola veramente formativa). Ecco perché, in questi giorni, il ministro ha condizionato la sua permanenza al dicastero alla possibilità di mettere in campo un Def coraggioso.
Cosa è cambiato? Perché questo sfogo di Padoan, notoriamente affatto incline alle esternazioni destabilizzanti? Dopo l’ultima missione a Bruxelles e a Parigi, continua La Stampa, il ministro dell’Economia si è fatto meno ottimista, si è reso conto che in Europa il no al referendum ha lasciato il segno, ha rappresentato un colpo all’immagine di un’Italia proiettata verso un cambiamento accelerato. E da quelle parti la possibile frenata delle riforme strutturali fa molta più paura di un punto di Pil in più o in meno. La questione, dunque,- come ha spiegato Padoan- non è tanto la correzione alla manovra, ma la nostra capacità di ripartire “con una strategia di riforme incisive”. L’occasione per farlo, secondo il ministro, è proprio il Def, il Documento di economia e finanza, che dovrà essere completato entro il 30 aprile. Ma nelle ultime settimane, si sono moltiplicate le iniziative destabilizzanti da parte del Pd nei confronti del ministero dell’Economia. Ne sono esempio, scrive la Stampa, il documento anti-tasse dei 38 deputati renziani e la convocazione di Padoan e di Gentiloni davanti alla Direzione del Pd. In quella occasione, due esponenti di punta della maggioranza del partito, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e il presidente Matteo Orfini, hanno punzecchiato Padoan su un tema affatto secondario. “Ho dei problemi a privatizzare le Frecce delle Ferrovie con dentro il trasporto pubblico regionale. Lo dico a Pier Carlo...” aveva detto Delrio. E Renzi: “Non possiamo spremere ulteriormente i cittadini. Il tema di non aumentare le tasse è un principio di serietà”.
Sono queste le piccole, ma ripetute destabilizzazioni che preoccupano Padoan. Che gettano ombre sulla possibilità di realizzare un Def strategico (con, per esempio, privatizzazioni ben fatte, decontribuzioni strutturali per i nuovi assunti, una scuola veramente formativa). Ecco perché, in questi giorni, il ministro ha condizionato la sua permanenza al dicastero alla possibilità di mettere in campo un Def coraggioso.