CULTURA
A Roma la mostra dal 19 giugno al 19 luglio
Le donne della diplomazia italiana: sfide, passioni e sacrifici
Le donne sono entrate in diplomazia negli anni Sessanta, prima era vietato. Oggi, a Roma, l'Associazione Donne Diplomatiche organizza una mostra che con foto, articoli e documenti racconta la loro storia. In anteprima, Rainews.it mostra alcune immagini
Per la prima volta nella nostra storia, a rappresentare l’Italia alla Nato ci sarà una donna: Maria Angela Zappia, appena nominata ambasciatore presso l’Alleanza Atlantica di Bruxelles dal Consiglio dei Ministri. “Una scelta basata sul merito – ha commentato il ministro degli Esteri Federica Mogherini – anche se più donne nei posti di responsabilità servono a cambiare l’Italia”.
Gli anni Sessanta e l'ingresso delle donne in diplomazia
Sul fronte della diplomazia, l’Italia è cambiata nel 1960, quando una sentenza della Corte Costituzionale ha bocciato come illegittima la norma che escludeva le donne dalla carriera diplomatica, prefettizia e in magistratura. Oggi le donne che prestano servizio nel corpo diplomatico italiano sono 185, il 20% del totale: due ambasciatori di grado, due direttori generali e 12 capi missione all’estero.
Fino al 19 luglio la mostra "Donne e Diplomatiche"
A poco più di cinquant’anni di distanza dalla sentenza dalla Consulta, l’Associazione Donne Italiane Diplomatiche dedica una mostra a queste figure femminili che hanno rappresentato e rappresentano l’Italia nel mondo: Donne e Diplomatiche, con oltre 200 fotografie, documenti e articoli di giornale. Visitabile fino al 19 luglio, la mostra è allestita nel chiostro di Palazzetto Venezia, sede della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale, un luogo simbolo per la diplomazia italiana dato che qui vengono gestiti i corsi di preparazione al concorso per l’accesso alla carriera. Per chi sogna di seguire le loro orme, ogni sabato mattina, alcune donne diplomatiche si rendono disponibili a dare qualche consiglio e a parlare della loro esperienza.
Ogni quattro anni un trasferimento
Una carriera tanto difficile quanto affascinante, quella di servire l’Italia dall’estero. Ogni quattro anni, in media, c’è un nuovo Paese da conoscere e un valigia da preparare. Per sé e per la famiglia: i figli cambiano scuola e cambiano amici, si costruiscono relazioni con nuovi colleghi e con nuovi interlocutori, per certi aspetti si ricomincia da zero e per altri si riprende a costruire a partire dalla tappa precedente. Complesso per un uomo, per una donna ci sono tutte quelle sfide che si riassumono con l’etichetta “conciliazione famiglia-lavoro”.
Conciliazione famiglia-lavoro
Nel 2012, poco prima della conferenza Women in Diplomacy organizzata sempre dalla Farnesina (qui lo storify), l’allora sottosegretario agli Esteri Marta Dassù aveva citato Anne Marie Slaughter, ex responsabile del Policy Planning americano, secondo cui le donne non potevano conciliare carriera professionale e figli: quando riescono in un aspetto – sosteneva – perdono nell’altro: “Ha ragione – aveva commentato Marta Dassù – il problema è lasciato in larga misura e in molti Paesi alle risorse individuali, di carattere ed economiche, ma per riuscire non tutte le donne possono essere superdonne, mentre è indubbio che le nostre società abbiano bisogno, per diventare più efficienti di donne che lavorano e di donne che, al tempo stesso, possono fare e curare i propri figli”.
L'orgoglio e le passioni di Laura Carpini, Ambasciatore Italiano in Ghana
Laura Carpini, da Accra, dove guida l’Ambasciata d’Italia in Ghana, non si sente una superdonna e accoglie con entusiasmo la doppia sfida del lavoro e della famiglia. La racconta partendo dai giochi della figlia di 5 anni: “A poco più di un anno l’abbiamo portata in India e ora sta qui – spiega con voce squillante e accento toscano – quando gioca ci sono sempre viaggi, aerei, hostess, spostamenti”. Dentro di lei la carriera diplomatica è iniziata all’università, quando alla passione per le lingue e per i Paesi stranieri ha associato l’obiettivo di impegnarsi nel pubblico. Poi, una volta vinto il concorso, ha cercato subito mete fuori dall’Europa: Cuba, l’India e oggi il Ghana: “Da una parte c’è l’orgoglio di rappresentare e servire l’Italia, dall’altro quel momento vitale che è la continua esposizione a culture e Paesi diversi, costantemente in contatto con la parte migliore della società”. La definizione che sceglie è questa: “Viaggiare rimanendo”. In Ghana si sta appassionando molto alla musica: dal jazz dall’eco latino a Sarkodie, il re della scena hip hop.
Laura Carpini: la missione all'estero è come una nave
Per raccontare la vita di una rappresentanza diplomatica all’estero Laura Carpini usa la metafora della nave: “Siamo tutto insieme al largo, non siamo in città, se qualcosa non va non si può scendere e andarsene”. Bisogna sapere ascoltare i colleghi, comprendere le difficoltà di chi vive sradicato, “il successo dipende anche dalla gestione del personale”. E poi? “Io misuro il successo della mia missione dal numero di contatti, dai servizi offerti ai cittadini e dai risultati commerciali”. Ex vicepresidente dell’Associazione Donne Diplomatiche, Laura Carpini è molto soddisfatta dell’idea della mostra: “Siamo ancora poche – commenta – come altri Paesi l’Italia per secoli ha rinunciato a metà delle sue risorse ma la situazione sta migliorando, per le prime donne deve essere stato molto più difficile, nessuno le aveva mai viste in quel ruolo”.
I coniugi: lavorare all'estero è quasi impossibile
Oggi la Farnesina è un ministero che ospita al suo interno un asilo nido, per andare incontro alle esigenze dei dipendenti con figli. Più difficile – sempre in tema conciliazione famiglia-lavoro – resta la posizione di mogli e mariti: ad oggi, quando partono per una missione all’estero insieme al coniuge, possono lavorare in meno di venti Paesi. Nessuno in America Latina, Africa e Asia.
Gli anni Sessanta e l'ingresso delle donne in diplomazia
Sul fronte della diplomazia, l’Italia è cambiata nel 1960, quando una sentenza della Corte Costituzionale ha bocciato come illegittima la norma che escludeva le donne dalla carriera diplomatica, prefettizia e in magistratura. Oggi le donne che prestano servizio nel corpo diplomatico italiano sono 185, il 20% del totale: due ambasciatori di grado, due direttori generali e 12 capi missione all’estero.
Fino al 19 luglio la mostra "Donne e Diplomatiche"
A poco più di cinquant’anni di distanza dalla sentenza dalla Consulta, l’Associazione Donne Italiane Diplomatiche dedica una mostra a queste figure femminili che hanno rappresentato e rappresentano l’Italia nel mondo: Donne e Diplomatiche, con oltre 200 fotografie, documenti e articoli di giornale. Visitabile fino al 19 luglio, la mostra è allestita nel chiostro di Palazzetto Venezia, sede della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale, un luogo simbolo per la diplomazia italiana dato che qui vengono gestiti i corsi di preparazione al concorso per l’accesso alla carriera. Per chi sogna di seguire le loro orme, ogni sabato mattina, alcune donne diplomatiche si rendono disponibili a dare qualche consiglio e a parlare della loro esperienza.
Ogni quattro anni un trasferimento
Una carriera tanto difficile quanto affascinante, quella di servire l’Italia dall’estero. Ogni quattro anni, in media, c’è un nuovo Paese da conoscere e un valigia da preparare. Per sé e per la famiglia: i figli cambiano scuola e cambiano amici, si costruiscono relazioni con nuovi colleghi e con nuovi interlocutori, per certi aspetti si ricomincia da zero e per altri si riprende a costruire a partire dalla tappa precedente. Complesso per un uomo, per una donna ci sono tutte quelle sfide che si riassumono con l’etichetta “conciliazione famiglia-lavoro”.
Conciliazione famiglia-lavoro
Nel 2012, poco prima della conferenza Women in Diplomacy organizzata sempre dalla Farnesina (qui lo storify), l’allora sottosegretario agli Esteri Marta Dassù aveva citato Anne Marie Slaughter, ex responsabile del Policy Planning americano, secondo cui le donne non potevano conciliare carriera professionale e figli: quando riescono in un aspetto – sosteneva – perdono nell’altro: “Ha ragione – aveva commentato Marta Dassù – il problema è lasciato in larga misura e in molti Paesi alle risorse individuali, di carattere ed economiche, ma per riuscire non tutte le donne possono essere superdonne, mentre è indubbio che le nostre società abbiano bisogno, per diventare più efficienti di donne che lavorano e di donne che, al tempo stesso, possono fare e curare i propri figli”.
L'orgoglio e le passioni di Laura Carpini, Ambasciatore Italiano in Ghana
Laura Carpini, da Accra, dove guida l’Ambasciata d’Italia in Ghana, non si sente una superdonna e accoglie con entusiasmo la doppia sfida del lavoro e della famiglia. La racconta partendo dai giochi della figlia di 5 anni: “A poco più di un anno l’abbiamo portata in India e ora sta qui – spiega con voce squillante e accento toscano – quando gioca ci sono sempre viaggi, aerei, hostess, spostamenti”. Dentro di lei la carriera diplomatica è iniziata all’università, quando alla passione per le lingue e per i Paesi stranieri ha associato l’obiettivo di impegnarsi nel pubblico. Poi, una volta vinto il concorso, ha cercato subito mete fuori dall’Europa: Cuba, l’India e oggi il Ghana: “Da una parte c’è l’orgoglio di rappresentare e servire l’Italia, dall’altro quel momento vitale che è la continua esposizione a culture e Paesi diversi, costantemente in contatto con la parte migliore della società”. La definizione che sceglie è questa: “Viaggiare rimanendo”. In Ghana si sta appassionando molto alla musica: dal jazz dall’eco latino a Sarkodie, il re della scena hip hop.
Laura Carpini: la missione all'estero è come una nave
Per raccontare la vita di una rappresentanza diplomatica all’estero Laura Carpini usa la metafora della nave: “Siamo tutto insieme al largo, non siamo in città, se qualcosa non va non si può scendere e andarsene”. Bisogna sapere ascoltare i colleghi, comprendere le difficoltà di chi vive sradicato, “il successo dipende anche dalla gestione del personale”. E poi? “Io misuro il successo della mia missione dal numero di contatti, dai servizi offerti ai cittadini e dai risultati commerciali”. Ex vicepresidente dell’Associazione Donne Diplomatiche, Laura Carpini è molto soddisfatta dell’idea della mostra: “Siamo ancora poche – commenta – come altri Paesi l’Italia per secoli ha rinunciato a metà delle sue risorse ma la situazione sta migliorando, per le prime donne deve essere stato molto più difficile, nessuno le aveva mai viste in quel ruolo”.
I coniugi: lavorare all'estero è quasi impossibile
Oggi la Farnesina è un ministero che ospita al suo interno un asilo nido, per andare incontro alle esigenze dei dipendenti con figli. Più difficile – sempre in tema conciliazione famiglia-lavoro – resta la posizione di mogli e mariti: ad oggi, quando partono per una missione all’estero insieme al coniuge, possono lavorare in meno di venti Paesi. Nessuno in America Latina, Africa e Asia.