SCIENZA
Isola d'Elba
Per amore dei delfini
Un centro di ricerca indipendente, un piccolo gruppo di appassionati del mare e dei cetacei

Qualche giorno fa avevamo riferito di un'interessante iniziativa didattica (A scuola con i delfini) nata nell'isola d'Elba grazie alla collaborazione tra l'amministrazione comunale di Marciana Marina, la scuola locale e il Centro Ricerca Cetacei.
La ricerca privata, in Italia, è un po' come l'araba fenice o la chimera: animali immaginari, insomma. Per questa ragione, incuriositi, abbiamo posto qualche domanda a uno dei responsabili del Centro elbano, Roberto Rutigliano.
Il vostro è un centro di ricerca privato. Come è nato? Da quanto tempo e perché?
Il CRC è un'azienda privata che si occupa di ricerca e divulgazione scientifica finalizzate alla conservazione dell'ambiente marino e dei cetacei in particolare. È nato nel 2003, fondato dalla allora ventiseienne Micaela Bacchetta (la presidente del Centro, una biologa; Ndr) che aveva maturato la sua esperienza con i cetacei per 3 anni in Sardegna, durante lo svolgimento della sua tesi di laurea. Nata la passione, ha fondato il Centro munita solo di gommone e macchina fotografica. In pochi anni con lavoro e investimenti è arrivata la prima barca a vela e dal 2014 il catamarano a vela Ketos, che rappresenta un punto di svolta nella qualità e nella quantità degli sforzi per la ricerca.
Non disponete di finanziamenti pubblici. Ma offrite servizi. Quali?
È vero: non disponiamo di finanziamenti pubblici di alcun tipo. Infatti i servizi che offriamo sono finalizzati a reperire i fondi necessari per la ricerca e per la nostra sussistenza.
Offriamo: corsi di formazione teorico-pratica per studenti universitari di facoltà scientifiche e veterinarie; corsi educativi teorico-pratici destinati a turisti adulti e minorenni; incontri didattici nelle scuole; vendita di gadget; editoria; e anche l'adozione simbolica di un delfino.
Come centro di ricerca siete riconosciuti dal MIUR; ma siete accreditati anche presso qualche istituzione pubblica (università, etc.)?
Sì, siamo iscritti all'Anagrafe Nazionale delle Ricerche presso il MIUR.
Le università riconoscono le nostre attività formative per gli studenti, tanto che ogni anno produciamo una decina di tesi di laurea, con loro. Siamo iscritti sul portale del IWC (International Whale Commission) per l'aggiornamento del censimento di cetacei relativo alla nostra zona.
Per quale motivo uno studente di biologia marina viene da voi?
I nostri stage in realtà sono dei veri e propri corsi formativi. Nessuna facoltà è in grado di fornire le nozioni teoriche e tecnico-pratiche necessarie per questo lavoro. Noi introduciamo i nostri "clienti" alla cetologia in generale (sembrerà strano, ma anche le facoltà di biologia marina non entrano nello specifico dell'argomento), alla conduzione e alla gestione dei mezzi nautici... I corsi hanno una durata che oscilla tra una e quattro settimane, con un programma che esplora fisiologia, cartografia, meteorologia, tecnica fotografica.
Proponete un modello di business molto originale, almeno per l'Italia: "un sistema integrato di ricerca-turismo-comunicazione". Ce ne può spiegare gli aspetti principali?
La ricerca, oggi, è lontana dalla gente comune; proprio come le lotte ecologiste, che, se da un lato trovano sempre nuovi sostenitori, dall'altro incontrano la condanna di molti che le considerano come azioni di estremisti esaltati e guastafeste.
Con il sistema integrato di ricerca-turismo-comunicazione vogliamo arrivare a queste persone da una direzione che non si aspettano, andando a contaminare positivamente la loro quotidianità.
Qualche esempio concreto?
Abbiamo autoprodotto un libro sui cetacei del Mediterraneo molto "facile" da leggere; utilizziamo sempre un linguaggio semplificato durante corsi ed eventi, evitando gli anglicismi e ricorrendo a quei pochi termini scientifici che sono davvero indispensabili. Proviamo a fare ricerca al servizio della divulgazione: con la concretezza di numeri, dati, foto, video e tanta pratica, per aiutare la gente ad aprire gli occhi su cosa c'è intorno a noi.
La ricerca privata, in Italia, è un po' come l'araba fenice o la chimera: animali immaginari, insomma. Per questa ragione, incuriositi, abbiamo posto qualche domanda a uno dei responsabili del Centro elbano, Roberto Rutigliano.
Il vostro è un centro di ricerca privato. Come è nato? Da quanto tempo e perché?
Il CRC è un'azienda privata che si occupa di ricerca e divulgazione scientifica finalizzate alla conservazione dell'ambiente marino e dei cetacei in particolare. È nato nel 2003, fondato dalla allora ventiseienne Micaela Bacchetta (la presidente del Centro, una biologa; Ndr) che aveva maturato la sua esperienza con i cetacei per 3 anni in Sardegna, durante lo svolgimento della sua tesi di laurea. Nata la passione, ha fondato il Centro munita solo di gommone e macchina fotografica. In pochi anni con lavoro e investimenti è arrivata la prima barca a vela e dal 2014 il catamarano a vela Ketos, che rappresenta un punto di svolta nella qualità e nella quantità degli sforzi per la ricerca.
Non disponete di finanziamenti pubblici. Ma offrite servizi. Quali?
È vero: non disponiamo di finanziamenti pubblici di alcun tipo. Infatti i servizi che offriamo sono finalizzati a reperire i fondi necessari per la ricerca e per la nostra sussistenza.
Offriamo: corsi di formazione teorico-pratica per studenti universitari di facoltà scientifiche e veterinarie; corsi educativi teorico-pratici destinati a turisti adulti e minorenni; incontri didattici nelle scuole; vendita di gadget; editoria; e anche l'adozione simbolica di un delfino.
Come centro di ricerca siete riconosciuti dal MIUR; ma siete accreditati anche presso qualche istituzione pubblica (università, etc.)?
Sì, siamo iscritti all'Anagrafe Nazionale delle Ricerche presso il MIUR.
Le università riconoscono le nostre attività formative per gli studenti, tanto che ogni anno produciamo una decina di tesi di laurea, con loro. Siamo iscritti sul portale del IWC (International Whale Commission) per l'aggiornamento del censimento di cetacei relativo alla nostra zona.
Per quale motivo uno studente di biologia marina viene da voi?
I nostri stage in realtà sono dei veri e propri corsi formativi. Nessuna facoltà è in grado di fornire le nozioni teoriche e tecnico-pratiche necessarie per questo lavoro. Noi introduciamo i nostri "clienti" alla cetologia in generale (sembrerà strano, ma anche le facoltà di biologia marina non entrano nello specifico dell'argomento), alla conduzione e alla gestione dei mezzi nautici... I corsi hanno una durata che oscilla tra una e quattro settimane, con un programma che esplora fisiologia, cartografia, meteorologia, tecnica fotografica.
Proponete un modello di business molto originale, almeno per l'Italia: "un sistema integrato di ricerca-turismo-comunicazione". Ce ne può spiegare gli aspetti principali?
La ricerca, oggi, è lontana dalla gente comune; proprio come le lotte ecologiste, che, se da un lato trovano sempre nuovi sostenitori, dall'altro incontrano la condanna di molti che le considerano come azioni di estremisti esaltati e guastafeste.
Con il sistema integrato di ricerca-turismo-comunicazione vogliamo arrivare a queste persone da una direzione che non si aspettano, andando a contaminare positivamente la loro quotidianità.
Qualche esempio concreto?
Abbiamo autoprodotto un libro sui cetacei del Mediterraneo molto "facile" da leggere; utilizziamo sempre un linguaggio semplificato durante corsi ed eventi, evitando gli anglicismi e ricorrendo a quei pochi termini scientifici che sono davvero indispensabili. Proviamo a fare ricerca al servizio della divulgazione: con la concretezza di numeri, dati, foto, video e tanta pratica, per aiutare la gente ad aprire gli occhi su cosa c'è intorno a noi.